Tu sei qui

MotoGP, Rainey: "Il gomito a terra? In 500 significava essere nella ghiaia"

ESCLUSIVO, VIDEO/ENG/ITA - Il mitico Wayne ha concesso una lunga intervista al nostro Paolo Scalera a Laguna Seca, tra aneddoti sul passato, la situazione in Yamaha con Rossi e la ricerca del suo erede negli USA

Iscriviti al nostro canale YouTube

Share


Wayne Rainey è una vera leggenda del motociclismo. Quando si scrive qualcosa sul mitico pilota americano, l'incipit non può essere che questo. basta leggere il suo nome perché nella mente degli appassionati tornino le immagini dei bellissimi duelli che l'hanno visto negli anni sfidare tutti i più grandi campioni della 500, passando da Eddie Lawson a Kevin Schwantz, fino ad arrivare a Wayne Gardner e Mick Doohan.

Ma Rainey non è un uomo che vive nel suo passato, non si limita ad osservare la Yamaha con cui conquistò tre titoli iridati consecutivi dal 1990 al 1992 nella classe regina. Wayne sta infatti dedicando tutto se stesso alla costruzione del futuro del motociclismo negli Stati Uniti, avendo dato visto al MotoAmerica, che è nato dalle cenere di quello che una volta era il glorioso AMA e che in 5 anni è cresciuto costantemente, sfornando piloti sempre più interessanti, in attesa di trovare l'erede di Nicky Hayden, l'ultimo americano ad aver vinto un titolo in MotoGP nell'ormai lontano 2006.

Il nostro Paolo Scalera ha vissuto al fianco di Rainey tutte le sue imprese sportive, le ha raccontate dando tantissimo spazio alle storie degli uomini prima ancora che dei piloti, in un'epoca in cui il Paddock era ancora un posto in cui la sera due piloti che in pista si erano sfidati senza esclusione di colpi, si ritrovavano a bere una birra assieme. Questa intervista rappresenta un tuffo al cuore per qualsiasi appassionato di motociclismo degno di questo nome e regala tantissime chicche assolutamente da non perdere.

Wayne, che bello essere qui con te.

"Grande Paolo, da quanto tempo. Ci siamo incontrati la prima volta nel 1984"

Diamine, ne sono passati di anni. 

"Direi, ormai siamo vecchi!"

No! Siamo ancora molto giovani, il motociclismo ti mantiene giovane.

"Si, è vero lo fa..."

Vorrei iniziare questa conversazione parlando di MotoAmerica, perché ricordo che dalla fine degli anni 70’ c’erano tantissimi piloti americani in grado di vincere mondiali per decadi intere. Vorrei sapere se stai crescendo qualche nuovo campione qui e come va in generale in MotoAmerica.

"La ragione per cui abbiamo iniziato MotoAmerica è esattamente questa. Ricordiamo cosa accadeva tanti anni fa, quando tanti piloti americani erano forti e riuscivano ad arrivare al mondiale. Ormai sono 5 anni che abbiamo iniziato e questa è la prima ragione per cui l’abbiamo fatto. Non c’erano più molte opportunità, il campionato era ad un livello molto basso.

Quando l’abbiamo rilevato credo ci fossero solo cinque gare in una stagione. Quando abbiamo iniziato, siamo stati subito in grado di portarle a nove e all’epoca avevamo solo 70 iscritti in totale. Ma questo accadeva 5 anni fa, mentre oggi a Laguna Seca abbiamo circa 140 iscritti. Controlliamo da soli le trasmissioni TV, abbiamo un nostro broadcast, controlliamo tutta la produzione video. In America siamo presenti su due network televisivi, che sono Fox Sport 2 e NBC Sports Network, che raggiungono più di 250 milioni di spettatori. Poi abbiamo anche il nostro MotoAmerica Live, il nostro broadcast delle gare. Quindi direi si, sta iniziando a funzionare davvero". 

Sei completamente felice? Qual è il passo successivo?

