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SBK, Imola sogna la MotoGP, ma per la Superbike è un incubo

Le derivate in ginocchio nella domenica del Santerno con la pista che finisce nell'occhio del ciclone, Dorna e FIM chiamate a intervenire

SBK: Imola sogna la MotoGP, ma per la Superbike è un incubo

“Imola è una pista old style come Laguna Seca, dove vuoi sempre correre e accetti anche rischi extra”. Bastano queste poche parole dette da Chaz Davies, al termine della domenica, per fare intendere quanto i piloti apprezzino le particolarità del tracciato del Santerno. C’è però un termine che non può sfuggire all’occhio attento del lettore, ovvero il rischio, quella piccola linea di confine, un batter ciglio, che sfugge alla sicurezza.

A Imola Gara 2 non si è disputata. Lo si sapeva fin da giovedì che il rischio di non svolgere la seconda manche era concreto e alla fine le paure si sono trasformate in realtà. Una realtà sicuramente dura da accettare per i tanti appassionati che hanno sfidato il freddo sulle tribune del Santerno per vedere i propri beniamini in azione, invece sono tornati a casa con la delusione per un mancato spettacolo.

Sarebbe stato bello vedere staccate al limite sul bagnato, controsorpassi e magari un outsider vincere, ma qua non siamo nella Vecchia Roma con i Gladiatori protagonisti di combattimenti all’ultimo sangue. Qua siamo in pista, la stessa pista che 25 anni fa ha visto un certo Ayrton Senna volare via per un batter ciglio. Scegliere di non correre è stata quindi una decisione difficile, ma coraggiosa, ancora più di un sorpasso a 200km/h con la moto di traverso.  

Eppure in questi anni la pista di Imola ha cercato di rinnovarsi. A seguito dell’incidente di Senna è stata introdotta la variante del Tamburello, ma a quanto pare ancora non basta. Il fatto che Imola sia un tracciato dove la moto rimangono costantemente piegate e in caso di pioggia vengano a crearsi i rigagnoli d’acqua, senza scordarsi della vicinanza dei muretti alla pista, rappresentano un pericolo non da poco per la sicurezza dei motociclisti. Il campanello d’allarme è quindi di quelli da non sottovalutare per Dorna e FIM, i quali saranno chiamati a muoversi in qualche direzione in vista del 2020. Sì ma da che parte?

Al quesito non possiamo dare una risposta, anche perché non siamo tecnici, tantomeno abbiamo lauree in ingegneria. Sta di fatto che se il tracciato del Santerno sogna di regalarsi la MotoGP, come detto nei giorni scorsi dal presidente del circuito, il problema legato alla conformazione è di natura primaria e serve una soluzione al più presto, ma soprattutto l’intenzione di affrontare il problema in maniera diretta.

Nelle scorse settimane è stata infatti riportata la notizia che il Governo del Vallone ha messo sul piatto un piano di investimenti di quasi 30 milioni di euro per riportare la MotoGP su un tracciato storico come quello di Spa, in occasione dell’edizione 2024. Insomma, in Belgio ha voluto mandare un segnale ben chiaro con l’obiettivo di rilanciare sul fronte della sicurezza quello che è considerato come un’istituzione del Motorsport. E forse anche la pista di Imola, per quella che è la sua storia e il suo mito merita ben altro. In caso contrario non dovremo sorprenderci se tra qualche anno il trend sarà quello di sconfinare in Asia dove sorgono come funghi Cattedrali del Motorsport in mezzo al deserto.    


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