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MotoGP, Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Tutte le Yamaha (tranne una) si scoprono veloci, Marquez scopre di essere vecchio, la Ducati scopre che il caldo può dare alla testa

MotoGP: Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Maverick Vinales è tornato a volare alto nel cielo con la sua Yamaha e neanche la contraerea di Marquez ad Assen ha ha potuto molto. Fra i mulini a vento e i tulipani, le Yamaha sono tornate a fare paura, grazie allo spagnolo e a Fabio Quartararo, a cui mancherà esperienza ma non certo talento. Anche Franco Morbidelli si è difeso, mentre Rossi è andato KO, questa volta senza interventi esterni.

Le Ducati si sono sciolte come un gelato e a rimanere macchiato è stato Petrucci, a cui è sembrato di correre una gara sui carboni ardenti.

Andrea Iannone, invece, ha messo insieme una bella gara, al netto dei limiti dell'Aprilia. Ha superato i suoi limiti, invece, Arbolino, che insieme a Dalla Porta ci fa divertire in Moto3.

IL BELLO – Per capire se sarà tempesta, è ancora presto, però c’è un nuovo vento che soffia in MotoGP. Proviene da diverse direzioni, dalla Francia, dalla Spagna e anche dall’Italia. Fabio Quartararo, Joan Mir e Franco Morbidelli stanno dando uno scossone agli equilibri della MotoGP. Marc Marquez ha tutto sotto controllo ma in fondo è sorpreso anche lui: non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse considerarlo vecchio a 26 anni.

IL BRUTTO – Neanche l’Olanda è stata immune da un’estate rovente e la Ducati ha preso un colpo di calore. Le Desmosedici si sono sciolte sull’asfalto ricordando le antenate di qualche anno fa come prestazioni. Anche ai piani alti di Borgo Panigale sarebbe meglio accendere l’aria condizionata. Cullare il sogno di un ritorno di Lorenzo significa fare vivere un incubo a Petrucci. Danilo è salito due volte sul podio, ha vinto una gara e prima di girare la manopola del gas controlla sul navigatore la posizione di Dovizioso. Non gli resta che passare lo straccio nel box dopo ogni turno, forse così la Ducati si convincerà a dargli un  po’ di fiducia.

IL CATTIVO – Che le gare di moto non siano un concerto di Mozart o giù di lì, l’hanno già detto altri prima di noi, ma neppure devono diventare una rissa da strada. I 24 giri della Moto2 hanno ricordato un destruction derby, dove l’importante è rimanere in piedi più che essere veloci. Gli Steward della FIM sono molto attenti a punire i piloti alla più piccola  sbavatura in prova e qualifica, probabilmente alle 12.20 di domenica erano a pranzo.

LA DELUSIONE – La Yamaha non è una moto per vecchi, il titolo del romanzo con Valentino Rossi sfortunato protagonista. La M1 non è diventata perfetta nel giro di due settimane, ma tra le curve di Assen era sicuramente la migliore. Con quella moto e su quella pista, il Dottore avrebbe dovuto fare faville. Il condizionale è d’obbligo, perché le uniche scintile sono state quella della M1 numero 46 che strisciava sull’asfalto. Rossi ha detto di avere speranza dopo i pochi giri della gara, avrà occasione di confermarlo fra pochi giorni.

LA CONFERMA  – Marc Marquez si è svegliato domenica mattina e si è detto che contro le Yamaha non ci sarebbe stato nulla da fare. Quindi ha pensato bene di lottare con loro per quasi tutta la gara e poi di accontentarsi di un 2° posto, che lo spagnolo equivale a mangiare una torta senza zucchero. Chi si accontenta gode, ma la maggior parte dei piloti godrebbero ad accontentarsi così.

L’ERRORE – Vedere due Suzuki al comando deve essere sembrato a Davide Brivio così bello da non potere essere vero. Alex Rins lo ha tolto subito d’impaccio esibendosi in un tuffo carpiato nella ghiaia. Coefficiente tecnico non molto alto, buona esecuzione e tempismo perfetto.

LA SORPRESA  – Le bottiglie di champagne si possono tenere ancora in cantina, ma Andrea Iannone e la sua Aprilia meritano un brindisi. Sabato The Maniac sembrava volere tenere fede al suo soprannome distruggendo (a parole) moto, squadra e reparto corse. Domenica ha fatto parlare il suo talento, che è la cosa che gli riesce meglio. La Top Ten è uno zuccherino, ma Andrea ha corso una gara concreta. Quando fa così ci piace.

IL SORPASSO – Ci dispiace per Dalla Porta che lo ha subìto, ma il premio (assolutamente platoninco) per il miglior sorpasso se lo aggiudica Tony Arbolino. Studiato, preciso, impeccabile: la conferma che Lorenzo non sbaglia quando mette gli occhi su un pilota e che Tony ha fatto quel salto di qualità che gli serviva.

LA CURIOSITA’ –  Per chi pensa che Valentino sia vecchio, domenica ad Assen c’era in pista Kunimtsu Takahashi, che ha quasi il doppio degli anni del Dottore. Il giapponese ha fatto un giro di onore sulla sua RC 142, la prima Honda a vincere nel motomondiale, in compagnia di Mick Doohan sulla NSR 500. Takahashi non ha fatto solo la storia del motociclismo ma anche delle auto, infatti è considerato il padre del drifting.

IO L’AVEVO DETTO – Valentino prima di imbarcarsi per Assen: “potrò stare coi migliori”. Non è andata esattamente così.

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