Tu sei qui

MotoGP, Max Biaggi: "sul podio di Brno per Canet mi sono risentito pilota"

"Non avevo la tuta addosso, ma è stato il podio numero 12 su quel circuito. Seguo attentamente la MotoGP dal box Aprilia, ma non ho la presunzione di risalire in sella. Rossi a 40 anni? Io mi sono ritirato a 42 perché volevo fermarmi imbattuto"

MotoGP: Max Biaggi: "sul podio di Brno per Canet mi sono risentito pilota"

Share


La vittoria che ha riportato Aron Canet in testa al mondiale della Moto3, a Brno, ha riacceso la fantasia di più di un nostalgico perché sul podio, accanto al pilota spagnolo, è salito il suo team manager: Max Biaggi.

Un podio, peraltro, sul quale il Corsaro, durante la sua carriera agonistica era salito ben 11 volte, fra motomondiale e Superbike.
Una cosa che ha emozionato oltre le aspettative il sei volte campione del mondo.

"E' vero molti hanno legato la mia presenza al fatto che Brno è uno dei circuiti che amo di più, ma in realtà mi hanno chiamato come proprietario del team. E' stato Aron a vincere, la squadra è importante ma è sempre il pilota che finalizza il lavoro, però devo confessare che mi sono emozionato - ha rivelato Max - sarà che il podio è proprio lo stesso sul quale sono salito l'ultima volta nel 2010, ed anche la signora che mi ha offerto la coppa era la stessa che lavora con il proprietario del circuito, Abraham, da sempre, ma improvvisamente, se non fosse stato che non avevo la tuta addosso, mi sono sentito ancora un pilota. Dopo 11 successi personali ero nuovamente lì e questo grazie ad una manovra scaltra e coraggiosa di Aron che all'ultimo giro, con le gomme finite, ha passato Antonelli in un curvone da terza".

"Io non ho una Academy. Canet ha qualcosa dentro in cui mi sono riconosciuto"

Hai gioito per la vittoria di un pilota spagnolo su un italiano. Qualcuno ti ha criticato per questo.

"Sinceramente se critiche ci sono state, erano molto deboli. Al momento in cui ho fatto la squadra, con un solo pilota, avevo bisogno di  qualcuno con un minimo di esperienza. In quel momento tutti i piloti italiani erano sotto contratto ed io non sono il tipo che si intromette, spinge a rompere accordi o alza i prezzi. Io non ho una Academy, solo un team con un unico pilota e lo ho dovuto scegliere vincente, anche se Canet nel 2018 aveva avuto una brutta stagione. Era in una fase calante della carriera, anche per un paio di infortuni, ma io l'ho visto duro, coriaceo e ci ho creduto. Lui ha qualcosa dentro in cui mi sono riconosciuto e questa cosa mi ha appassionato, tanto da indurmi a seguirlo addirittura durante tutti i test invernali. In quel periodo ci siamo conosciuti, creando un rapporto di fiducia che all'inizio non aveva. Lasciati guidare, gli ho detto, vedrai che al tuo fianco avrai un team di altissimo livello. Ora ne è strafelice. Anche per il futuro, non è che io non voglia piloti italiani. Mi piaceva Foggia, ma lui andrà con il team Leopard".

Che team manager sei? Agostini controllava le sospensioni della Yamaha di Lawson facendo infuriare Eddie.

"Io non sono uno come Mino che seguiva anche la parte tecnica. Cerco di far funzionare la squadra con armonia. E poi Lawson quando è arrivato da Ago era già un campione, ma soprattutto non era così giovane e con così poca esperienza come Aron. Io ascolto Canet, poi parlo con il capomeccanico, mi informo delle problematiche e di come vogliono risolverle. Il mio è solo un informarsi, senza mettere troppo il becco".

"Sono venuto in Moto 3 perché ad un certo punto non puoi più correre, ma mi piace competere"

Alla fine della stagione, titolo iridato o meno, Aron Canet passerà in Moto2. Tu che intenzioni hai?

"Rimarrò con il mio team in Moto3. Per il momento non voglio salire di categoria. La Moto3 mi piace, è molto competitiva e io sono qui perché mi piace ancora competere e il motomondiale nel motociclismo è la massima competizione che c'è. Ad un certo punto non ho più voluto correre personalmente, prima che arrivasse il momento in cui non puoi più farlo, così ho affrontato l'intera trafila: campionato nazionale, il CIV, poi il Cev in Spagna. Volevo nuovamente il mondiale, anche se non da pilota".

