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La madre di Dunne: "Niente moto alla Pikes Peak? Carlin direbbe no"

Un messaggio pieno di amore da Romie Gallardo: "Sono certa che vorrebbe solo che si studiasse il suo incidente per migliorare la sicurezza"

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Romie Gallardo è la madre dello sfortunato Carlin Dunne, che ha perso la vita nel tragico incidente alla Pikes Peak mentre stava frantumando il record della salita in sella alla sua Ducati Streetfighter V4. Nei giorni successivi all'incidente, è stata organizzata una raccolta fondi per aiutare Romie e l'intera famiglia di Carlin in un momento difficile e tantissimi hanno donato la cifra esatta di 932 dollari, ovvero il corrispettivo del tempo di 9 minuti e 32 secondi che sarebbe probabilmente stato l'incredibile crono di Dunne se avesse tagliato il traguardo.

Romie ha affidato ad una lettera aperta, pubblicata sul proprio profilo Facebook, i propri pensieri ed il proprio ricordo di Carlin. Pur colpita da un immenso dolore, la madre del pilota ha voluto sottolineare che il suo "baby boy" non avrebbe mai voluto che in seguito al suo incidente si impedisse alle moto di disputare la gara in futuro. Questo il testo integrale, carico di emozione e significato. 

"Sono passate due settimane da quando mio figlio ci ha lasciati. Nel mio cuore, sapevo esattamente nell’istante in cui Carlin non aveva registrato il 4° intertempo nella sezione finale del tracciato che avevo perso il mio piccolo ragazzo (si, a 36 anni era ancora il mio piccolo ragazzo). Signore, abbi cura del mio ragazzo. E’ completamente nelle tue mani adesso.

Dall’istante del suo incidente, tutti i responsabili della Pikes Peak International Hill Climb hanno gestito la situazione con il mio completo supporto. Hanno dimostrato grandissimo rispetto, dignità e continuano ad offrirmi ancora oggi il loro inestimabile supporto. Le telecamere si sono spente e sono stata investita da un’ondata di amore e supporto dal momento in cui sono arrivata a Colorado Springs. Megan Leatham, Direttore Esecutivo della Pikes Peak International Hill Climb; Tom Osborne, presidente del Board della Broadmoor Pikes Peak International Hill Climb; Paul e Becca Livingston, proprietari del team Spridergrips; Jason Chinnock, CEO Ducati North America; e Ducati Motor, a Bologna, in Italy; tutti si sono presi cura di me, mi hanno protetta, e cosa ancora più importante hanno protetto mio figlio. Sarò per sempre grata per questo.

Carlin era amato da chiunque lo conoscesse. Era amico di tutti. Indipendentemente dal fatto che stesse ricoprendo il ruolo di fratello minore, fratello maggiore, figlio o miglior amico. Da quando era giovanissimo, ho condiviso il mondo intero con lui, perché sentivo che era più grande di me, più grande del legame stesso tra madre e figlio. Ha seguito fieramente le sue passioni con la mia benedizione ed il mio completo supporto. Aveva nel suo cuore la certezza e la sicurezza di sapere che “La mamma si prenderà cura della nostra casa". Non è mai stato un tipo avventato o impulsivo. Mi sono sempre fidata di lui in modo implicito. Già tanti anni fa è cresciuto andando oltre. La cosa divertente è che Carlin non ha mai pensato a se stesso come ad un “grosso problema”. Io per lui ero semplicemente la sua mamma. Si è sempre fatto il bucato da solo, ha raccolto i bisogni del suo cane Sonny. Ha sempre detto “per favore” e “grazie”.   

Carlin amava la montagna. Lei lo ha stregato, sfidandolo e facendolo tornare ancora e ancora. Lui le doveva rispetta. Era perfettamente consapevole della capacità della montagna di “prendersi tutto”. Detto questo, so per certo che lui non avrebbe mai voluto vedere finito il programma di gare in moto qui. Lui vorrebbe che noi imparassimo dalla sua tragedia. Incoraggerebbe ad effettuare una ricostruzione ufficiale dell’incidente spingendo le autorità a fare quello che sono addestrate a fare, per fare in modo che i commissari di gara possano prendere precauzioni maggiori per la sicurezza in futuro. 

Tre giorni dopo l’incidente di Carlin un giornalista mi ha chiesto “Come ti senti nei confronti della gara adesso?” Ed io ho risposto “Esattamente nello stesso modo in cui mi sentivo il 29 giugno, il giorno prima dell’incidente”. Per tutta la sua vita sapevo che avevo la possibilità di perderlo. Avevamo gli occhi ben aperti quando è successo. Eravamo consapevoli dell’altra faccia della medaglia di questo sport. Ero coinvolta nei suoi sogni. Stava facendo ciò che amava. Quindi, dobbiamo impedire che altri piloti possano realizzare il sogno di correre alla Pikes Peak?

Alla fine, vorrei dire un enorme GRAZIE a tutta la grande ed estesa famiglia di Carlin, agli amici lontani e vicini. La nostra famiglia è onorata oltre le parole. Tutto l’amore, ili supporto, le storie, le immagini senza dubbio mi hanno aiutato, e continuano a farlo. Sono sinceramente commossa per il vostro amore e per il modo in cui state onorando mio figlio. Carlin sarebbe rimasto senza parole per tutte queste attenzioni. Avrebbe voluto vedere vivere tutti in armonia. Lui adesso vive davvero in ognuno di noi. 

Riposa in pace, piccolo bambino. Abbiamo tutto questo. Abbiamo Sonny. Come hai detto alla tua piccola sorellina qualche anno fa “Continua a pedalare”. Questo è quello che stiamo facendo, stiamo continuando a pedalare. Ci vedremo quando ti raggiungerò". 

 

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