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MotoGP, Sachsenring: il Bello, il Brutto e il Cattivo

I Marquez vincono due volte, i piloti non preferiscono più le Rosse, Valentino in versione ectoplasma. C'erano anche le MotoE, ma nessuno le ha sentite

MotoGP: Sachsenring: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Il cognome Marquez sembra derivi dall’antico germanico Marcües che sembra significhi ‘pilota che al Sachsenring vince con una mano sola, con l’altra legata dietro alla schiena mentre risolve un sudoku’. Benché alcuni studiosi rimangano scettici su questa etimologia, le più recenti prove sperimentali la confermano. Anche altri piloti usati come cavie per verificare la teoria non possono che assentire.

Nel giorno in cui la filologia motociclistica ha fatto passi da gigante, altri ne hanno fatti indietro. Le Ducati che sembrano ormai correre un campionato monomarca interno, e Valentino che continua a litigare con la sua M1. Rins e Quartararo, invece, scambiano la via di fuga per la spiaggia e anticipano le vacanze.

A qualcuno la pausa serve più che ad altri.

IL BELLO – Più che un team, al Sachsenring LCR sembrava un infermeria, ma lasciare le stampelle per stringere i manubri è stata la migliore cura per Crutchlow e Nakagami. Un domenica di ordinaria follia per i due piloti, che con la loro impresa hanno arricchito la già vasta letteratura sulla rimozione del dolore tramite abbondanti dosi di adrenalina nel motociclismo. A Cal il bacio accademico per il podio, me anche Takaaki merita una citazione.

IL BRUTTO – ‘La MotoE è il futuro’: una frase che non dice niente se non si specifica quanto remoto sia. Per ora è un interessante esperimento, ma compresso e schiacciato in un fine settimana già troppo ricco per lasciargli spazio. I piloti girano poco e i circuiti non sono adatti per moto di quel peso (o viceversa). Da qualche parte si deve iniziare, ma la prima impressione è che serva qualche aggiustamento alla formula.

IL CATTIVO – Fino a pochi mesi fa i piloti sembravano preferire le Rosse, ora pare siano passate di moda. Può darsi che la Ducati non fosse la moto perfetta negli ultimi due anni, ma rimane difficile credere che da purosangue sia diventata un ronzino in così poco tempo. Dovizioso dice che così non si può neanche pensare di lottare contro Marquez. Alla fine dice la stessa cosa anche Lorenzo che, però, guida la Honda.

LA DELUSIONE – Senza lampi, in lotta contro la moto piuttosto che con gli avversari. Non capita spesso vedere Valentino Rossi guidare così, ma è veramente complicato trovare qualcosa di buono nella sua gara in Germania. Il Dottore è sicuro di riuscire a tirarsi fuori dai guai e un po’ di vacanze in questo momento non possono fare che bene. Certi GP è meglio dimenticarseli in fretta.

LA CONFERMA  – Ci scusiamo coi lettori per la ripetitività, ma rimane difficile di questi tempi non parlare di Marquez. Se sia Marc o Alex, decidete voi. Tanto cambiando l’ordine dei nomi il risultato non cambia, è il nuovo teorema del motomondiale elaborato e messo in pratica dai due fratelli spagnoli. Le vacanze sono sempre belle, da leader del campionato ancora di più.

L’ERRORE – Ad Assen era caduto per la foga, al Sachsenring forse per la noia. Alex Rins ha concluso nel peggiore dei modi due gare in cui un gradino del podio portava già inciso il suo nome.

LA SORPRESA  – Finalmente Lorenzo Dalla Porta ha rotto la maledizione del 2° posto, più infida di quella di Tutankamon. Non ha avuto neppure bisogno di sortilegi particolari, gli è bastato usare testa e polso destro in uguali proporzioni. Gli vorremmo fare i complimenti, ma pensiamo che essere in testa al campionato gli interessi di più.

IL SORPASSO – È il ricercato numero 1 della gara al Sachsenring. Nessuno lo ha visto, a parte qualche schermaglia a chilometri da Marquez. Vedere Marc guidare è sempre uno spettacolo, ma questa volta fra uno sbadiglio e l’altro.

LA CURIOSITA’ –  Stefan Dörflinger è entrato nella Hall of Fame del motociclismo. Cosa è cambiato dai suoi tempi a oggi? “La professionalità dei piloti e quanto si beve la sera”, la risposta.

IO L’AVEVO DETTO – Sabato: “la classifica è più importante di una vittoria”. Domenica: “la mia strategia era stare davanti dall’inizio alla fine”. Nessun disturbo di personalità per Marquez, solo un po’ di tattica.

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