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“Ducati? Va contro la filosofia della SBK, serve un tetto ai costi”

INCHIESTA – L’ultima Panigale strizza l’occhio alla MotoGP e divide gli addetti ai lavori, Foti di Aruba: “abbiamo sempre fatto moto di nicchia"

SBK: “Ducati? Va contro la filosofia della SBK, serve un tetto ai costi”

Ci serve una Honda simile alla MotoGP, come quella della Ducati”, “Ci servirebbe una moto di serie diversa, vista la strada aperta con la V4”. La prima affermazione arriva da Leon Camier al termine del weekend di Buriram, la seconda invece da Marco Melandri, alla vigilia dell’appuntamento di Aragon.

Entrambi i piloti vedono nella Panigale V4 il modello da seguire, che tende quindi alla MotoGP. Un aspetto a dir poco curioso, dal momento che le derivate rischiano di spaccare in futuro quel punto di riferimento rappresentato dalla moto di serie. Qualora dovesse essere presa questa strada, il rischio tra qualche anno è quello di vedere sul mercato moto con prezzi particolarmente elevati rispetto a quelli che gli appassionati erano abituati.

BEVILACQUA - "SENZA TETTO COSTI, NON POTRA' ESSERCI UGUAGLIANZA"

A tal proposito abbiamo quindi deciso di capire cosano ne pensano gli addetti ai lavori, a partire da Genesio Bevilacqua: “La MotoGP rimane il Campionato dei prototipi dove le Case esprimono il potenziale al massimo livello e la Superbike non ha bisogno di seguire questa direzione. La strada che ha aperto Ducati non voglio giudicarla, anche se è evidente la potenzialità della base di partenza, il cui costo è il doppio di una moto normale”. Il team manager Moriwaki preferisce non pensare a questa direzione: “Il fatto è che tutte le Case non hanno questa filosofia e credo che Honda non darà inizio all’estremizzazione del prodotto di serie. Se non c’è una regolamentazione sul listino base, ovvero un tetto dei costi, non ci può essere un’uguaglianza, dato che vengono a mancare dei parametri fissi. Nel caso in cui dovesse esserci un regolamento con tetto a 40 mila euro, non sarebbe comunque la direzione giusta. Il mio parere è che non bisogna confonderci con la MotoGP, perché nascerebbero tante analogie e alla fine non interesserebbe nemmeno all’organizzatore”  

KAWASAKI E YAMAHA INDIPENDENTI: CAMBIATA LA FILOSOFIA"

Sulla questione si è esposto anche Lucio Pedercini: “La Superbike è sempre stata la moto accessibile a tutti, mentre ora ci stiamo spostando troppo verso la MotoGP – ha commentato il patron del team – non credo sia giusto, anche perché la nostra Kawasaki si avvicina alla stradale, mentre con la Ducati è cambiata la filosofia. Forse dovrebbe esserci una riduzione riguardante il tetto dei prezzi, prima era 20 mila euro, poi attualmente è stato portato a 40 mila. Direi quindi che si sta cercando sempre più la prestazione per essere vicini alla MotoGP, dato che di originale nelle derivate non c’è più niente”. Perdercini punta quindi per un ritorno al passato: “Non penso sia questa la strada giusta da seguire – ha aggiunto - è inutile che a Jerez facciamo il record della pista, perché al pubblico non interessa che la Superbike sia più veloce di un prototipo. Quello che conta è lo spettacolo, a prescindere dai tempi”    

A raccogliere le sue parole è Filippo Conti: “Le moto devono partire da un presupposto originario di base e in seguito applicare tutte le formule di sviluppo – ha commentato – la Ducati rientra ovviamente nel regolamento e su quello non c’è nulla da dire. Secondo me bisogna rivedere la base, dato che serve capire quella che è la vocazione dell’azienda. La Yamaha, ad esempio, progetta delle moto stradali per poi portarle su strada, mentre la Ducati ha progettato una moto da pista per portala su strada solo in un secondo momento. È cambiata un po’ la filosofia – ha aggiunto -  direi quindi che è stato fatto un percorso inverso rispetto a quella che dovrebbe essere la tendenza classica”. Il team manager GRT fa poi un accenno ai costi: “È difficile stabilire un tetto, dato che bisogna capire la strategia dell’azienda nell’approccio alle corse – ha sottolineato – per certi versi puoi anche permetterti di produrre una moto a un costo maggiore, nel caso in cui riesci a contenere con le perdite il budget”.

Sull’argomento non è mancata una battuta da parte di Guim Roda: “La Ducati ha senza dubbio aperto una nuova strada e lo ha fatto seguendo le regole, infatti la moto rientra in quello che è il regolamento – ha commentato il team manager – al momento loro stanno facendo la differenza grazie a un pilota come Bautista che arriva dalla MotoGP. Il discorso non vale però per Davies, Rinaldi o Laverty. La Superbike si sta avvicinando alla MotoGP? Quello non lo sinceramente, toccherà alle Case capire come e dove investire per seguire o meno quella strada”   

FOTI - ARUBA : "NOI FACCIAMO MOTO DI NICCHIA"

A quanto pare la Ducati con la V4 sembra aver cambiato la filosofia, non è però dello stesso avviso Serafino Foti: “Sinceramente non capisco tutte queste voci – ha commentato il team manager Aruba –  lo dico perché la concezione di moto della Ducati è sempre rimasta intatta nel tempo. Un esempio sono le versioni precedenti come la versione R, che costava più delle altre moto. La nostra Casa da sempre costruisce moto di nicchia straordinarie, investendo esperienza, denaro per realizzare una prodotto vendibile al pubblico, come se fosse la Ferrari del motociclismo.  Questo discorso vale per la V4 R, ma anche per tutte le altre che sono state lanciate sul mercato come la 998, la 996. Abbassare il tetto dei costi? Non cambierebbe nulla. Anche i giapponesi potrebbero seguire la nostra filosofia. Perché non la fanno? Forse perché non gli interessa”.

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