Tu sei qui

SBK, Johnny Rea sulle orme di Mick Doohan: così li ha piegati tutti

La prima 'vittima' è stato Tom Sykes, poi è toccata a Chaz Davies . Alvaro Bautista, che ha sfidato Rea quest'anno, ha poi pagato a caro prezzo la fame del Cannibale

SBK: Johnny Rea sulle orme di Mick Doohan: così li ha piegati tutti

Share


E pensare che non avrebbe nemmeno più dovuto correre, quando nel 2004 finì a terra con la moto da cross. Così gli dissero i dottori, invece il meglio per Johnny Rea doveva ancora arrivare e forse nemmeno lui ci avrebbe mai creduto di arrivare a scrivere 15 anni dopo la storia della Superbike.

Già, proprio lui, venuto da una piccola cittadina come quella di Ballymena, dove la passione per le corse stradali scorreva nelle vene. Peccato che lui abbia preferito le gare nei circuiti, presentandosi nel 2008 al via della SuperSport con i colori Ten Kate. Il trampolino di lancio ideale per la Superbike dopo aver conseguito tre successi nella 600 in sella alla Honda. La classe regina era scritta nel suo destino ed è bastato quel quarto posto al debutto a Portimao, in occasione dell’ultima gara del 2008, per portarlo ad un soffio da quel podio che nessuno ci avrebbe scommesso.

I primi successi con la Honda Fireblade troppo lenta per la sua voglia di vincere

Eppure il talento c’era, peccato solo che quella Fireblade non fosse alla sua altezza. Inoltre, come se non bastasse, Johnny dovette fare i conti con avversari del calibro di Sykes, Spies, Checa Melandri e Biaggi, giusto per fare qualche nome. Eppure i successi non mancarono, tanto da portarne a casa un totale di quindici con la CBR. Peccato solo che competere per il Mondiale era tutt’altra cosa.

Johnny lo sapeva bene e così decise di dire addio a Ten Kate,  dopo tante parole e poche promesse mantenute. Si aspettava forse qualcosa in più da HRC, che lo scelse per sostituire Stoner in MotoGP, ma nulla più. Così, stanco di aspettare, ecco l’addio.

In Kawasaki da sfidante di Sykes in Kawasaki a prima guida

Una scelta che rischiava di essere penalizzante,  dal momento che il nordirlandese stava varcando il box del campione in carica Tom Sykes, il quale recitava la parte da protagonista. Il vento però stava cambiando e Tom stesso iniziò ad accorgersene, tanto da incassare vittorie su vittorie da parte del compagno che lo videro sciogliersi come neve al sole, accusando la bellezza di 150 punti.

La vittoria del primo Mondiale è anche l’occasione per togliere dal cupolino il numero 65 e attaccare il numero 1, di cui Johnny mai ha voluto privarsene. Il tempo gli regalò poi l’appellativo di Cannibale e la dimostrazione arrivò nel 2016, dove stravinse il Mondiale battendo la Ducati di Chaz Davies.

L'attacco al record di King Carl Fogarty...con un rullo compressore

Johnny era diventato un rullo compressore e in molti iniziavano a vederlo come una minaccia per i quattro Mondiali di Carl Fogarty. Due ere diverse, due piloti che nulla hanno a che vedere con l’altro. Johnny freddo, calcolatore e metodico, The King invece passionale e sanguigno con quella dose di follia che non fa mai male. La mente del Cannibale era però focalizzata sugli avversari, i soliti, ovvero Chaz Davies e Tom Sykes.

Due rivali che non sono mai riusciti a contrastare quello che era un dominio totale. E così ecco Johnny pareggiare il conto di Fogarty, ma allo stesso tempo costringere Sykes a guardare altrove, ovvero alla BMW. La Kawasaki era infatti ai piedi di Rea e a lui non restava che tracciare la strada da seguire.

Rea per la Kawasaki  quel che è stato Mick Doohan per la Honda

A Rea tutto riusciva facile, ma ecco l’avversario che non ti aspetti, ovvero Alvaro Bautista. Uno arrivato dalla MotoGP in silenzio e capace di mettere il Cannibale in un angolo inanellando ben undici vittorie consecutive. Alvaro sembrava inarrestabile, ma per uccidere un Cannibale che fa della costanza il proprio cavallo di battaglia ci vuole ben altro. Già, perché Johnny si è confrontato con lo spagnolo utilizzando la sciabola e il fioretto, a tal punto da farlo cadere nella rete senza più vie d’uscita. E così il gioco è fatto e ancora una volta il Mondiale è in cassaforte, per la quinta volta. Mai nessuno come lui. Una impresa riuscita, prima di lui, nella classe 500 a Mick Doohan, imbattibile ed imbattuto per cinque stagioni consecutive.

Articoli che potrebbero interessarti