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Il Mugello? In MotoGP non è un paese per vecchi

La classe regina sta cambiando e la sta cambiando Marquez. Se Ducati vuole vincere le strategie non servono, bisogna attaccare. Lo dimostrano i giovani arrembanti come Bagnaia e Quartararo

MotoGP: Il Mugello? In MotoGP non è un paese per vecchi

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Il Generale Gigi è stato chiaro: bisogna fermare Marquez sulle colline del Mugello. Un eventuale fallimento, sul circuito di casa, non è contemplato dopo la doppietta Lorenzo-Dovizioso del 2018.

L'ordine è stato perentorio, e non a caso è stato raccolto fra i soldati semplici dell'esercito rosso, Francesco Bagnaia e Danilo Petrucci, che avrebbero addirittura fatto il primo ed il secondo tempo se fra di loro non si fosse inserito l'arrembante Quartararo che guida una Yamaha meno aggiornata di quella di Valentino Rossi, ma poiché non lo sa e non se ne preoccupa ha fatto il secondo tempo.

Come nel caso della sfida fra Orazi e Curiazi il compito di Pecco e Petrux, e di Jack Miller, stesosi ieri nel ghiaione per migliorarsi, sarà quello di impegnare in gara il nemico iberico in ogni curva, stancarlo, innervosirlo, se non addirittura indurlo all'errore, in attesa che Dovizioso, fresco di energie, sferri il suo colpo.

La Ducati, dunque, anche qui gioca la solita strategia con una sola punta dimostratasi già debole a Le Mans, dove il pilota della Honda, dopo una schermaglia iniziale, ha deciso di lasciare questa compagnia troppo invadente e con poco da perdere per fare la sua gara. In sicurezza.

Del resto cos'altro si sarebbe potuto inventare? Marquez in questa fase del campionato è più forte ed in sella ad una Honda migliorata su diversi aspetti, velocità di punta inclusa, può permettersi di rischiare di meno.

L'aumento di prestazioni della Honda ha naturalmente un po' destabilizzato Dovizioso, che si è reso conto di avere fra le mani una lama meno affilata e per questo motivo ha perso un po' di sicurezza.

Poiché chi nasce tondo non morirà quadrato la risposta di Dovi è stata in linea con il suo carattere ed attualmente è alla ricerca di quel qualcosa di meglio che non c'è più.

Per questo il vicecampione del mondo al termine della prima giornata di prove era fra l'insoddisfatto ed il preoccupato. Più di quanto i sei decimi a l'11esima posizione di venerdì gli consentirebbero.

L'impressione che ci ha dato è stata quella del pugile che, dopo qualche round, sente le braccia pesanti e nonostante sia ancora capace di tenere il centro del ring inizia a capire chi sarà, a fine match, a prenderle.

Ovviamente siamo solo alla prima giornata di prove ed alla sesta gara del mondiale, è presto per dare dei giudizi definitivi, ma ci sembra quasi di toccare con mano una sorta di cambio generazionale.

Insomma all'orizzonte della MotoGP sembrano affacciarsi piloti meno calcolatori. Come Marquez, in fondo.

Di questi tempi sembra che ragionare troppo non serva, perlomeno quando si cerca la velocità pura. Lo dimostra non solo Valentino, molto indietro, addirittura 18esimo, ma anche le prestazioni, per esempio, di Pol Espargarò, quarto tempo, se paragonate a quelle di Johann Zarco, 12esimo.

Pol ha fra le mani una KTM resa forse ancora più nervosa dal nuovo forcellone in carbonio già utilizzato in Francia, ma invece di preoccuparsene spinge alla morte rendendosi conto che solo portando la moto di Matthigofen in alto, dove l'aria è più sottile, riuscirà a migliorarla.

Non è più, insomma, la MotoGP, un paese per vecchi. Che poi ciò non deve essere inteso unicamente con una accezione unicamente anagrafica quanto, piuttosto, con quella forma mentale che permette ai giovani di preoccuparsi di meno, affrontando i problemi di petto, piuttosto che ragionarci sopra cercando di risolverli.

L'esempio più eclatante, in proposito, è l'atteggiamento di Jorge Lorenzo che benché ancora relativamente giovane anagraficamente ha lo stesso approccio di Dovizioso e Rossi: è perennemente alla ricerca di qualcosa all'esterno che rassicuri io suo io interno consentendogli di spingere di più.

Ovviamente ha anche ragione Dovizioso quando ricorda di non fidarsi delle impressioni del venerdì, ma il vento è ormai cambiato. Su questo non nutriamo il benché minimo dubbio.

 

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