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MotoGP, Motegi: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Il diavolaccio Marquez e il suo team fanno le pentole e pure i coperchi, all'inferno ci finiscono Rossi e Lorenzo. Dalla Porta al settimo cielo

MotoGP: Motegi: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Sul casco speciale che ha indossato per GP di Motegi aveva due demoni, ma il vero diavolaccio della MotoGP è solo uno, Marc Marquez. E ha tanti satanassi anche nel box, capaci di fare le pentole e pure i coperchi. Quartararo, con la sua faccia d’angelo, ha provato a fermarlo, ma è stata fatica sprecata.

All’inferno c’è anche la Ducati, il colore è giusto ma le prestazioni no. A parte quella di Dovizioso, che ha mostrato di avere spalle larghe per prendersi tutto il peso sulle spalle. Lì sotto di gironi ce ne sono tanti e un posto lo hanno trovato anche Lorenzo e Rossi che, dopo avere condiviso tante vittorie quando erano in squadra insieme, ora non riescono a convincersi che nasca una mezza felicità da un male comune. E non si può nemmeno dare loro torto.

Al settimo cielo ci sono invece due italiani: Lorenzo Dalla Porta e Luca Marini. Il primo potrebbe riportare in Italia il titolo della classe cadetta dopo 15 anni, il secondo dovrà aspettare la prossima stagione per cullare sogni iridati, ma si sta preparando nel modo giusto.

IL BELLO – Chi non si accontenta gode, e anche molto. Lo sa bene Lorenzo Dalla Porta che con la gara di Motegi ha dimostrato di meritarsi la corona di campione, che potrebbe finire sulla sua testa già a Phillip Island. La sindrome del braccino corto non ha avuto presa sul toscano nonostante Canet stesse guardando la gara dai box con la tuta impolverata. Ha rischiato e vinto come fanno i campioni. Bene così.

Luca Marini ha invece deciso di ripetersi dopo il successo in Thailandia e anche per lui ci sono tanti complimenti. Ma anche una vigorosa tirata d’orecchi per il tempo (e soprattutto i punti) persi a metà stagione. Con i se non si va da nessuna parte, ma…

IL BRUTTO – Fare lo sgambetto alla Honda sulla sua pista di casa era diventata una piacevole abitudine della Ducati. Domenica, a reggere la baracca si è messo di impegno Dovizioso mentre il resto della combricola rossa è sprofondata. Miller si è almeno fatto vedere nei primi giri, Petrucci e Bagnaia nemmeno quello.  Sembra proprio che la Desmosedici abbia bisogno di un lifting per il prossimo anno.

IL CATTIVO – A pensare male si fa peccato, ma Lorenzo è un diavolo tentatore. La difesa ricorda gli infortuni e le difficoltà di adattamento alla Honda, all’accusa bastano i 40 secondi presi da Marquez per chiudere la partita. I maligni dicono che sta andando a spasso per la pista con l’obiettivo di farsi licenziare e prendersi la buona uscita. Viene il sospetto che abbiano ragione.

LA DELUSIONE – Non per mettere il dito nella piaga (o sulla leva del freno, vedete voi) ma Valentino sta diventando il più illustre desaparecido di questa stagione. Ora che la Yamaha ha fatto un passo in avanti, Rossi ne ha fatti due indietro. Lavorare su se stesso è un sintomo che il Dottore non vuole arrendersi, ma gli altri parlano di una malattia grave. Non stessimo parlando di un campione, lo daremmo per spacciato. In Australia non può più sbagliare.

LA CONFERMA  – Marquez vince anche in riserva, di benzina. Come se non bastasse il suo polso destro, anche la materia grigia della squadra capitanata da Santi Hernandez viaggia a velocità supersonica. Rodano la gomma da bagnato per sicurezza, calcolano alla perfezione i consumi della Honda e a Marc non rimane che aprire il gas. Non è più solo il pilota a fare scuola, ma anche il team. Brutta notizia per tutti gli altri.

L’ERRORE – Sbagliare è umano, ma può costare comunque molto caro. Ad Aron Canet probabilmente la possibilità di giocarsi il titolo in Moto3. Sbagliando si impara anche, ma ne avrebbe fatto volentieri a meno.

LA SORPRESA  – Fra una clavicola da una parte e il polso dall’altra, Niccolò Antonelli non aveva neppure un braccio buono. È stato comunque abbastanza per fare la pole position sul bagnato partendo dalle Q1. In gara ha logicamente sofferto, ma la sua vittoria l’aveva già ottenuta.

IL SORPASSO – Lascia i freni, entra e se non riesci riprova. Le semplici 3 regole che ha seguito Celestino Vietti all’ultima curva per salire sul podio. Ha funzionato.

LA CURIOSITA’ –  Marc Marquez non vinceva 4 gare di fila dal 2014, il suo anno (quasi) perfetto. Tanto per ribadire chi comanda in MotoGP.

IO L’AVEVO DETTO –Punto al podio… se non spengo la moto sullo schieramento” scherzava Jack Miller sabato. Domenica non sono accadute entrambe le cose.

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