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Moto3, Suzuki: "In Italia ho trovato un'altra famiglia, quella Simoncelli"

"Paolo mi trasmette tutta l'esperienza fatta con Marco. Dopo questa vittoria, Misano è diventato il mio Gran Premio di casa"

Moto3: Suzuki: "In Italia ho trovato un'altra famiglia, quella Simoncelli"

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Tatsuki Suzuki sembra essere uscito da un manga. Non capita tutti i giorni di trovare un pilota giapponese che parla italiano con accento romagnolo e con un innato senso dell’umorismo. Non per niente viene soprannominato il giapporiccionese. Paolo Simoncelli tre anni fa lo ha praticamente adottato e la storia è continuata fino a oggi, quando ha vinto la sua prima gara in Moto3 proprio nel circuito che porta il nome del Sic.

È una bella storia, vero? Io non credo nemmeno che sia reale, magari me ne accorgerò domani mattina” sorride.

Ci sono tante emozioni da raccontare, che è quasi difficile dove iniziare.

Finalmente ci sono riuscito - incomincia - anzi, ci siamo riusciti perché abbiamo vinto insieme. Paolo mi aveva preso con sé 3 anni fa e oggi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo”.

Dopo il podio di Jerez, sembrava che potesse arrivare prima.

Ma poi ci si è messa di mezza la sfiga e qualche errore di troppo, ho buttato via qualche gara - ammette Suzuki - Inoltre non riuscivo a decidermi su cosa fare il prossimo anno, non ero concentrato. A Silverstone ho scelto di rimanere con Paolo anche nel 2020 e ho potuto pensare solo alle gare”.

La storia continuerà.

Paolo mi ha dato tutto - continua - Mi ha insegnato ogni cosa, mi ha trasmesso tutta l’esperienza fatta con Marco e io non posso che avere tanto rispetto per lui. Non è facile per Paolo tornare su questo circuito, ma lui rimane sempre concentrato. Mi bastona quando sbaglia, ma poi è contento quando faccio bene. È come fosse mio papà”.

Forse, la cosa più importante per Tatsuki è avere trovato una seconda famiglia in Italia.

Sì, è proprio così. Quando sono via per le gare mi manca questa casa più di quella giapponese - confessa - Se non avessi trovato Paolo e la sua famiglia, tanti amici e anche una morosa, sarebbe stato difficile stare qui. Invece ho una famiglia grandissima e da poco anche un cane”.

Che ha una nome del tutto particolare.

Nafta - rivela soddisfatto - È un bull terrier e la mia ragazza avrebbe voluto chiamarla Mia. Ma non se ne parlava, doveva avere qualcosa a che fare con le moto. Nafta va bene per una femmina. Se fosse stato un maschio? Lo avrei chiamato Diesel!” scoppia a ridere.

Misano è entrato di diretto nel suo cuore.

Fino a ieri dicevo che era il mio secondo Gran Premio di casa, ma dopo oggi è diventato il primo! - afferma contento - Peccato che mio papà non fosse qui, era venuto a Silverstone”.

Ora Suzuki può festeggiare.

Lo farò con mio amico che compie gli anni proprio oggi, questa vittoria è un regalo anche per lui. Però non potrò esagerare, domani mattina devo svegliarmi presto”.

E iniziare a pensare ad Aragon. L’appetito vien mangiando.

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