"Da pilota sei padrone del tuo destino, da team manager hai meno controllo"

Domenica scorsa, su quel podio, con la coppa in mano, ti abbiamo visto eccitato come una volta.

"Sì, ma è una sensazione diversa. Da team manager hai meno controllo. La moto la guidi, la domini, fai le prove, poi la gara, sei tu il padrone del risultato o quantomeno lo indirizzi. Qui i fattori da tenere in considerazione sono tanti. Puoi gestire la squadra, ma devi stare attento a non caricare troppo il pilota, perché può essere controproducente".

"L'Aprilia in MotoGP? Honda e Ducati dovrebbero fermarsi un paio di anni per poterle raggiungere"

Segui solo la Moto3, la MotoGP non ti interessa più?

"Scherzi? Finita la Moto3 mi precipito nel box dell'Aprilia e seguo tutto nei dettagli. Lì ho solo il ruolo di ambasciatore, ma ovviamente per i miei trascorsi con loro ho pieno accesso alle informazioni. E' una situazione non facile perché in MotoGP ti scontri con aziende che hanno uno storico importante e budget stellari con piloti di altissimo livello. E' difficile recuperare terreno. Io dico scherzando che bisognerebbe che Honda e Ducati si fermassero per un paio di stagioni, ma ovviamente non si ferma nessuno".

"Non ho più la presunzione di poter guidare una MotoGP: guidare queste moto è un sacrificio"

Non ti viene voglia di risalire in sella per dare la tua opinione?

"No la voglia di rimontare in sella non c'è più, non ho questa presunzione. Scherzando mi è stato chiesto, ma salire su queste moto è un sacrificio solo per guidarle, figuriamoci per portarle al limite. È un percorso che avrebbe bisogno di un impegno pressante...Io ho corso fino a 44 anni, mi sono fermato a 42, poi ho fatto quelle due gare, a Misano ed a Sepang, salendo sul podio in Malesia, ma anche solo correre quelle due gare non è stato semplice".

"Rossi ancora in pista a 40 anni? Io mi sono fermato a 42 non perché avevo paura di non vincere, ma per uscire di scena da vincente"

Valentino Rossi dunque è da ammirare per ciò che sta facendo a 40 anni suonati.

"Rossi meglio ora che a 30 anni? E' difficile dare un giudizio. Posso solo parlare della mia esperienza personale. Nel mio caso mi resi conto che gli altri avanzano e che per arginare gli avversari facevo più fatica. Non mi sono ritirato però perché avevo paura di non vincere più. È stata piuttosto l' occasione di ritirarsi da campione del mondo. Chi c'è mai riuscito? Per questo, emotivamente, ho pagato il prezzo della decisione. Fino all'ultima gara non volevo farlo. Trovare il coraggio da andare da Colaninno a fine campionato e parlargli è stata durissima. Io avevo un contratto, valido per tutto l'anno successivo. Quando andai a Mantova gli uomini del team non volevano crederci che gli avrei detto che mi sarei fermato, ma erano lì presenti quando Roberto Colaninno mi disse che rispettava la decisione, senza impormi alcuna penale. Non mi aspettavo tanta considerazione, perché trovare un pilota in quel momento era difficile. Per fortuna si liberò Guintoli".

"Lorenzo rimarrà con Honda. Quando queste trattative diventano pubbliche non si concludono"

Ovviamente, vista anche la tua amicizia, hai seguito tutto l'affare Lorenzo.

"Ho seguito su internet, ma secondo me Jorge rimarrà alla Honda. Che cambi con un contratto in essere mi sembra fantascienza. Non credo sia così semplice. Quando questo tipo di cose poi diventa di dominio pubblico è ancora più difficile e normalmente significa che la possibilità è già sfumata".

Come vedi l'ennesima sfida Ducati contro Honda? Hai guidato per entrambe le case.

"Nel 2018 la Ducati ha perso una grande opportunità, Dovizioso quest'anno ha più punti, ma anche Marquez. Quest'anno la vedo più dura".

Gira la voce che la KTM abbia fatto una grossa offerta a Gigi Dall'Igna, fra di voi c'è grandissima stima, con lui hai vinto due mondiali Superbike.

"Le corse sono così, è una grande opportunità per lui. Prima o poi potrebbe decidere di andare".

Articoli che potrebbero interessarti