"Credo che non ci sia nessun’altra persona più soddisfatta di noi. Ovviamente vogliamo portare il campionato ad essere il più competitivo possibile. Ci piacerebbe avere più supporto dai Costruttori. Avevamo un piano di cinque anni, avevamo Yamaha e Suzuki all’inizio mentre qui oggi abbiamo altri tre costruttori e loro sono molto interessati a cercare una strada per entrare nel campionato. Non sarei sorpreso se l’anno prossimo ci fossero almeno altri due costruttori in griglia rispetto a quelli che abbiamo ora". 

Rainey: "L'anno prossimo potremmo avere altri due Costruttori al via in MotoAmerica"

Riesci a vedere oggi un giovane Wayne Rainey tra i ragazzi che corrono il MotoAmerica?

"Sai, ci sono tanti che non avrebbero mai ritenuto possibile che io ottenessi il successo che sono riuscito ad ottenere in carriera. Dipende molto dal…. Un pilota ha molti desideri, deve iniziare in un’età molto più giovane rispetto a quando iniziai io a correre. La cultura nel mondo è cambiata, le opportunità, specialmente in MotoGP, arrivano per i ragazzi ad un’età molto inferiore.

Noi dobbiamo garantire che il nostro campionato sia competitivo al punto che quando vediamo un giovane talento, il campionato sia ad un livello che quando questo talento avrà l’opportunità non avrà paura di lottare gomito a gomito con gli altri piloti, perché sarà già abituato a farlo nel suo campionato. Magari l’unica differenza potrà essere che guideranno le moto in modo leggermente differente, perché lì si parte dalla Moto3 mentre qui ci sono moto derivate dalla produzione. Al momento siamo a questo punto".

Ieri ho guidato per un paio di ore una moto elettrica. Un’Energica, qui in questa zona. Ne sono rimasto sorpreso, perché sai che io sono un petrol-head, quindi temevo che l’elettrica non fosse una vera moto. Ma in un certo modo è stato interessante. Tu stai pensando di introdurre una categoria completamente elettrica in MotoAmerica?

"Noi teniamo d’occhio quello che stanno facendo queste moto elettriche in giro per il mondo, ed è fenomenale. E’ un qualcosa che dobbiamo per forza valutare bene. Ne abbiamo parlato con un paio di costruttori, valutando le opportunità e stiamo esplorando per capire cosa sarà disponibile. Stiamo anche guardando dove sta andando la MotoGP con la sua serie elettrica.

Rainey:"La MotoE è la tecnologia del futuro. Un giorno farà sembrare vecchie le nostre moto".

E’ molto interessante, io credo che questa sia la tecnologia del futuro, anche se non avrei mai pensato che ci arrivassimo. Sai, nessuno credeva che si potesse passare dal due tempi al quattro tempi, mentre adesso la loro tecnologia è semplicemente incredibile. Magari un giorno le moto elettriche saranno in un certo modo in grado di far sembrare vecchie le nostre moto". 

Attualmente ti capita di parlare con Carmelo Ezpeleta riguardo il fatto di portare qualche pilota da qui in MotoGP o magari anche di portare qualche pilota che è nella fase intermedia della sua carriera per portarlo a correre qui? Io ad esempio ne parlai con Marco Melandri, che ha annunciato il ritiro. Io gli domandai perché non valutare di andare in MotoAmerica. Hai mai fatto una chiacchierata del genere con Carmelo?

"Si, Carmelo sin dall’inizio ci ha proposto di aiutarci ed abbiamo ricevuto molte istruzioni di cui avevamo bisogno da Dorna. Ho parlato a lungo con lui all’inizio, ci siamo interfacciati con la FIM per fare tutto bene. Carmelo è consapevole che c’era un problema nel fatto di non avere nessun pilota americano in MotoGP e vuoi avere un pilota americano nel tuo campionato, c’è bisogno di un campionato dato negli Stati Uniti. Pensate a Nicky Hayden, credo sia stato l’ultimo pilota americano ad avere tanto successo ed ora stiamo cercando di averne altri. Carmelo mi ha sempre detto di essere pronto a cogliere qualsiasi opportunità che noi avremmo intravisto.

