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MotoGP, Marquez non cade più: il segreto del successo passa da una tuta

L'ANALISI. La maturità sportiva di Marc si traduce in meno errori e dal Mugello in poi non ne ha più fatti. Il risultato: una tuta da mettere nella stanza dei trofei e tanti punti in classifica

MotoGP: Marquez non cade più: il segreto del successo passa da una tuta

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La camera dei trofei di Marc Marquez è già stipata di coppe e medaglie di tutti i tipi, ma dopo il Sachsenring ha potuto arricchirla con un oggetto inedito: la sua tuta. Lo spagnolo è sempre stato veloce e vincente, ma con il vizio della caduta facile, il che non è mai stato un bene per il suo abbigliamento. Quest’anno, però, qualcosa è cambiato.

Con questa tuta ho già corso 4 Gran Premi, è ora di cambiarla. Non mi capita spesso di farlo se non è rotta” scherzava dopo la 5ª vittoria stagionale in Germania. “Penso proprio che la terrò per ricordo” gongolava contento.

Lo spagnolo, in passato, aveva sempre dichiarato che il suo punto debole era la tendenza a cedere alla forza di gravità. “Vinco tanto, ma cado troppo” si era ritrovato più volte a dichiarare. In questa stagione lo ha fatto meno del solito: 6 volte in 9 gare. Per fare un confronto, lo scorso anno era già a quota 11, addirittura 13 nel 2017, meglio nel 2016 con 7 e lo stesso risultato nel 2015, 6 volte a terra. L’annata migliore resta quella del 2014, con solo 3 cadute, ma quella fu la stagione magica delle 10 vittorie consecutive.

L’inversione di tendenza di Marquez non è un caso, come nulla lo è nella sua guida. Il merito di questo risultato da una parte è del pilota stesso, dall’altro dell’evoluzione della moto.

Quest’anno la Honda ha migliorato il proprio motore, la maggiore potenza mi consente di rischiare meno in frenata” il suo riassunto. Non deve più attaccarsi ai freni per recuperare in staccata quanto perso in accelerazione e velocità massima dalle Ducati e questo gli permette di tenersi un piccolo margine che rende tutto più sicuro.

La RC213V 2019 però non è la sola risposta, Marc ci sta mettendo del suo, come sempre. “È vero, sono caduto meno, ma quanti salvataggi ho fatto?” la domanda retorica. Tanti la risposta, perché Marquez è l’inventore della tecnica del ‘salvataggio estremo’, che prevede di usare il gomito come ‘terza ruota’ per fare ritrovare equilibrio alla moto quando la scivolata sembra inevitabile.

Abbiamo detto che lo spagnolo è l’inventore della tecnica, ma in verità ne è anche l’unico esecutore al momento. “Sulla Honda devi essere sempre concentrato al massimo, è questo il modo per essere veloci, altrimenti sbagli. Vi ricordate i test a Barcellona? Ero leggermente distratto, andavo piano e sono finito a terra” ha ricordato.

Effettivamente quella sarebbe la 7ª caduta stagionale, ma le statistiche non tengono conto dei test. Prendendo in esame solamente i Gran Premi, Marc non cade da quello di Le Mans, dove finì a terra nelle FP4 e poi nelle Q2. In Spagna invece sbaglio nel warm up, in Texas l’errore più grave, in gara, mentre in Qatar finì nella sabbia nelle FP3 e nelle FP4.

Marquez è comunque in buona compagnia in casa: Crutchlow è andato a terra il suo stesso numero di volte, come anche Lorenzo, che però ha saltato due gare, mentre Nakagami è il migliore con 4 scivoloni.

La Honda rimane quindi una moto a cui dare del ‘lei’, come ha scoperto Jorge a sue spese. Marc però la conosce molto bene e dopo 7 anni sa come attenuarne gli spigoli. “E poi ho capito che non occorre andare al massimo ogni volta che si mettono le ruote in pista, questo mi ha aiutato” ha spiegato. Una maturità sportiva che si rispecchia nei suoi risultati e nella diminuzione degli errori. Anche perché la RC213V rimane una moto 'complicata', che richiede impegno fisico e mentale per essere spinta al massimo e che non perdona. Non è ancora una volta un caso se sia solo Marquez a farla suonare perfettmente accordata, mentre ai compagni di marca capita a volte di steccare.

Lo spagnolo intanto se ne è andato in vacanza con la soddisfazione di non avere ceduto al richiamo dell’asfalto dal Mugello in poi. Non è una semplice soddisfazione personale, perché gli ha regalato tanti punti in classifica. Più importanti di una tuta intonsa.

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