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Yamaha XMAX 300 Iron Max, pro e contro

Abbiamo messo alla prova l’esclusiva versione speciale del city scooter di Iwata. Ecco pregi e difetti

Moto - Test: Yamaha XMAX 300 Iron Max, pro e contro

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Perfetta interpretazione di come il concetto di sportività urbana di Yamaha possa incontrare i canoni del city scooter, XMAX 300 nel 2019 ha trovato un allestimento esclusivo che ne esalta forme e dettagli, avvicinandolo al fratello più grande TMAX.

Il monocilindrico da 292 cc assicura una potenza di 28 CV e un picco di coppia di 29 Nm, numeri che su strada restituiscono uno spunto impeccabile per la sua taglia e anche un pizzico di sportività, come da DNA Yamaha.

XMAX 300 Iron Max, con i suoi 6.190 euro non è solo un’alternativa al “vorrei ma non posso” dei fan del TMAX, ma molto di più:

yamaha xmax300 iron max

Il look è ispirato all’ammiraglia YZF-R1, e il family feeling si riconosce nel gruppo ottico LED anteriore incastonato nello scudo che fa delle linee nette e tese il suo link diretto alla superbike di Iwata, esaltato nell’allestimento Sport Pack, ma ben presente anche nell’Urban Pack della nostra prova.

Le modanature metalliche, gli inserti in pelle nel retroscudo e le cuciture in rilievo della sella rendono esclusiva la versione Iron Max, che può contare anche sul faro posteriore fumé, sulle cromature del quadro strumenti, sulle pedane pilota in alluminio e sul terminale Akrapovic che ha sempre il suo fascino accostato al marchio dei Tre Diapason.

Non manca poi una colorazione speciale per chi sceglie Iron Max: un intenso Sword Grey che esalta i dettagli e le linee

Ad ampliare la sensazione di grande robustezza che si percepisce anche solo osservandolo sul cavalletto, ci pensa una sella comoda e avvolgente, sia per chi guida che per il passeggero.

Lo scudo è protettivo e sagomato per permettere anche ai più alti di trovare spazio, e nonostante il pianale sia spezzato dalla presenza di un tunnel centrale, i piedi trovano facilmente posto e scorrono longitudinalmente se si decide di assumere una posizione più sportiva nei tratti guidati.

Il largo manubrio è posto in posizione abbastanza alta, a tutto vantaggio della comodità di guida in città e il plexi protegge perfettamente dall’aria, dando la possibilità di allungare di molto il raggio di tolleranza del proprio tragitto casa-lavoro.

Altro punto a favore dell’XMAX 300 è nei vani: il sottosella ospita senza alcun problema due caschi integrali, bloccadisco d’ordinanza, e ad incastro anche antipioggia e altri piccoli oggetti se si è particolamente bravi e pazienti. E il fatto che sia illuminato rende ancor più facile riporre ed estrarre gli ogetti lasciati.

Anche i due vani nel retroscudo permettono di svuotare le tasche e di usufruire della presa 12V per ricaricare lo smartphone, assicurando così a chi viaggia in sella a questo scooter di poter farlo in totale comodità, senza avere zaino sulle spalle e tasche colme all’inverosimile per mancanza di alternative.

Se c’è da trovare un neo nelle funzionalità dello Yamaha XMAX 300 Iron Max, allora il dito bisogna purtroppo puntarlo contro il sistema Smart Key.

Un plus non da poco per il segmento, che permette di lasciare le chiavi in tasca, ma che trova nella manopola di selezione uno strumento difficile da gestire inizialmente a causa delle tante funzioni selezionabili attraverso la rotazione e la pressione della manopola stessa.

Sulle doti dinamiche di questo scooter non ci sono dubbi: il pedigree sportivo non è solo nelle linee, e il peso di 179 kg unito alle quote ciclistiche e allo spunto del monocilindrico Blue Core lo rendono divertente sulle curve e affidabile nel traffico.

La frenata, con il disco anteriore da 267 mm e il posteriore da 245 mm è giusta per le prestazioni espresse, ma l’entrata dell’ABS è molto frequente, a tratti invasiva, spezzando così l’ottimo feeling di guida che si instaura quando si incontra una serie di curve pennellate dove apprezzare le qualità di questo scooter

A contribuire all’appeal motociclistico di XMAX 300 Iron Max naturalmente contribuisce la ciclistica: la forcella telescopica sulla ruota anteriore da 15” ha una buona progressione, copia bene le buche cittadine ma sa come fare per restituire controllo quando si vuole provare il brivido della piega in sella a questo scooter.

In aiuto viene anche la coppia di ammortizzatori posteriori, che danno un setting rigido e stabile in percorrenza e in ingresso curva, ma di contro restituiscono senza troppi complimenti i colpi sui sanpietrini, sull’asfalto dissestato e sulle tante buche presenti nei tragitti romani

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