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SBK, Marco Melandri, vent'anni di corse tra salite e discese

Dalla delusione per il titolo sfumato con Alzamora alla rivincita in 250, le gioie e i dolori in MotoGP e il commiato in SBK

SBK: Marco Melandri, vent'anni di corse tra salite e discese

C’è un momento nella vita in cui un pilota, prima di confrontarsi in pista con gli avversari, deve fare i conti con sé stesso. Marco Melandri si è quindi dovuto fermare e riflettere e alla fine ha deciso di appendere il casco al chiodo dopo oltre vent’anni di corse

Un’avventura iniziata nel  1997, quando si ritrovò a sostituire Mirko Giansanti in sella alla Honda nella classe 125 in occasione del GP della Repubblica Ceca, concluso in 17^ posizione. Fu quello il trampolino di lancio in vista di un 1998 da ufficiale in sella alla moto giapponese con cui sfiorò il successo al Mugello. La vittoria aspettava il romagnolo dietro l’angolo e il sogno si concretizzò ad Assen, quando trionfò all’età di 15 anni e 324 giorni. Un successo che accese la stella del romagnolo, il quale riuscì a ripetersi a Brno, esattamente un anno dopo il suo debutto come se fosse un segno del destino. La striscia di risultati consentì al 33 di archiviare la stagione al terzo posto, rilanciando le ambizioni per quella seguente.

DALLA BEFFA CON ALZAMORA AL TRIONFO IN 250

Il 1999 sembrava essere l’annata giusta per portare a casa il Mondiale, ma sulla sua strada Marco dovette fare i conti con un certo Emilio Alzamora, che fece delle costanza il proprio cavallo di battaglia. Già, perché lo spagnolo riuscì a mettere le mani sul titolo senza nemmeno vincere una sola gara, avendo la meglio su “Macho” per un solo punto. Per Melandri si trattò di una vera e propria docciale gelata, tanto da urlare al mondo dopo la vittoria di Buenos Aires: “Ho dato la paga a tutti, ho dimostrato chi è il più forte”.

Parole forti che non bastano però a colmare quella rabbia per un trionfo sfumato sul più bello. Ecco quindi il salto nella 250 con l’Aprilia, dove brilla per la prima volta sul podio alla quintultima gara all’Estoril. Per vederlo sul gradino più alto di tutti bisogna aspettare la stagione seguente al Sachsenring, quando ebbe la meglio su Kato e Harada. Nonostante il Campionato si concluse con un solo successo, l’anno dopo è quello della consacrazione. Già per il 33 e l’Aprilia si rivelano un connubio vincente, a tal punto da mettere assieme ben nove affermazioni che gli valgono il titolo iridato.

Melandri saluta quindi la classe intermedia per saltare in MotoGP in sella alla Yamaha con Carlos Checa compagno di squadra. Un debutto tutt’altro che semplice condito da cadute e infortuni. Con l’arrivo di Rossi nel 2004 nel team ufficiale, il 33 viene quindi dirottato nella squadra satellite. Per lui sarà anche un passo indietro, ma alla corte di Poncharal ecco arrivare i primi due podi nella classe regina. Al termine della stagione l’ennesimo cambiamento con il passaggio in Honda da Gresini. Per Melandri il 2005 rimane la miglior annata di sempre, tanto da ottenere due vittorie e la palma di vicecampione del mondo alle spalle del 46.  L’anno dopo riesce a conseguirne addirittura una in più con la celebre derapata sulla pista di Phillip Island. Resta quello l'ultimo trionfo del romagnolo nel Motomondiale prima che la sua stella inizi ad offuscarsi.

IL TRITACARNE DUCATI E LA DELUSIONE KAWASAKI

L’avventura con Ducati nel 2008 porta infatti più delusioni che sorrisi, tanto da rescindere per la stagione seguente il biennale firmato l’anno prima. Un anno duro per "Macho", tanto da sentirsi dire di avere bisogno di uno psicologo. Alla fine lui fu il primo a finire in quel tritacarne rosso che negli anni a venire ha visto vittime eccellenti tra cui Valentino Rossi  Il 33 mette quindi nel mirino la Kawasaki, il cui annuncio arriva dopo il GP di Indianapolis, solo che a causa della crisi economica internazionale la squadra opta per ritirarsi dalla categoria. Per il ravennate è una vera e propria doccia gelata, perché all’orizzonte ci sono grossi nuvoloni neri. Riparte però a inizio marzo con la ZX-RR della squadra privata Hayate Racing quando tutti si erano già portati avanti con lo sviluppo avendo completato i test invernali. Per lui si preannuncia quindi un Campionato tutto alla rincorsa, tanto da terminare decimo.  

La stessa posizione replicata l’anno seguente sulla Honda di Gresini con al fianco il SIC. Marco capisce che è giunto il momento di guardare altrove, ripartendo dalla SBK con la Yamaha. Nelle derivate chiude il primo anno con cinque successi alle spalle di Checa, mentre in quello seguente salta sulla BMW, dovendo però arrendersi  di fronte a Max Biaggi. Per lui sarebbe stata la stagione della consacrazione, invece pensa bene di buttare tutto all'aria tra infortuni e cadute, collezionandone ben  quattro che si riveleranno fatali nella ricorsa al trono. L’avventura in sella alla moto tedesca dura anche per il 2013, ma i risultati non rispecchiano le aspettative concludendo al quarto posto. La stessa posizione confermata a fine 2014 con l’Aprilia. Eppure la Casa di Noale sembra essere proprio nel suo destino, tanto da tornare nel Motomondiale assieme a Gresini.

Per Melandri il 2015 sarà però una stagione di sofferenza, a tal punto da non riuscire a portare a casa nemmeno un punto nelle prime otto uscite. Piuttosto che proseguire meglio fermarsi e riflettere. Marco saluta quindi per la seconda e ultima volta la MotoGP prendendosi un anno sabbatico. Nessuno lo cerca, l’unica moto che cavalca è quella da cross, allenandosi sulle pista di Maggiora, Ottobiano e Cavallara, giusto per fare qualche nome.

L'ULTIMO BALLO IN SUPERBIKE

Torna nel mondo delle corse nel 2017, in SBK, grazie alla Ducati al fianco di Chaz Davies. Per lui è una stagione interlocutoria, dove l’obiettivo è quello di prendere confidenza col bicilindrico. Vietato infatti pensare a un eventuale titolo Mondiale contro un Cannibale come Rea. Eppure il 33 riesce a togliersi una soddisfazione, grazie al successo di Gara 2 a Misano. L’anno seguente, a Phillip Island, inizia con un doppio trionfo. Trattasi però di un’illusione perché la sua Panigale non ha carte da giocarsi contro il quattro volte iridato. Arrivati alla pausa estiva, visti i scarsi risultati, Dall’Igna decide di scaricarlo e il rischio è quello di rimanere appiedato per il 2019.

Il regalo glielo fa Lucas Mahias, il quale rinuncia alla sella in GRT per proseguire nella SSP con Puccetti. Melandri coglie quindi la palla al balzo, ripartendo dalla R1. Il resto è storia dei giorni nostri, ovvero un 2019 altalenante con sporadiche apparizioni nei piani alti della classe e tante delusioni, l’ultima quella di Donington. Così, prima di partire per la Laguna, l’annuncio del suo addio alle corse.  

 


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