Un effetto calamita, quello che lega il fortunato pilota alla rinnovata Panigale bicilindrica. Un'intesa elevatissima che nasce da una posizione di guida capace di offrire tanto controllo ed un'interazione ai massimi livelli e prosegue con doti dinamiche di altissima qualità frutto dell'affiatamento perfetto tra motore, ciclistica ed elettronica.
Come è fatta
Impossibile rimanere indifferenti alle linee della Panigale V2 che trovano ispirazione in quelle della sorella maggiore V4, soprattutto nel frontale caratterizzato da nuove prese d'aria che donano dinamismo ed aggressività. Un family feeling che sembra premiare ancora di più la bicilindrica in termini di armonia delle forme, grazie ai volumi più snelli ed alla sezione frontale più stretta che la fa apparire davvero attraente.
La carenatura in tipico stile Ducati ha superfici pulite e regolari interrotte dall'ampio estrattore a boomerang che ne accentua il carattere e la muscolosità. La sella di stampo racing viene completata da un codino rosso provvisto di cuscino per il passeggero che regala tanta leggerezza al posteriore. Disponibile tra gli accessori il codino monoposto che a nostro avviso rende ancora più giustizia all'insieme.
Una ricercatezza stilistica che trova ottima sponda nel nuovo impianto di scarico, contenuto dell'ingombro e posizionato sotto il motore, che termina con un evocativo tromboncino. Un vero e proprio salto in avanti rispetto alla soluzione, poco apprezzata dai più, del doppio silenziatore che occultava la ruota posteriore della precedente 959. Al contrario, sulla V2 è possibile ammirare nella sua interezza il bel cerchio a 5 razze sdoppiate consentito dall'introduzione di un pregevole forcellone monobraccio che dona alla V2 un appeal da vera superbike bolognese. Insomma, guai a giudicare la Baby Panigale economica e semplificata nella costruzione, ci troviamo davanti ad un'autentica sportiva made in Bologna di contenuti tecnici elevati e dal potenziale, come vedremo tra poco, ben più sfruttabile rispetto a quello delle moderne superbike.
Il cuore pulsante di questa Panigale deriva dal Superquadro della 959. Immutata l'architettura (bicilindrico a L, bialbero, 8 valvole, comando della distribuzione desmodromico, raffreddamento a liquido), confermata la cilindrata di 955 cc, viene alimentato da due iniettori per cilindro e può vantare tra l'altro condotti di immissione d'aria nell'airbox più efficienti. Nonostante il raggiungimento dell'omologazione Euro 5 incrementano le prestazioni (+5 cv, +2 nm): 155 cv a 10.750 giri/min e 104 nm a 9.000 giri/min. Frizione multidiso in bagno d'olio con sistema di asservimento ed antisaltellamento. Il sistema quick shift del cambio è adesso bidirezionale.
Non tragga in inganno l'etichetta di “super media” che Ducati ha voluto dare alla nuova Panigale V2. Il motore è capace di prestazioni davvero importanti e se rispetto alle più adrenaliniche superbike mancano almeno 50 cv all'appello, può essere utile ricordare che la versione stradale della plurivittoriosa 999 arrivava a 143 cavalli. Una potenza che appena 15 anni fa faceva venire la pelle d'oca anche agli smanettoni più incalliti. Vero è che oggi pneumatici ed elettronica in primis hanno fatto passi da gigante, ma siamo convinti che la scheda tecnica del rinnovato Supeerquadro meriti rispetto.
Si evolve decisamente la dotazione elettronica soprattutto in virtù dell'introduzione della piattaforma inerziale a 6 assi di Bosch che permette di implementare il Cornering ABS con funzione “slide by brake” - proprio come sulla V4 – capace di assistere il pilota durante le derapare in ingresso di curva, dando assistenza anche ai controlli di trazione, anti impennata e freno motore. L'acceleratore è di tipo ride by wire multimappa (3 mappe presenti, race, sport, street, tutte a piena potenza).
Ad imbrigliare i 155 cv del V2 provvede una ciclistica li livello che si fonda sul telaio monoscocca in alluminio, utilizzando il motore come parte stressata. Per ridurre al minimo gli ingombri il telaio ha anche funzione di airbox.
Davvero bella la soluzione relativa al forcellone monobraccio in alluminio, lungo 533 mm e ben dimensionato su cui agisce un mono Sachs completamente regolabile che consente un'escursione alla ruota di 130 mm. Davanti fa bella mostra di se la forcella USD Big Piston di Showa completamente regolabile con steli da 43 mm ed escursione di 120 mm. Presente anche l'ammortizzatore di sterzo Sachs.
La Panigale V2 è frenata all'anteriore da una coppia di dischi semiflottanti da 320 mm lavorati da pinze Brembo M 4.32 mentre dietro troviamo un disco fisso da 245 mm morso da pinza Brembo a due pistoncini.
Le quote ciclistiche rivelano la volontà dei progettisti di conferire a questa Ducati un carattere sportivo, agile, ma senza inutili estremismi. Il cannotto di sterzo è inclinato di 24°, l'avancorsa e l'interasse misurano rispettivamente 94 e 1.436 mm mentre il peso a secco è limitato in 176 kg (200 kg in ordine di marcia, serbatoio 17 litri). Per offrire il massimo delle prestazioni su strada e in pista viene equipaggiata con Pirelli Diablo Rosso Corsa II, multi-mescola, nelle misure 120/70 e 180/60.
