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Cerutti: “Correre la Dakar significa vivere due volte”

ESCLUSIVA “Per due settimane ti porti la sabbia nella tuta, in doccia e pure a letto. Vincere? Conta più sopravvivere”

Dakar: Cerutti: “Correre la Dakar significa vivere due volte”

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Le speranze tricolori sono riposte in lui. Stiamo parlando di Jacopo Cerutti, che domenica affronterà la sua quinta Dakar. In sella alla Husqvarna, il pilota comasco guiderà il plotone azzurro in Arabia Saudita, Paese che per la prima volta nella storia ospiterà il celebre RAID.

A pochi giorni dal via della corsa non manca la curiosità e allo stesso tempo un pizzico di tensione per il giovane lombardo, chiamato a fare i conti con la corsa regina nel panorama del Motorsport. Nonostante i soli 30 anni, Cerutti lo si potrebbe considerare quasi un veterano della gara, anche se la Dakar conserva sempre un sapore particolare.   

Ormai ci siamo – ha esordito il giovane comasco del team Solaris – i giorni prima del via sono sempre speciali, dato ci sono gli ultimi dettagli da sistemare e di conseguenza non manca un pizzico di tensione in vista del via. A parte ciò, a novembre, ho provato la moto in Spagna, trovando la fiducia necessaria e di conseguenza ho la giusta motivazione. Correrò con la Husqvarna ufficiale e l’obiettivo sarà quello di essere costante”.

La Dakar sbarca in Arabia. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Quello di quest’anno sarà un terreno nuovo e inesplorato per tutti i piloti, di conseguenza partiremo più o meno alla pari. Tra l’altro, in quattro tappe su dodici, ci daranno il road book pochi minuti prima della partenza e questo sarà per certi versi utile nel ridurre il gap tra i piloti privati e quelli ufficiali”.

Cosa cambia rispetto al Sudamerica?

“Troveremo spazi molto più aperti e tappe meno battute, di conseguenza alcune prove saranno poco tracciate. Tutto ciò porterà i piloti a fare tanti fuori pista e l’istinto diventerà in certi  momenti fondamentale nell’interpretare la prova. Per quello che ho visto mi piace il percorso, ci sarà tanta navigazione, anche se troveremo delle condizioni più fresche rispetto al Sudamerica. Fortunatamente non ci sarà la pioggia (sorride)”.

Il fatto che le piste siano meno battute rende la gara più istintiva.

“Esatto. In Arabia le prove saranno più lunghe di circa 70-80 km/h. Il fatto che sia una gara più istintiva, come detto, è comunque un aspetto che apprezzo, a prescindere da quello che sarà poi il risultato finale. Questo significa che conterà dare il gas, ma allo stesso tempo utilizzare l’astuzia e la tattica per navigare al meglio in ogni circostanza”.

Che gara dobbiamo aspettarci secondo te?

“La prima settimana, che si disputerà a nord del Paese, sarà molto complicata, dato troveremo un terreno con tanti sassi, mentre nella seconda settimana affronteremo le dune e la sabbia, portandoci verso sud. Anche per noi sarà una corsa tutta da scoprire”.

Jacopo, facciamo un gioco: definisci la Dakar in tre parole?

“La Dakar è fatica, soddisfazione, una sorta di montagna russa, dato che passi dalla gioia alla delusione nel giro di un minuto. È come se fosse una centrifuga di emozioni, dove sopravvivere conta più delle vittoria. Per me è come se fosse una seconda vita”.

I francesi dicono “C’est la Dakar”, come per indicare qualcosa di unico.

“Li capisco bene. Quello che ho provato sulla mia pelle è che per due settimane la sabbia è sempre con te e non ti abbandona mai. Ti accompagna in moto, nella tuta, in doccia e anche letto, così come la stanchezza. A volte, quando siamo al quarto giorno di gara, mi sembra di essere in gara da un mese. Questo per sottolineare anche lo scorrere lento del tempo”.

Una volta la Dakar si correva in Africa ora in Arabia tra lusso e sceicchi. Non è strano?

“Direi di sì, dato che tutti noi sappiamo bene quale sia il valore di questa corsa. In Arabia ci sono stati forti investimenti per avere questa gara di conseguenza eccoci lì. È anche vero che ormai il Sudamerica era un percorso scoperto in ogni dettaglio”.

Ultima battuta: vince Price?

“Parte favorito senza ombra di dubbio. Lui è un pilota forte, così come la sua KTM, che ha un grande potenziale. Oltre a Toby ci sono anche Walkner, così come Sunderland”.

Cerutti invece?

“Il mio obiettivo è cercare di essere costante e provare a rimanere agganciato ai primi dieci. Non sarà facile, ma ci proveremo”.  

 

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