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Gli altri perdonano, loro no: i motociclisti “duri più duri” dello schermo

Veri "eroi a modo loro", guasconi, romantici. Vite al limite della legge e troppo forti per chiunque, quindi... meglio non farli arrabbiare

Cinema: Gli altri perdonano, loro no: i motociclisti “duri più duri” dello schermo

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Sguardi di ghiaccio che accompagnano ogni loro passaggio. Temuti, ma rispettati. Rombano su mezzi da fare invidia ai missili della MotoGP. I nomi incutono il rispetto, come si addice a dei veri capi branco. Inutile girarci attorno: sono loro i motociclisti “duri più duri” del cinema.

Oscar e la sua FZ 750

Lui è “Troppo Forte”. Oscar è uno di quei bikers senza macchia e senza paura. Talmente impavido che, reduce da una (dis)avventura nelle paludi rodesiane, non rinuncia a sacrificare una milza pur di sfondare nel mondo del cinema dove si destreggia come spericolato stuntman (dice lui). Sguardo “gaijardo” e fiero cavalca una Yamaha FZ 750. Moto da paura per quel periodo con la quale impone il rispetto delle regole al branco (vedi foto di copertina).
Ovviamente stiamo parlando del mitico Carlo Verdone, nel film “Troppo Forte”. Un vero cult della Commedia all’italiana anni '80.

Ben e Kid: se si arrabbiano sono dolori

Due autentici duri, di quelli che è meglio avere sempre dalla propria parte. Ben e Kid sono amici ma rivali, un meccanico e un camionista accomunati dalla passione per le corse automobilistiche. Non disdegnano però le due ruote quando c’è da avere la meglio su chi pesta loro i piedi, cavalcando e facendosi strada a suon di legnate. Le moto che prediligono sembrano fatte su misura.

Parliamo di una paciosa ma potente MotoZodiaco Tuareg 223-2 ed una scattante ed aggressiva Ossa AE-73 Enduro 2T. Entrambe prodotte negli anni ‘70 e grazie alle quali riescono a farsi rispettare per imporre il loro volere: una Dune Buggy o... volano sberle.

Sono il “gigante buono” Bud Spencer e Terence Hill a far da protagonisti del mitico “Altrimenti ci arrabbiamo”. Commedia da sberle che volano e tutta da gustare, magari accompagnando la visione da una bella sfida a birra e salsiccia…

Severino Cicerchia: figlio del vento (...)

No, non si parla propriamente di un virtuoso - magari - della velocità… le qualità di Severino Cicerchia in sella alla sua Vespa non sono propriamente da time attack. Lui però è il terrore della periferia milanese di metà anni ‘80 ed è decisamente bravo a farsi riconoscere per una sua dote... aulica (diciamo) che lo contraddistingue. Le sue scorribande lo portano presto a costruirsi una solida fame di uomo in perenne conflitto con la legge. Infatti contrabbanda di tutto: autoradio, televisori... Vive di espedienti, facendosi largo, lui che è arrivato dalle campagne, nella spietata metropoli. Un nome che tutti conoscono o che riconoscono, da lontano. Chiedere al cugino, anche lui “Ragazzo di campagna”.

Nella fattispecie parliamo di Massimo Boldi che interpreta, nel film “Il ragazzo di Campagna”, la parte del cugino Severino a cui Renato Pozzetto (Artemio) chiede una mano per cercare di costruirsi una nuova vita a Milano dopo aver lasciato madre, campagna e la Maria Rosa. Nella prima parte del film, vediamo il Cicerchia in sella alla sua Vespa 50 in compagnia del malcapitato Artemio in una serie di eventi tragicomici. Taaac!

Elia: Ercole al suo servizio

Tuta in pelle, casco allacciato (non sempre) e sponsor a farsi la guerra pur di apparire sul suo outfit da vero signore della velocità. Lui è Elia, uomo tutto d’un pezzo che in sella ad un tre ruote Guzzi Ercole “sporty tuned” sfreccia per le strade con il piglio del Campione di razza. Di giorno cameriere di sera l’uomo che le donne tutti vorrebbero. Una vera tigre dell’asfalto.


Renato Pozzetto regala momenti mitici con il suo Moto Guzzi Ercole nel film “Io tigro, tu tigri, egli tigra". La storia di un camionista che usa un motocarro (Moto Guzzi Ercole 500) elaborato come una moto da corsa.

Levante: Ciclone 'sciupafemmine'

Aria sognante, modi semplici e garbati, andamento fiero da far invidia ad un alpino dopo una vittoria al tavolo del tresette. Levante è uno di quei motociclisti che quotidianamente sfreccia con la sua belva, uno strabordante Motobecane 50V Type Luxe del ‘79, domandola che i cow boys USA della 500 anni ‘80… scansatevi. Doti che gli valgono sguardi ammirati del popolo femminile, per i quali non si tiro indietro arrivando perfino a sfondare qualche fienile. Be' chi non lo farebbe...?

Leonardo Pieraccioni ne “Il Ciclone” interpreta Levante, un giovane ragioniere che utilizza come mezzo di spostamento un impavido ciclomotore Motobecane. Mezzo economico robusto prodotto a fine degli anni ‘70. Non un mostro di potenza ma certamente un compagno di lunga data.

OK, MA QUINDI?

Abbiamo voluto un po’ giocare, con questa descrizione semiseria sui “motociclisti” del cinema italiano. I film presi in esame non parlano esattamente di moto, nemmeno ci si avvicinano. Ma alcune scene con i protagonisti in sella alle loro due (o tre) ruote, restano sicuramente negli annali, non solo per il loro tasso umoristico, ma anche perché a ben vedere, regalano uno spaccato, seppure decisamente caricaturale, di quella che è (o forse è stata?) in alcuni casi, l'immagine allegra e scanzonata del popolo dei motociclisti.

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