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SBK, Fiorani: "La MotoGP è sfida tecnologica, la 8 Ore di Suzuka umana"

Il manager di Honda ci racconta la classica dell'endurance: "è il gioco di squadra a vincere e rispecchia la filosofia delle aziende giapponesi"

SBK: Fiorani: "La MotoGP è sfida tecnologica, la 8 Ore di Suzuka umana"

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Cos’è la 8 Ore di Suzuka? Una gara di endurance, l’ultima della stagione 2018/19 dell’EWC, una classica della durata. Tutte risposte corrette, ma che non riescono a spiegare cosa significhi questo evento per i costruttori giapponesi. Non per nulla, in passato, per vincerla le case nipponiche non hanno esitato (continuano a farlo) a schierare le superstar di motomondiale e SBK per vincerla. Da Mick Doohan a Casey Stoner, passando per Valentino Rossi e Jonathan Rea, la lista è lunghissima.

Spesso si dice per i giapponesi un vittoria alla 8 Ore di Suzuka valga quanto un titolo mondiale, ma è solo una semplificazione che non spiega il vero significato di questa gara. Cerca di farcelo capire Carlo Fiorani, Racing Operations Manager di Honda Europa, una vita passata tra i circuiti di tutto il mondo e, naturalmente, anche alla 8 Ore più famosa del mondo.

La prima immagine che mi viene in mente parlando della 8 Ore di Suzuka è quella di una grande festa - racconta alla fine di una giornata in cui un tifone ha costretto a cancellare la Top Ten Trial - Oggi, a causa del maltempo, non c’è stata molta azione in pista ma il paddock era comunque strapieno. È un appuntamento a cui chi lavora in Honda, ma anche nelle altre aziende, non vuole mancare. Vengono con tutta la famiglia, mogli e figli, per incontrare i colleghi. Come ho detto, è un’occasione per fare festa.

È una sorta di mondo a parte, distante da quello della MotoGP, in un certo senso più famigliare. Perché la 8 Ore è nata a Suzuka nel 1978 e i giapponesi la sentono particolarmente ‘loro’.

Ci ho messo anni a capirne il vero spirito - confessa Fiorani - Si può spiegare in questo modo: la MotoGP è una sfida tecnologica estrema, la 8 Ore una sfida umana”.

Nel motomondiale è il pilota ad avere tutti gli onori e gli oneri, nonostante il lavoro di squadra sia fondamentale a tutti i livelli, mentre a Suzuka è la squadra a fare la differenza.

Qui il gioco di  squadra è portato ai massimi livelli e con una mentalità tipicamente giapponese - continua il manager - I giapponesi lavorano sempre in squadra, non hanno un vero capo ma un coordinatore, tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione e questo avviene in completa armonia. A loro la 8 Ore piace perché rappresenta questa filosofia: ogni componente ci mette del suo e si vince, o si perde, tutti insieme. Oltre che una sfida fra costruttori, è una sfida tra squadre e in questo senso profondamente umana. È questo l’aspetto che li eccita”.

È un microcosmo che si stacca da quello ben conosciuto delle gare europee, una dimensione a parte.

Pensate che le tv locali costruiscono intere trasmissioni con i tifosi, dalle tribune - descrive Fiorani - E la sala stampa è gremita dai giornalisti locali che raccontano ogni aspetto nei minimi particolari”.

Una festa che dura per un fine settimana, per poi aspettare un altro anno perché ricominci tutto da capo.

Naturalmente tutti vogliono vincere, anche Honda ha aspettative molto alte dopo qualche anno avaro di soddisfazioni - sottolinea Carlo - Il tifone se ne è andato, ora c’è un bel tramonto e per la gara è previsto il sole”.

Per concludere la 8 Ore come si conviene. E che vinca il migliore, anzi i migliori perché è la squadra a fare la differenza.

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