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MotoGP, Dovizioso attacca la vetta Marquez: una scalata senza ossigeno

I 58 punti di vantaggio di Marc rendono la conquista del titolo quasi una formalità, Andrea ha delle frecce al suo arco ma gli serviranno follia e fortuna

MotoGP: Dovizioso attacca la vetta Marquez: una scalata senza ossigeno

Andrea Dovizioso ha davanti a sé una montagna da scalare, una parete scoscesa con ben pochi appigli a cui aggrapparsi. La vetta Marquez è un po’ più vicina dopo il GP in Austria, ma rimane ancora avvolta dalle nuvole e forse non basterà il tempo per raggiungerla. Piantare la propria bandiera sulla cima significa vincere il titolo mondiale e Marc è in netto vantaggio.

Al Red Bull Ring, Dovi ha dimostrato che Marquez si può battere, anche se con tanta fatica e su una pista amica. Una vittoria era quello che serviva al box rosso dopo qualche fine settimana da recuperare, ma è innegabile che rischia di essere il classico successo di Pirro (e qui il simpatico collaudatore Ducati non c’entra niente), una battaglia che non cambia l’esito della guerra.

Ha detto bene lo spagnolo quando ha osservato che tutto sommato ha perso per una manciata di decimi in un circuito in cui non ha mai vinto e che il suo vantaggio resta consistente. Per la precisione 58 punti, abbastanza per starsene in ferie fino ad Aragon e tornare in pista ancora davanti a tutti qualsiasi cosa accada. Siccome però per Marquez le vacanze migliori sono quelle in moto, 58 punti significano per lui potersi permettere di finire i prossimi 8 Gran Premi con 4 secondi e altrettanti terzi posti e diventare ancora una volta campione, anche se Andrea li vincesse tutti.

Per qualsiasi altro pilota ottenere un così alto numero di podi sarebbe un’impresa, peccato che Marquez quest’anno, a parte Austin dove cadde, è sempre salito su uno dei due gradini più alti. Peer lui 4 secondi e altrettanti terzi posti rappresenterebbero una flessione nel suo ruolino di marcia.

Quindi Dovizioso deve semplicemente puntare al massimo e sperare che l’avversario commetta qualche errore o che la Honda non digerisca proprio uno dei prossimi circuiti.

Sulla carta, l’ultima parte di stagione non è così critica per Andrea e la Ducati. La coppia italiana in passato ha vinto a Silverstone, a Misano, in Giappone, in Malesia e a Valencia; l’anno scorso ad Aragon e in Thailandia finì seconda e l’unica bestia nera rimane Phillip Island, nonostante il podio 2018.

Il vero problema è che il curriculum di Marquez è ancora milgliore, perché lo spagnolo in carriera ha vinto su tutte le piste che rimangono da qui alla fine dell'anno. Lo scorso anno ne vinse 4 su 7 (Silverstone fu annullata), nel 2017 3 su 7 (Butriram non era ancora in calendario). Insomma, tutte le carte sembrano nelle sue mani.

In verità ora si dovrebbe parlare a questo punto del classico ago della bilancia, del pilota che con i suoi piazzamenti può aiutare uno o l’antro contendente. Il problema è che non sembra esistere. In tutti i GP fin qui disputati non c’è mai stato un terzo incomodo a togliere punti a Marc, mentre è successo spesso e volentieri per Dovizioso.

Andrea dovrebbe potere contare su Danilo Petrucci, ma il ternano non sta vivendo il migliore momento della stagione. Mentre Marc quando si sente bene vince per distacco e quando va male arriva secondo.

La saggezza popolare recita che la speranza è l’ultima a morire e se un pilota pensasse di essere sconfitto non farebbe neanche le valigie per andare in circuito. Dovizioso al Red Bull Ring ha dimostrato di sapere anche danzare con la follia, ne servirà tanta per riacciuffare Marquez. La fortuna aiuta gli audaci, forse anche i folli, sperando che i proverbi non sbaglino. Lo scopriremo tra pochi giorni a Silverstone.


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