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MotoGP, Da Quartararo a Rossi: alla 1ª volta senza fare cilecca

I piloti debuttanti solo di nome: Fabio è l'ultimo esempio. Marquez vinse il titolo al 1° anno, Biaggi la prima gara, Stoner non fece così bene

MotoGP: Da Quartararo a Rossi: alla 1ª volta senza fare cilecca

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Un team manager diceva che “un pilota che va forte in MotoGP lo fa dal primo momento”. È una tesi che ha i suoi fondamenti, anche se le eccezioni non mancano. Ci sono comunque debuttanti che sembrano esserlo solo di nome, come Fabio Quartararo. Il francese è stata la sorpresa del 2019, anche perché, dopo un inizio carriera da predestinato, sembrava essersi perduto. Quando Petronas, nel 2018, lo annunciò sulla Yamaha, praticamente tutti storsero il naso.

Il francese, in 4 anni fra Moto3 e Moto2, aveva vinto solo una gara (2 in verità, ma nel 2018 a Motegi venne squalificato per una pressione delle gomme irregolare) e sembrava non meritarsi un posto così prestigioso.

Nulla di più sbagliato, Fabio ha sorpreso tutti, conquistando 6 pole position e 7 podi, sbagliando poco e permettendosi anche, in più di un’occasione, di incrociare le ruote con Marquez. Naturalmente è stato il debuttante dell’anno con 192 punti, più di quanti ne abbiano messi insieme tutti gli altri suoi rivali in questa speciale classifica (Bagnaia, Mir e Oliveira).

Ha fatto anche molto meglio del suo connazionale Zarco che, nel 2017, anche lui su una M1 e in un team satellite (in quel caso Tech3) fece gridare al miracolo. Johann, però, arrivò in MotoGP dopo due titoli mondiali in Moto2 e, lasciata la Yamaha, le cose non sono andate troppo bene.

I risultati nell'anno di esordio nella classe regina

Di enfant prodige sono pieni gli annali del motomondiale e il caso più lampante è molto vicino nella storia. Si chiama Marc Marquez e nel 2013, come è ben noto, riuscì a vincere il titolo all’esordio in MotoGP. Non fu fortuna, se ci fossero dei dubbi, e lo dicono i 16 podi, le 6 vittorie e le 9 pole position che mise in bacheca in quella stagione.

A confronto con Magic Marc, tutti gli altri rischiano di fare la figura dei dilettanti. Compreso Valentino Rossi, che al suo esordio fu ‘solo’ vicecampione del mondo. Erano i tempi delle 500, il Dottore partì con 2 ritiri, salì sul podio alla 4ª gara e vinse alla 9ª, per poi ripetersi un’altra volta prima della fine dell’anno.

In questo senso fece meglio di lui Max Biaggi, che nel 1998 a Suzuka fece la pole position e vinse alla gara di esordio. Quell’anno vinse un’altra volta e fu anche lui 2° in classifica.

Due vittorie nell’anno di esordio le conquistò anche Dani Pedrosa, che nel 2006 ci mise solo 4 gare per salire sul gradino più alto del podio, dopo essere stato 2° già nella prima gara. A fine anno i podi furono 8, 4 le pole position e 5° la posizione in classifica.

Neppure Jorge Lorenzo ci mise molto ad adattarsi alla potenza della MotoGP: nel 2008 fu 2° alla prima gara, 3° nella seconda e vinse alla terza. Poi tante cadute nella parte centrale della stagione, ma i 6 podi furono sufficienti per metterlo al 4° posto in classifica.

Non si può non citare un altro dei campioni della scorsa generazione: Casey Stoner. Il primo anno dell’australiano sulla Honda fu buono, ma non spettacolare. Tanti piazzamenti e altrettante cadute, con solo un podio alla terza gara.

Alla fine, nella stagione di esordio fece meglio Andrea Dovizioso, anche lui solo una volta sul podio ma con molti più punti dell’australiano. In quella stagione il forlivese mise già in mostra una delle sue maggiori qualità: la costanza. Infatti tagliò il traguardo in 17 GP su 18, sempre con buoni piazzamenti.

Non è un caso che la maggior parte dei piloti sopra citati siano poi diventati campioni del mondo nella classe regina e che gli altri ci siano andati molto vicini. Iniziare con il piede giusto è fondamentale anche nel motociclismo, ma la cosa più importante è confermarsi e possibilmente alzare ancora l'asticella. È il prossimo compito di Quartararo e fra un anno scopriremo se ci sarà riuscito.

 

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