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MotoGP, Petrucci: "Il mio problema? Ho iniziato a pensare troppo"

"Grazie al mio psicologo ho capito dove ho sbagliato. Non accontentarsi mai può diventare uno svantaggio, devo guidare con la mente libera"

MotoGP: Petrucci: "Il mio problema? Ho iniziato a pensare troppo"

A Brno Danilo Petrucci aveva dichiarato che era stata la sua peggiore gara della stagione, prima di andare in Austria, dove il risultato è stato ancora più deludente. “Ho imparato che non bisogna mai dire che è stata la peggiore gara” scherza il ternano della Ducati. L’ultima settimana di pausa gli è servita per mettere ordine alle sue idee, perché dopo lo stop estivo è sembrato di vedere un altro pilota guidare la Desmosedici numero 9.

Danilo ha fatto ricorso, come è ormai abituato da anni, a uno psicologo dello sport e ha capito cosa non funzionava.

Lo so che quando uno dice psicologo gli altri pensano sempre che tu sia matto, che tu abbia problemi. Devo ammettere che anni fa avrei sognato di avere come problema il 3° posto in campionato” ironizza Petrucci.

Però qualcosa da sistemare c’era e ora è chiaro per lui.

Mi sono trovato in una situazione difficile perché ho iniziato a pensare troppo, a non commettere errori e al campionato - spiega - Da Jerez fino al Sachsenring non pensavo a nulla, solo a guidare la mia moto. In queste due ultime gare, invece, ho cambiato il mio approccio e ho preso una strada sbagliata. Ora però sono contento, perché ho capito cosa mi aveva bloccato”.

Il lavoro fatto con il suo psicologo è stato fondamentale.

Abbiamo parlato e ho iniziato a pensare in maniera diversa - continua Danilo -  Ho capito che mi ero messo troppo a pensare il campionato, in un certo senso mi ha sorpreso ritrovarmi al 3° posto e mi sono messo pressione da solo. Anche l’anno scorso, quando stavo lottando per essere il migliore pilota fra le squadre non ufficiale, mi era successo lo stesso. Ora ho maggiore esperienza e spero di riuscire a gestire meglio la situazione”.

Ecco perché ha deciso di lavorare sulla sua mente e non solo sul corpo.

Cosa c’è di strano? Si allena l’uno come l’altra - dice - Per me lo psicologo è una persona con cui parlare, una sorta di amico e sicuramente un aiuto. È dal 2016 che ho iniziato questo percorso, perché per arrivare qui io ho fatto una strada un po’ diversa da tutti gli altri. Ho dovuto bruciare le tappe e non mi sono mai accontentato”.

Quest’ultima sembra una qualità, ma può rivelarsi anche un difetto.

Può diventare un problema, perché ti metti addosso pressione - spiega Petrucci - Ho capito che devo lavorare con maggiore metodo, lasciare da parte l’istinto, ragionare e non perdere la calma. A volte devi semplicemente guidare la moto per tirare fuori il meglio, non stravolgerla e perdere la strada anche dal punto di vista tecnico. Nelle ultime gare, in sella ero contratto, perché pensavo ai punti che avrei potuto perdere o guadagnare, agli errori che avrei potuto fare. Alla fine, quando vuoi una cosa per forza, poi finisci per non ottenerla”.

A Silverstone, Danilo dovrà dimostrare di avere imparato la lezione.

Partirò senza aspettative, guiderò la Ducati e vedrò cosa accadrà, come facevo nella prima parte dell’anno - promette - Non ci sono circuiti in cui sei  favorito e altri no, sono i dettagli  a fare la differenza. Pensate a Dovizioso in Austria, ha vinto all’ultima curva con un sorpasso da maestro, basti questo per capire che non ci sono piste dove il vincitore sia scontato. In teoria, l’asfalto nuovo qui a Silverstone potrebbe aiutarci, come le temperature non troppo alte. Io penserò solo a guidare”.


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