La prima Africa Twin, la XRV 650 RD03 seppe fare breccia nel cuore di tanti motociclisti dimostrandosi facile e versatile su qualunque terreno, capace di attrarre l’attenzione anche da ferma con un look iconico figlio del deserto.
Nel 1990 il primo aumento di cilindrata portò il suo bicilindrico a V a quota 742 cc per poi arrivare al limite del litro con la tanto attesa e rinnovata versione del 2016.
Oggi Honda annuncia l’arrivo dell’ultima generazione spinta dal bicilindrico parallelo di 1.084 cc, la più potente di sempre con i suoi 102 CV ed una dotazione elettronica allo stato dell’arte.
Tutta colpa dell’Africa
Negli anni d’oro della Paris-Dakar Honda calò il suo asso presentandosi al via dell’edizione 1986 con la NXR 750 spinta dal bicilindrico a V di 780 cc capace di 75 CV ed un peso contenuto in 160 kg senza benzina.
La livrea “Rothmans” ne esaltava, se possibile, la connotazione sportiva, rendendola un’icona tra le due ruote in partenza da Parigi destinazione Lago Rosa.
Il suo dominio fu schiacciante, primo e secondo posto al debutto rispettivamente con Neveu e Lalay e quindi ancora sul gradino più alto del podio fino al 1989, con il bis concesso da Neveu nel 1987, il successo di Orioli nel 1988 e quindi festeggiando con Lalay l’ultimo alloro.
Un volano ideale per supportare il lancio della versione stradale che, seppur non del tutto sovrapponibile nell’impostazione tecnica, si ispirava a quella vincente Honda e permetteva a chiunque di salire in sella e vivere il mito della Dakar.
1988, arriva la Africa Twin 650
Al salone di Parigi del 1987 venne presentata la XRV 650 Africa Twin, sigla di progetto RD03, realizzata dal prestigioso reparto HRC.
Il suo cuore pulsante era meno sofisticato e prestazionale rispetto alla NXR 750, ma comunque in grado di garantire prestazioni soddisfacenti su strada ed in fuoristrada. Si tratta del bicilindrico a V di 52° con 3 valvole per cilindro, raffreddato a liquido, già impiegato all’epoca sulla Transalp.
Alimentato da due carburatori da 32 mm, raggiungeva 57 CV a 8.000 giri e 6,2 kgm a quota 6.000. La ciclistica si fondava su un robusto telaio a doppia culla in acciaio che venne completato posteriormente da uno splendido forcellone su cui agiva il monoammortizzatore (regolabile nel precarico e nell’idraulica in estensione) attraverso leveraggio progressivo Pro-Link.
Davanti spiccava la forcella a perno avanzato con steli da 43 mm. L’escursione generosa delle sospensioni (230 mm ant., 210 mm post.), la sella ad 890 mm (luce a terra 255 mm) e le quote ciclistiche le permettevano di destreggiarsi con una certa naturalezza anche sui terreni accidentati tipici del fuoristrada, riscuotendo il gradimento dei mototuristi più avventurosi in cerca di un mezzo intuitivo come i monocilindrici dell’epoca ma anche più confortevole nei trasferimenti di lungo raggio.
Buona la frenata, almeno per quegli anni, affidata ad un disco su ciascun asse, con l’anteriore da 296 mm accoppiato ad una pinza a due pistoncini. Il serbatoio da 24 litri garantiva un’autonomia di alto livello.
1990, debutta la 750
Nonostante l’abbandono della Dakar da parte di Honda nel 1989, l’interesse per il segmento delle tuttoterreno di matrice africana non sembrò subire flessioni da parte degli appassionati.
Così, anche per difendersi dagli attacchi della concorrenza, rappresentata principalmente dalla bella Yamaha SuperTéneré del 1989, Honda fece debuttare nel 1990 la nuova XRV 750 Africa Twin, sigla RD04.
Il bicilindrico crebbe fino a 742 cc mentre le prestazioni assolute rimangono vicino alla 650 con 59 CV a 7.500 giri e 6,2 kgm a 5.600 giri.
Venne alimentato da una coppia di carburatori da 36,5 mm. L’impostazione generale della moto privilegiava la guida su asfalto (venne chiuso l’angolo del cannotto di 0,7° mentre la forcella perse 10 mm di escursione), risultando inevitabilmente un po’ meno agile in fuoristrada anche in virtù di un peso a secco cresciuto fino ai 212 kg.
Frenata più efficace grazie al doppio disco anteriore (da 276 mm) ed al posteriore di diametro maggiorato dai 240 mm della 650 ai 256 mm.
1993, è la volta della RD07
L’evoluzione continua nel 1993, con un’Africa Twin rinnovata completamente nel telaio e nelle sovrastrutture, la XRV 750 RD07. Lo scopo dei progettisti fu quello di rendere l’Africona ancora più gestibile nella guida e di migliorarne più in generale le performance.
