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MotoGP, Tutti in sella, guidare ormai è questione di culo

Sempre più grandi, per offrire maggiore appoggio e 'sensibilità'. Come diceva Niki Lauda, per un pilota la parte meno nobile è la più importante

MotoGP: Tutti in sella, guidare ormai è questione di culo

Guidare una MotoGP, oggi, è questione di culo.

No, non vogliamo dire che per andare forte basti un po' di fortuna. Al contrario c'è bisogno oltre che di una grande abilità, anche di una sensibilità fuori dal comune.

Del resto con potenze nell'ordine dei 280 cv e velocità massime superiore ai 350 Km/h, controllare queste belve è privilegio di pochi. Anche se c'è un 'ma'...l'elettronica.

Il traction control, senza il quale, gli attuali propulsori non riuscirebbero a scaricare a terra la potenza, funziona un po' da filtro per il pilota, attenuando le reazioni e anestetizzando il centro di controllo dei piloti: il culo.

Già, perché sono proprio le terga, il sedere, le chiappe, ora la destra ora la sinistra, il punto di contatto fra il pilota e la moto. E se Niki Lauda confessava di andare forte grazie al suo culo particolarmente sensibile, visto che le monoposto si guidano stretti nell'abitacolo, legati ad un sedile, ma con il posteriore a pochi centimetri dal suolo, a maggiore ragione questa...estremità è ancora più importante nel motociclismo. Ma più ora che allora?

Ve le ricordate, infatti, le selle degli anni '70 o '80?

Erano ridicolmente striminzite, i codini, semmai, potevano anche essere giganteschi per i primi abbozzi di aerodinamica, ma se una MV 500 aveva sì e no 100 cv, e una Yamaha 250 una settantina, le cose sono andate rapidamente migliorando, fino a sfiorare i 200 cv per l'ultima Honda 500 NSR 'screamer' di Mick Doohan.

Potenze ancora gestibili, anche perché con i motori due tempi con un'arco di erogazione di 3000 giri si poteva al massimo spalancare in rettilineo.

"Ai miei tempi - ci ha detto recentemente Wayne Rainey - sarebbe stato impensabile provare ad assumere queste posizioni: con la brusca erogazione della mia Yamaha sarei stato sparato in aria dieci volte al giro! Tutto ciò che potevamo fare era spostare una chiappa all'interno della curva e usare il ginocchio interno come un sensore di piega".

Oggi, invece, è tutto un'altro discorso e se Aleix Espargaro dopo i primi due turni di prove non ha saputo spiegare se il problema di accelerazione della sua Aprilia è dipeso dalla mancanza di di potenza o da un imperfetta messa a punto dell'elettronica, questo spiega tutto.
Ecco, dunque, che con Jorge Lorenzo come apripista, le selle delle MotoGP hanno iniziato a crescere in dimensioni. Con i piloti sempre più 'fuori' dalla moto, appesi e sbilanciati in avanti per caricare l'avantreno e contrastare le impennate senza abusare del controllo antiinpennamento, è nata l'esigenza di mantenere un contatto quanto più possibile stabile fra la moto e le sacre, sensibilissime, terga: la sella appunto.

Sempre più larga, con varie forme di imbottitura a seconda delle preferenze del pilota, aiuta il contatto uomo-macchina grazie ad incremento dell'area di appoggio con lo straordinario sensore abilitato a trasmettere ogni più piccola sensazione al cervello e da lì al polso destro: il sedere.

Si potrebbe continuare a parlare di come stia cambiando l'ergonomia delle moto da corsa con l'importanza della forma dei serbatoi. Ma questo è un altro discorso.

Per il momento ci fermiamo qui, all'elegia di quello straordinario sensore ricco di terminazioni nervose che nessuna piattaforma inerziale potrà mai imitare.
Il culo del pilota.

"La sella ora va bene - ha detto Lorenzo ieri - c'è però ancora una cosa da mettere a posto: il colore".
Sì, Jorge, l'imbottitura marrone non si può vedere!

 

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