Come va
Difficile rimanere oggettivi e distaccati nel commento quando si è appena scesi di sella dalla nuova Panigale V2, dopo l'ennesimo turno in pista a Jerez e si rimane li, imbambolati, a rimirartela tutta da cima a fondo per l'ennesima volta provando a capire quale sia la ricetta segreta alla base di una moto tanto empatica, facile, rigorosa, comoda ed anche così veloce. Si perché questa Ducati ci ha letteralmente stregato e ci ha fatto divertire oltre ogni aspettativa, decifrando istantaneamente qualsiasi comando e permettendoci di arrivare a fine giornata solo appena stanchi e con quella voglia, un po' morbosa, di stringere il suo manubrio di nuovo al più presto.
Sono davvero tante le positività della V2 e ci sembra che la loro sapiente amalgama ne incrementi ulteriormente le potenzialità.
Già dal primo contatto è la posizione di guida a rappresentare un valore aggiunto importantissimo. La Panigale è stretta e ben sagomata, permettendo un inserimento eccellente ulteriormente migliorato dal posizionamento delle pedane arretrate senza inutili eccessi ed anche discretamente distanti dalla sella posta ad 840 mm (viene adottata una schiuma più alta), più lunga di 20 mm per migliorare la guida di corpo. I due semimanubri fanno un mezzo miracolo. Larghi e appena rivolti indietro rappresentano una leva insostituibile soprattutto nelle variazioni di inclinazione, senza per questo affaticare inutilmente polsi ed avambracci, nemmeno dopo diversi turni.
Una moto che tra i cordoli si esalta, mettendo subito in luce un'agilità sempre percepibile sostenuta da un rigore direzionale elevatissimo che permette giro dopo giro di migliorasi sotto ogni aspetto, avvantaggiati dal fatto che l'impegno fisico richiesto rimane davvero modesto.
In frenata piace per il costante feedback proveniente dall'anteriore che permette senza troppe difficoltà di proseguire l'azione decelerante fino a moto inclinata, aiutata anche dal pregevole sostegno della forcella, sempre capace di limitare il beccheggio, risultando comunque scorrevole e capace di copiare le piccole incertezze dell'asfalto andaluso con grande efficacia. Un'attitudine che viene pienamente condivisa con il monoammortizzatore davvero insensibile anche alle accelerazioni più decise in seconda marcia, regala un assetto piatto e tanto controllo.
Per inciso l'impianto Brembo si dimostra sempre all'altezza per potenza, modulabilità, morbidezza all'attacco e resistenza alla fatica. Forse appena meno performante in termini assoluti rispetto alle ultime evoluzioni targate Stylema o M50 ma assolutamente adeguato alle specifiche di questa Ducati.
Sui curvoni da quarta marcia, se possibile, la V2 riesce ad esaltarsi ancora di più, sicura di un appoggio e di una stabilità ottimi, richiedendo in cambio un minimo di contrasto per scendere in piega più velocemente. Basta poco infatti per comprendere che le maniere forti non sono le benvenute in virtù della sua innata capacità di tradurre, come poche altre, i movimenti del corpo. Forse è proprio questa una delle sue più esaltanti caratteristiche che la rendono efficace a prescindere dalle capacità e dall'allenamneto di chi è in sella. Ti prende per mano, infonde sicurezza, perdona anche qualche errore e, non mettendoti mai in affanno, regala un bonus importantissimo: poter pensare sempre con largo anticipo a cosa dover fare. Una dote essenziale per guidare rilassati e migliorare la propria prestazione giro dopo giro, turno dopo turno.
Aiutati anche dal carattere splendido del Superquadro di 955 cc, forse meno ricco di coppia ai medio-bassi rispetto ad altri colleghi bolognesi (per esempio il più stradale 950) ma in grado di spingere convinto (e costante) dai 6-7.000 giri, permettendo di anticipare la cambiata e di ruotare con ancora più disinvoltura la manetta destra sempre sicuri di riprese pronte. Insomma, il compagno di giochi ideale in pista, che si esalta ancora di più nella modalità Race, con una risposta diretta senza mai reagire bruscamente nemmeno ai chiudi-apri più impulsivi. Parliamoci chiaro, la birra c'è, soprattutto in alto, e nelle ripartenze sarà meglio spostare il busto in avanti per evitare coreografici galleggiamenti della ruota anche in terza marcia.
É proprio nelle situazioni più estreme che l'elettronica mostra la sua efficacia. In Sport, mantenendo nelle accelerazioni più decise l'avantreno a contatto con l'asfalto senza percepibili cali di spinta. In Race, facendoci divertire ancora di più grazie a misurate perdite di aderenza del posteriore che incrementano all'inverosimile il piacere di guida, rendendo più palpabile l'avvicinarsi del limite senza per questo trovarsi mai a superarlo.
Quanto costa
La Ducati Panigale V2 sarà disponibile nelle concessionarie a partire da dicembre al prezzo di 17.990 euro nell'unica colorazione “Ducati Red”.
Abbigliamento
Casco: X-Light X-803 Ultra Carbon Stoner
Stivali: Alpinestars S-MX 6
Guanti: Alpinestars SP-1
Tuta: Alpinestars