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SBK, Lavilla: “Non accetto lamentele da Kawasaki, facciano delle proposte"

“I 40 mila euro della Ducati non sono il problema. Il regolamento del Campionato sta premiando il pilota più forte e non la moto"

SBK: Lavilla: “Non accetto lamentele da Kawasaki, facciano delle proposte"

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Il weekend tricolore ha esaltato le qualità di Johnny Rea e della Kawasaki, che al Santerno sono tornati ad assaporare il sapore del successo, avendo la meglio sulle Ducati V4 di Bautista e Davies. Il trionfo del Cannibale interrompe quindi il dominio delle Rossa con il numero 19, che prima di Imola aveva vinto tutte le gare.

Nonostante in terra emiliana il tema principale del fine settimana sia stato il meteo, le Case guardano al 2020, cercando di capire quale strada seguire, in particolare sul fronte regolamentare. A tal proposito ne abbiamo parlando con Gregorio Lavilla, responsabile del Campionato.

A Imola tutti aspettavano la vittoria della Ducati in casa, invece è andata diversamente – ha esordito il capo della SBK – è un po’ come la legge di Murphy, che quando vuoi una cosa a tutti i costi, poi non va nel verso giusto. Penso che quest’ultimo fine settimana abbia rimescolato i valori in campo”.

Eppure il tema Ducati V4 MotoGP continua ad essere al centro della polemica.

“Per noi è difficile dire che c’è un vantaggio da parte della moto – ha commentato Lavilla - è vero che c’è una Ducati che vince, ma ce ne sono altre che al momento stanno faticando. L’accordo che abbiamo fatto con le Case è stato quello di bilanciare il potenziale sul campo, intervenendo attraverso la riduzione o l’aumento dei giri motore, che come ben sapete si basa su un calcolo algoritmico. Di sicuro Bautista ha saputo interpretare bene questo mezzo, mentre altri non ancora. Aggiungo una cosa”.

Certo!

“Sempre in merito al fatto di sapere interpretare una moto, questa cosa valeva anche per gli anni precedente, quando a dominare era Johnny Rea. In Dorna siamo entusiasti della prospettiva del Campionato e faremo in modo di lavorare per rendere il Mondiale ancora più ricco e interessante per il pubblico e gli appassionati. Credo che l’attuale regolamento consenta ai piloti di mostrare quello che è il proprio potenziale in pista, ancora più della moto”.

Uno dei temi più discussi è il price cap. Ovvero se il trend del futuro sarà quello di costruire delle SBK versione MotoGP da 40 mila euro.

“Non sono d’accordo. Quando la Dorna è arrivata in SBK non c’erano dei limiti di costi per le moto e lo stesso discorso vale per le sospensioni e i freni. Inoltre non c’era nemmeno un numero limite dei motori. Non c’era niente. Con l’arrivo di Dorna nel 2013 abbiamo messo delle condizioni chiare affinché squadre come la Honda, giusto per fare un esempio, non arrivassero nel Campionato con la RCV da 200 mila euro e distruggessero lo spettacolo in pista”.

Qual è allora la via da prendere?

“Io ho una mia proposta personale, ovvero mettere un prezzo fisso della moto con tutta la componentistica una volta che è in pista. Il prezzo di serie, a mio modo di vedere, conta ben poco, perché è ingannevole. Quello che fa la differenza è la componentistica che si va ad aggiungere in un secondo momento, che fa leva sulla tecnologia sperimentata da ciascuna Casa. Sarà anche vero che la Ducati costa 40 mila euro e la Yamaha, giusto per fare un esempio 20 mila, ma una volta che queste due moto sono schierate in pista il loro valore in termini di euro è molto vicino”.  

Parlando con Yoda, l’ingegnere della Kawasaki ha detto che vuole un incontro con voi, in modo da capire quelle che sono le vostre intenzioni per il 2020, dato che il trend è quello di una SBK che rischia di perdere la sua filosofia.  

Se la Kawasaki vuole dirci qualcosa noi siamo aperti a chiunque, ma fino ad oggi mai nessuno è venuto a parlarci con delle proposte. La mia porta è aperta per tutti e sono più che disponibile ad ascoltare. Non posso però accettare delle lamentale da parte di chi ha vinto per quattro anni e ora che deve rincorrere perché le cose non vanno più bene”.

Per quanto riguarda il 2020, c’è già qualche novità di calendario? A quanto pare Buriram dovrebbe uscire.

 “Al momento il contratto è scaduto, ma stiamo facendo delle valutazioni. Dobbiamo quindi capire se c’è la possibilità di tornarci o meno. Come ben sapete c’è un progetto legato all’Indonesia nel 2021 e confermo un discorso aperto con il Sudafrica in ottica 2020. Magari potrebbe esserci un round in più il prossimo anno, però sono discorsi che capiremo meglio dopo l’estate”.

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