Il baricentro venne abbassato mentre per dare più protezione al filtro aria si decise di collocarlo sopra il serbatoio, che perse un litro di capacità, arrivando a quota 23. La sella con i suoi 865 mm da terra e il peso a secco sceso a 202 kg, permettevano di poterla manovrare da fermo con relativa facilità.
Anche il bicilindrico garantiva prestazioni migliorate, raggiungendo i 62 CV a 8.000 giri che potevano essere più facilmente scaricati a terra dal pneumatico posteriore di dimensioni accresciute rispetto al precedente 130 (140/80-17” di questa versione). La strumentazione guadagnò un utile ed iconico trip master.
Nel 1996 arrivò la versione RD07, che rimase in produzione fino al 2002, segnndo l’evoluzione ultima dei modelli spinti dal motore tre valvole. Meno esclusiva della progenitrice, venne dotata di una forcella semplificata mentre i cerchi persero l’anodizzazione color oro.
2016, l’evoluzione della specie
Che l’Africa Twin sia stata una moto amata dai viaggiatori di tutto il mondo, e non solo, lo dimostrano anche le quotazioni dell’usato rimaste costantemente piuttosto elevate negli anni.
Tanti globetrotter affezionati alla tuttoterreno di casa Honda ne richiedevano a gran voce una riedizione e finalmente nel 2016 hanno potuto nuovamente stringere il manubrio dell’inedita CRF1000L.
Una moto che segna un’evoluzione totale rispetto alla precedente generazione ma che ne rispecchia filosofia e carattere, dimostrandosi capace di interpretare adeguatamente qualsiasi scenario mantenendo la proverbiale facilità di guida tipica del modello.
Viene confermato il frazionamento bicilindrico per il motore di 998 cc mentre a cambiare è l’architettura, non più a V ma parallela frontemarcia. La potenza massima è di 95 CV a 7.500 giri, mentre la coppia raggiunge i 98 Nm a 6.000 giri.
Trova conferma la ruota anteriore da 21", utile ad incrementarne le doti fuoristradistiche. Il telaio è un semi-doppia culla in acciaio completato dalla forcella USD con steli da 45 mm, e dal forcellone in alluminio su cui agisce il monoammortizzatore dotato di cinematismo progressivo Pro-Link.
Entrambi gli elementi sono regolabili e forniti dallo specialista Showa. Se l’aspetto di questa nuova Africa Twin rivendica il legame diretto con le apprezzate antenate la tecnica fa un importante passo in avanti ed a dimostrarlo ci pensa anche il reparto trasmissione dotato, a richiesta, del cambio DCT che concilia il piacere di guida tipico dei cambi tradizionali con la facilità di utilizzo e la comodità di un robotizzato.
2018, è l’ora dell’Adventure Sports
A due anni dal lancio, la nuova Africa Twin risulta una delle “avventuriere” più apprezzate dagli appassionati ed Honda decide di renderla ancora più appetibile affiancando alla versione standard la più specialistica Adventure Sports che sembra realizzare ancora più pienamente il legame con la prima indimenticata 650 del 1988.
La sella infatti è in un unico pezzo ed il codone sul lato destro guadagna uno sportellino proprio come sulla mamma di tutte le dakariane. Il serbatoio maggiorato raggiunge i 24,2 litri mentre le sospensioni completamente regolabili incrementano l’escursione di 20 mm per incrementare la luce a terra che raggiunge i 270 mm.
Niente paura se l’altezza della sella standard raggiunge così i 920 mm perché con un kit è possibile arrivare nuovamente a quote umane (850 mm). Altre chicche sono rappresentate dai cerchi in acciaio e dalla batteria agli ioni di litio, per contenere il peso.
Novità anche per il bicilindrico che guadagna un’erogazione più piena ai medi ed una risposta del motore più diretta.
2020: il futuro è oggi
Torna col pieno di tecnologia l’Africa Twin del 2020, e lo fa con un pizzico di magia: cresce la cubatura, da 998 cc fino a 1.084 cc, aumentano potenza e coppia, rispettivamente 102 CV e 105 Nm di coppia, ma diminuiscono le dimensioni e il peso: la CRF1100L perde infatti 4 kg nella versione standard e 3 kg nell’Adventure Sports.
Vengono rivisti anche il telaio a doppia culla e le quote ciclistiche, con il manubrio che si alza di 22,5 mm, ma la vera sorpresa è nell’elettronica: piattaforma IMU a sei assi, schermo TFT da 6,5” con connettività Bluetooth, Apple Car Play e il debutto delle sospensioni semi-attive (per Adventure Sports) e non solo.
Per saperne di più sulla nuova Honda CRF1100L Africa Twin basta leggere il nostro articolo di presentazione.