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MotoGP, Gabarrini: "Bagnaia, più Stoner o Lorenzo? No, impara come Marquez"

 "Non è il tipo di pilota che fa il giro a vita persa perché vuole fare il tempo. In sella mi ricorda il Marquez del 2013. Quando impara una cosa, resta sua per sempre"

MotoGP: Gabarrini: "Bagnaia, più Stoner o Lorenzo? No, impara come Marquez"

Cristian Gabarrini è un tecnico di grandissima esperienza, che nelle ultime stagioni ha lavorato al fianco di alcuni tra i talenti più luminosi del Paddock della MotoGP. E' stato al fianco di Casey Stoner nella sua trionfale epoca in Ducati, per poi restare con lui anche negli anni in Honda. Poi ha seguito l'esordio in MotoGP di  un altro grande talento australiano, ovvero Jack Miller, che all'epoca si rese protagonista del grande azzardo saltando dalla Moto3 direttamente in MotoGP. 

Quando Lorenzo firmò con Ducati, fu proprio Gabarrini l'uomo scelto per accompagnare Jorge nella grande sfida di Borgo Panigale e adesso il tecnico si trova ad accompagnare Pecco Bagnaia nei suoi primi passi in MotoGP. Abbiamo intervistato Cristian nel Paddock di Termas, per parlare con lui di presente, ma anche per trovare quante similitudine ci possano essere tra un Rookie come Bagnaia e i grandi campioni con cui ha lavorato in passato.

Tanti piloti, tanti campioni. Hai lavorato con profili davvero diversi qui in MotoGP.

"Si, e ognuno di questi piloti ha le sue particolarità, difficile fare un paragone soprattutto con Pecco, perché con lui lavoro da pochi mesi mentre ad esempio con Jorge ho passato più di due anni. I piloti in generale sono persone molto particolari, è difficile trovare tra loro qualcuno che abbia un carattere da ‘comune mortale’".

Da Stoner a Bagnaia, passando per Lorenzo. Tre mondi diversi?

"Posso dire che tra Casey e Jorge stiamo parlando di due personalità talmente diverse da essere quasi antitetici. Pecco ha caratteristiche dell’uno e dell’altro, ma al momento faccio fatica a dire di più su di lui, anche a livello umano, perché è poco che lavoriamo assieme. Per ora devo dire che ci stiamo trovando tutti a meraviglia con lui, da me alla squadra. E’ un ragazzo meraviglioso da tutti i punti di vista, con cui si lavora molto bene. Passiamo anche tanto tempo assieme fuori dalla pista, sempre nell’ambito delle gare. Il bilancio di questa collaborazione è decisamente positivo fino ad ora".

Sappiamo che negli anni proprio con Stoner e Lorenzo avevi costruito delle belle collaborazioni, pur essendo molto diversi fra loro.

CRISTIAN GABARRINI E CASEY STONER

"Con Casey ho un rapporto molto particolare, è senza dubbio quello che conosco meglio. Ho lavorato con lui per sei anni, e se consideriamo anche gli anni in 125 sono ancora di più. Con lui ho un rapporto affettivo diverso, ci siamo conosciuti quando aveva solo 16 anni, in un periodo in cui un ragazzo cambia tanto. Per me è quasi un affetto da fratello maggiore verso il minore. Anche con Jorge ho avuto un rapporto assolutamente meraviglioso, come pure lo sto avendo con Pecco". 

Lavorare con un Rookie è molto diverso per te rispetto a quello che facevi al fianco di campioni affermati?

"Per me Pecco non è il primo Rookie, perché io ho gestito anche Jack Miller quando fece il salto dalla Moto3 alla MotoGP e naturalmente sono due piloti che hanno caratteri abbastanza diversi. Ovviamente quando hai a che fare con un Rookie hai priorità e target diversi rispetto ai piloti che ambiscono fin dal primo anno a conquistare il titolo. Il metodo di lavoro resta lo stesso, ma gli obiettivi sono diversi e quindi bisogna tarare il metodo per raggiungere gli obiettivi. Si tratta solo di ricalibrare alcune cose".

Da pilota esordiente in MotoGP, Bagnaia sembra avere una grande sicurezza. Cosa ti sta colpendo di lui?

"Mi ha colpito molto dal punto di vista della maturità, non solo personale ma anche come pilota. E' molto professionale. Nonostante sia molto giovane è davvero molto sicuro, è sempre consapevole di quello che fa, il tempo sul giro viene perché è cosciente di quello che sta facendo in pista, non è il tipo di pilota che fa il giro a vita persa perché vuole fare il tempo e questa è una cosa molto rara. Come ho già detto, questa caratteristica l’avevo già vista alcuni anni fa, nel 2013 con Marc Marquez in Honda. Anche lui è uno di quei piloti che una volta imparata una cosa, quella diventa sua per sempre, ripartiva sempre da un gradino successivo. Questa caratteristica l’ho ritrovata in Pecco. Lui è uno che a piccoli step va avanti e consolida ogni step. Quando impara qualcosa, diventa completamente sua".

La moto che avrà a disposizione durante la stagione si avvicinerà a quelle ufficiali se dovesse meritarlo?

"Per la nostra moto non è previsto un vero e proprio sviluppo, quindi il margine di crescita ci sarebbe se la moto venisse aggiornata come quella dei piloti ufficiali. Però c’è una sorta di programma, alcuni pezzi arriveranno. Di solito le novità sono distribuite in base alle esigenze specifiche del singolo pilota nelle singole aree. Se c’è un aspetto della moto che deve crescere per aiutare il pilota in una certa area, si cerca di aiutarlo soprattutto in quello. Naturalmente da parte di Ducati c’è il massimo appoggio, perché Pecco è un pilota Ducati e il Team Pramac è il team di riferimento per i giovani di Ducati, quindi si andrà avanti passo dopo passo con loro e si farà tutto quello di cui ci sarà bisogno".

Hai avuto una prima esperienza in Ducati terminata nel 2010 e poi una seconda iniziata nel 2017 e che prosegue ancora. Hai trovato grandi differenza tra i due periodi, magari anche per l'arrivo di Dall'Igna?

"Alcune cose sono simili, per non dire uguali. Mentre altre sono cambiate molto, perché naturalmente è cambiato il periodo storico, le esigenze al livello tecnico sono diverse ed è cambiata anche la gestione. Alcune cose sono diverse da questo punto di vista, ma non posso scendere troppo nel dettaglio. Direi che però in generale sono molte di più le cose che sono rimaste simili o uguali, rispetto a quelle che sono cambiate". 

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