Rainey: "Il pilota americano che arriverà nel Paddock MotoGP avrà tantissima pressione"

Quindi un pilota che potremmo individuare, che possa essere pronto al passaggio. Dovete considerare che da americano, un pilota indicato come pronto ad esempio ad andare in Moto2 o Moto3 riceverebbe un sacco di pressione, perché noi non potremmo permetterci di vederlo navigare tra il 10° e il 15° posto ad esempio, avremmo bisogno di vederlo lottare per la top five. Onestamente cinque anni fa non penso che fossimo pronti per una cosa del genere, mentre adesso ho una certa fiducia nel fatto che ci stiamo avvicinando".

Difficile capire la situazione Yamaha: Vinales a volte va bene altre no, e Rossi lavora sempre per la gara

Tu sei sempre stato un uomo Yamaha. Ti sei fatto un'idea sui loro problemi dell'ultimo periodo?

"In Texas avevo parlato con Lin Jarvis e con le persone del team, come tutti guardo in casa mia e non ho una relazione speciale con Yamaha. A volte vanno molto forte e poi, nella gara successiva, non è più così. Non so veramente quale sia il problema, se sia dovuto alla moto o se i piloti non abbiano fiducia nel mezzo. A volte Maverick va bene e alte no, mentre Valentino è sempre pronto per la gara, lavora per quello, per dare il massimo in gara. Penso che il problema che abbiano tutte le case sia correre contro Marc Marquez".

Lo stile di guida usato dai piloti attualmente è molto diverso da quello del passato, tu toccavi l’asfalto con il ginocchio e ora lo fanno con il gomito. Perché è cambiato così tanto?

"Per la tecnologia, prendiamo le gomme: io toccavo il gomito quando cadevo, voleva dire essere già nella ghiaia. Lo stile di guida è cambiato per i controlli elettronici che hanno le moto, il modo in cui limitano la coppia al massimo grado di piega. Con le 500 2 tempi il massimo angolo di piega era la fase più pericolosa, bastava aprire il gas dell’1% per sentire la ruota posteriore partire, invece adesso accelerano come niente fosse".

Rainey: "Con le 500 toccare con il gomito a terra voleva dire essere già steso nella ghiaia" 

Qui a Laguna Seca c’è un piccolo museo con tante moto da gara diverse e c’è anche la tua.

"Si, è il Talbot Museum ed ha il numero 2 perché è la mia seconda fidanzata, dopo mia moglie Shae, ma se io andassi al museo a trovarla, lei potrebbe diventare una bestia (ride)".

In passato hai corso con i Superkart, hai in mente di farlo ancora?

"No. Eddie Lawson..."

Eddie è scomparso, non si vede più in giro!

"No, di solito viene a Laguna Seca per questa gara, ma ora ha un contratto con Kawasaki e non avrebbe molto da fare qui. Lo vedrò insieme a Kenny a fine mese al lago Havasu. Eddie ha corso delle gare nella Superkart con mio padre, che è scomparso 3 anni fa. Ho corso anch’io, sono arrivato a un certo livello, ma poi le cose stavano diventando troppo serie e io non mi stavo divertendo molto perché non riuscivo a essere veloce per varie difficoltà. Poi è iniziato il progetto MotoAmerica e si è preso tutto il mio tempo, ma guido ancora i go-kart".

Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo e vederti di nuovo correre contro Kenny, Eddie, Kevin...

"A volte vedo su Instagram o Twitter delle vecchie foto con tutti piloti americani in prima fila sullo schieramento di partenza o sul podio. Le cose sono cambiate, in USA la gente è diventata pigra mentre tutti gli altri hanno continuato a lavorare".

Quello che mi manca veramente è la relazione fra i piloti. Ricordo che a Brno Lawson diede una testata con il casco a Schwantz nel box, ma nel pomeriggio bevevano una birra insieme. Ora certe cose sono cambiate troppo, sto diventando vecchio e mi piacerebbe anche tornare indietro per avere la stessa età dei piloti.    

Articoli che potrebbero interessarti