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MotoGP, Rossi: "Il problema? È da 3 anni che la Yamaha è sempre uguale"

"Non cerco miracoli. In Giappone continuano a lavorare, ma non so cosa aspettarmi per quanto riguarda lo sviluppo"

MotoGP: Rossi: "Il problema? È da 3 anni che la Yamaha è sempre uguale"

Amarezza e delusione con un pizzico di velata rassegnazione. Di sicuro non era questo il Mugello che si aspettava Valentino Rossi, così come il suo popolo giallo accorso come sempre in massa nella speranza di vederlo sul podio.

Un weekend di quelli da dimenticare per il 46, iniziato con la condanna alla Q1, poi il mancato accesso alla Q2, infine la caduta che ha chiuso il cerchio di un fine settimana nero. L’analisi del Dottore parte dalla scivolata che ha fatto calare il sipario sulla sua domenica.  

“Ho provato a passare Mir, ma lui mi ha chiuso, di seguito ci siamo toccati, arrivando lunghi – ha esordito il 46 - poi siamo rientrati entrambi in pista. All’Arrabbiata 2 avevo alcuni problemi con la dura, come d’altronde tutte le altre Yamaha. Purtroppo in quel tratto l’anteriore si è chiuso a causa degli avvallamenti e sono finito a terra. Forse sono entrato un pelo più veloce del solito”.

L’attenzione di Rossi si focalizza poi sulle difficoltà incontrate a partire dalla prove libere.

“Nelle ultime due gare pensavo di essere competitivo, invece siamo stati in grande ritardo – ha ammesso - al venerdì proviamo delle soluzioni per migliorare la moto, soprattutto l’accelerazione, dato che ci piacerebbe lottare per vincere le gare e salire sul podio. In fondo noi siamo il team Factory e questo è il nostro lavoro. Purtroppo sia qua che a Le Mans non abbiamo risolto nulla. Tra l’altro in Francia è piovuto il sabato mattina e sono dovuto passare dalla Q1. Le FP3 del Mugello sono state la mia migliore sessione, ma purtroppo ho commesso un errore. Nell’ultimo giro ero quattro decimi più veloce, senza quell’errore sarei finito sesto nel turno, finendo in Q2 e conseguenza non mi sarei ritrovato ora  a parlare di queste cose. Ovviamente cercheremo di essere più veloci nelle libere a partire dai prossimi GP”.

Intanto la concorrenza continua a correre, mentre la Yamaha è costretta a inseguire.

Purtroppo negli ultimi anni non siamo mai riusciti a migliorare, il fatto è che noi facciamo qualche passettino. Serve qualcosa di più serio, dato che sotto certi punti di vista il gap è davvero grande rispetto alle altre moto”.

Arrivati a questo punto, l’unica soluzione sarebbe quella di cercare di sfruttare il massimo della moto, piuttosto che ricorrere a miracoli.

“Non è che cerchiamo il miracolo – ha puntualizzato - cerchiamo di lavorare dove fatichiamo, tipo l’elettronica e l’accelerazione. Dopo i test di Jerez abbiamo provato delle cose, portandole nelle altre piste. Il fatto è che nel weekend ti concentri solo su quello che hai a disposizione. Magari guadagni in velocità, poi però perdi in altri settori”.

Rossi ripercorre poi gli ultimi anni, concentrandosi sulle difficoltà.

 “Fino alla prima metà del 2016 la nostro moto era la più forte, infatti nel 2015 con le Bridgestone ho lottato con Jorge per il titolo, portando a casa 600 punti in due – ha ricordato – il fatto è che dalla seconda metà del 2016 le altre squadre hanno fatto importanti passi avanti confermandosi nella stagione seguenti e non siamo stati in ritardo. Credo che questo sia stato il problema”.

C’è chi pensa che il problema possa derivare dal mancato sostegno di validi ingegneri in Giappone.  

“Il top degli ingegneri giapponesi è sempre presente, a parte Tsuji che in questa occasione non c’era, però c’era Takano. Loro continuano a lavorare, ma detto sinceramente non so cosa aspettarmi per quanto riguarda lo sviluppo, anche se rimango fiducioso. Per quanto riguarda la velocità e il motore la situazione è questa, dato che non possiamo fare particolare interventi”.

Nonostante la debacle in terra toscana, Rossi evita di abbattersi del tutto.

“Ad Austin ero molto felice e vicino alla vittoria. Adesso invece è più difficile, come ho detto bisogna rimanere concentrati, evitare di arrendersi e lavorare. I tifosi non si devono preoccupare”.

La sua mente intanto è già rivolta alla tappa di Barcellona, in programma tra due settimane.

“Mi piace molto Catalunya, ma questo discorso valeva anche per Le Mans e il Mugello, come Assen. Questi sono i circuiti che preferisco, l’unica cosa è mantenere la concentrazione e non fare errori durante le prove. Ovviamente dovrò lavorare per migliorare la moto e cercare di provare il più possibile diverse soluzioni. In questa situazione diventa molto complicato combattere per il podio in Spagna”.

 Nel giorno in cui il Dottore è stato costretto al ritiro, Danilo Petrucci ha trionfato davanti al proprio pubblico.

Sono contentissimo per Danilo, con lui c’è un bellissimo rapporto, ed è un bravo ragazzo. Vincere al Mugello con la Ducati è il top che ti può succedere dopo la vittoria di un Mondiale. Vederlo con le lacrime sul podio per poco non mi mettevo a piangere pure io. Sono contento anche per mio fratello Luca, averlo visto felice è già una cosa estrema per lui (scherza)”.

L’ultima battuta riguarda eventuali rimpianti per non essere rimasto in Ducati, visto il livello attuale raggiunto dalla Rossa.  

“Quelli non ci sono. La Ducati è stata bravissima, era il 2012 quando ero un loro pilota e avrei dovuto aspettare tanto. Alla fine è meglio così”.

Audio raccolto da Paolo Scalera

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