Non è la prima volta che prove o gare del motomondiale vengono rimandate o annullate per maltempo.
Il problema raramente è stato causato da eventi imprevedibili. Ricordiamo in proposito che nel 2008, ad Indianapolis, fu cancellata la gara della 250 a causa dell'uragano Ike (ma corse però sia la 125 che la MotoGP, sotto il diluvio),
Ci fu poi un rinvio in Qatar, nel 2009, quando a causa di una pioggia torrenziale (nel deserto!) il Gran Premio fu rimandato al lunedì successivo.
Fu un incubo, perché si dovettero spostare tutte le prenotazioni aeree ed anche riorganizzare la logistica, ma Losail semplicemente non aveva gli scoli per l'acqua. Giustamente non prevista a quelle latitudini.
Un caso diverso fu l'annullamento del GP della Malesia nel 2011, l'anno della scomparsa di Marco Simoncelli nei primi giri di gara. Così come, nello stesso anno, lo spostamento del GP del Giappone per la ricaduta delle ceneri vulcaniche che fecero impazzire le compagnie aeree di tutto il mondo.
La madre di tutti gli annullamenti, però, rimane il Gran Premio d'Austria nel 1980. La causa meteorologica fu la neve: più di un metro, che aveva trasformato il circuito di Salisburgo in un impianto invernale.
Allora non si provò nemmeno, era impossibile. Tutti a casa.
C'è una considerazione finale da fare. Alcuni eventi sono induibbiamente imprevedibili, ma sarebbe meglio studiare il calendario evitando mesi che, storicamente e metereologicamente, possono causare problemi. Venire a fine ottobre in Australia, a Phillip Island, appena iniziata la primavera, è sbagliato. Qui siamo al sud, e visto che poiché siamo downunder, è come se fossimo al nord, qualche dubbio se lo dovrebbero far venire.
Il problema sono gli organizzatori, inamovibili dalle loro date, ma anche l'aumentato numero dei Gran Premi - 20 dal 2020 con l'arrivo della Finlandia - che restringono sempre più gli spazi disponibili.