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MotoGP, Bagnaia: "Il segreto della Ducati è riuscire a stupire"

Pecco nei nuovi colori Pramac: "finire tra i primi 10 in Qatar sarebbe perfetto. Ho scelto la mia strada e so di essere in buone mani"

MotoGP: Bagnaia:

Pecco Bagnaia ha guidato la sua prima Ducati nel cortile della nonna e non aveva ancora l’età per farlo in strada. Aveva solo sedici anni ed era l’Hypermotard di suo zio: “mia nonna tiene molto al suo giardino e non era molto contento che glielo avessi praticamente distrutto - ha raccontato con un sorriso - Ero caduto nei test a Jerez in Moto3 rompendomi un polso, per capire se avrei potuto usare la frizione ho provato quella moto”.

Sei anni dopo, Francesco si trova in MotoGP con la Desmosedici del team Pramac, presentata oggi a Milano con una livrea concepita dal centro stile Lamborghini. Il campione del mondo Moto2 in carica si è già fatto valere nell’inverno.

Sono stati test molto positivi e diversi l’uno dall’altro - ha spiegato - In Malesia dovevo prendere confidenza con una moto che ha tanti più cavalli di quanto fossi abituato e le prove dell’anno scorso non erano bastate. Sono partito con il piede giusto, finendo con un bel tempo.In Qatar ho fatto soprattutto tanti giri con le gomme usate, quello che a Sepang era mancato. Secondo me ho fatto tanti passi in avanti e la simulazione gara mi è servita per capire molte cose, soprattutto come gestire meglio le gomme. Sono contento in generale di questo inverno”.

Soprattutto a Sepang, Pecco ha stupito tutti terminando i test con il secondo tempo assoluto.

"Quando ho visto quel tempo mi sono messo a ridere, anche perché era venuto semplicemente - ha ricordato - La Ducati ha una caratteristica: quando vai forte e stai facendo tutto bene, riesce comunque a stupirti per quanto vai veloce. Abbiamo notato che ogni volta che metto una gomma nuova, faccio il tempo e poi riesco a tenerlo, questo mi ha fatto fare degli importanti passi in avanti”.

Importanti soprattutto perché il primo GP della stagione è alle porte. Una settimana e si accenderanno le luci sulla pista di Losail.

In gara sarà tutto diverso, sia rispetto ai test sia a quanto ero abituato in Moto2 - ha sottolineato - A partire dalle qualifiche per arrivare alla gara, molto più lunga e in cui bisognerà gestire le mappature, le gomme, tante cose a cui non ero abituato. L’obiettivo principale è quello di essere il migliore debuttante, ma credo che anche tutti gli altri abbiano lo stesso traguardo. Sarà importante partire bene fin dal primo turno di prove e arrivare nei primi 10 sarebbe perfetto”.

Pensando alle ultime prove in Qatar, Quartararo sembra essere il suo avversario più ostico.

Fabio è stato molto forte, veloce, costante, ha fatto un po’ come me in Malesia - ha riflettuto Bagnaia - Ha fatto un bel tempo, ma nel passo eravamo abbastanza allineati, però lui ha fatto due o tre time attack mentre noi abbiamo deciso altrimenti, questo cambia molto le cose. Sicuramente a Losail va forte e la Yamaha lo sta aiutando molto nel suo processo di adattamento alla MotoGP,  quindi credo che, insieme a Mir, sia tra i favoriti per il titolo di rookie of the year”.

Per tutti e tre sarà fondamentale capire e riuscire a sfruttare la MotoGP nel minor tempo possibile.

È una moto molto diversa da guidare, frena e accelera di più, ma ci si adatta a queste caratteristiche semplicemente girando - ha detto Pecco - La cosa più difficile è il lavoro nel box, molto più complicato rispetto alle altre categorie. Soprattutto per quanto riguarda la parte elettronica che richiede praticamente i tre quarti del tempo, bisogna analizzare curva per curva, è un lavoro lungo ma la mia squadra è molto esperta e cercherò di sfruttare questa loro esperienza. Non mi hanno imposto nulla e ho trovato un metodo di lavoro molto simile a quello a cui ero abituato”.

Sotto questo punto di vista Bagnaia sembra essere in una botte di ferro. Il suo capotecnico è Cristian Gabarrini e l’ingegnere elettronico Tommaso Pagano.

"Mi hanno accolto a braccia aperte e mi hanno ascoltato molto, non me lo sarei aspettato - ha rivelato - Hanno entrambi una grande esperienza e credevo mi imponessero una loro strada, invece è stato l’opposto. Mi hanno fatto capire quello che andava meglio per me, sicuramente sanno come comportarsi con un pilota, hanno vinto con tanti diversi tra loro, sono sicuramente in buone mani”.

Inoltre può contare anche su compagni di squadra altrettanto esperti.

Ho chiacchierato con Dovizioso e Petrucci, ma ognuno di noi guida in moto diverso, come anche Miller. Forse il mio stile è un po’ più simile a quello di Dovi ma neanche così tanto, per esempio in Qatar abbiamo usato gomme diverse per fare la simulazione di gara e ognuno si trovava bene con quella scelta. Penso sia giusto chiedere qualcosa a chi ha più esperienza, ma non bisogna focalizzarsi su quello. Ci sono mille strade tra cui scegliere e noi ne abbiamo presa una diversa dalle loro”.

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