Massimiliano Dalla Porta è sempre stato al fianco del figlio Lorenzo, quest'anno, senza mai essere invadente. Una presenza discreta, ma allegra nel box del team Leopard e chiunque li abbia visti assieme ha capito che il rapporto più che padre-figlio è quello di due amici.
"Sono sempre stato un motociclista appassionato - ha raccontato. ripensando all'inizio della loro avventura Massimiliano con indosso la T-shirt che celebra il fresco titolo di Lorenzo - e per questo motivo sua nonna, al compimento dei 5 anni gli regalò una motina da cross, una Beta 50. Lui, però, invece di sorridere contento si mise a piangere, tant'è che mi domandai se non avessimo sbagliato regalo. Anche perché l'unica cosa che disse, prima di rimettersi a piangere, fu se quella motina fosse proprio come la mia".
La paura, se di paura si trattava, svanì ben presto.
"Un anno dopo stavamo guardando una gara di moto in TV quando improvvisamente mi disse che avrebbe voluto correre e smetterla col calcio, che era lo sport che praticava in quel momento. Si era innamorato del motociclismo. Così gli li comperai una minimoto, con la quale corse sino a 10 anni. Non potevamo andare in pista, per via dell'età così ci recavamo nei piazzali dei supermercati, quando chiudevano. Io piazzavo dei birilli per simulare le curve. Si allenava così".
Per complicargli un po' la vita Massimiliano gli cambiavo alcune regolazione, ma Lorenzo non cadeva nel tranello: si accorgeva subito dei cambiamenti. In quegli anni vinse il campionato toscano della sua categoria. Bisognava cambiare, ma al Mugello per via dell'età non lo facevano girare.
"Oramai il pianto dell'esordio era un lontano ricordo - riprende a raccontare Massimiliano - si divertiva come un pazzo, ma andava anche forte così la Honda la chiamò nel progetto MiniGP. Successivamente provò anche una Aprilia RSV 125 a 14 anni, ma il campionato lo vinse con la Honda nel 2012. Fu l'ultimo a vincere in quella categoria prima dell'arrivo della Moto3"-
Purtroppo si trovò fra le mani l'italiana Oral, progetto coraggioso ma poco competitivo.
"Purtroppo non era una moto molto veloce. Ma anche l'anno successivo si ritrovò sulla Peugeot, anch'essa con motore Oral ed i risultati non cambiarono di molto. Per questo nel 2015 decidemmo di lasciar perdere il campionato italiano e andare a correre nel CEV con la Husqvarna. In quell'anno sostituì Isaac Vinales da Indianapolis in poi per diverse gara aumentando la sua esperienza".
Fu l'anno della sua vittoria nel CEV, era il 2016, con il team, Laglisse. Poi prese il posto di Fenati nel team Sky VR46 dopo il GP d'Austria dopo il licenziamento dell'ascolano. Quindi l'anno successivo salì su una Mahindra, un'altro mezzo non molto competitivo.
"La svolta della sua carriera arrivò con Leopard che lo volle con un contratto biennale. Il fiuto di questo team gli ha permesso di vincere il mondiale al secondo tentativo", conclude il papà di Lorenzo che ora, in Malesia, con il titolo del figlio in tasca, si può concedere un po' di relax assieme al team Leopard, già al suo terzo titolo iridato dopo quelli di Danny Kent, nel 2015 e Joan Mir nel 2017. Un titolo ogni due anni, niente male per la squadra finanziata dall'imprenditore italo-lussemburghese Flavio Becca e gestito, nel box, da Christian Lundberg e Miodrag Kotur, che ricordiamo in Ferrari al fianco di Jean Todt e Michael Schumacher.
Era dai tempi di Dovizioso 2004 che un italiano non vinceva il mondiale. Ed ormai il futuro di Lorenzo Dalla Porta è scritto: nel 2020 correrà con un biennale in Moto2 con Italtrans, dove troverà come compagno di squadra Bastianini.