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MotoGP, Il cassetto di Valentino: tutte le facce del Dottore

I 40 anni di Rossi, da bambino a uomo, nel racconto disordinato e senza filtri delle immagini di Gigi Soldano

MotoGP: Il cassetto di Valentino: tutte le facce del Dottore

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C’è un cassetto che viene aperto raramente, è un cassetto zeppo di ricordi trasformati in immagini. Fotografie ingiallite dal tempo o intrappolate nell’eterno presente dei byte, disordinate come la memoria, giocano col passato ingannando il tempo quando le si guardano. Abbiamo aperto quel cassetto per festeggiare Valentino e i suoi primi quarant’anni, la maggior parte dei quali vissuti al ritmo veloce dei circuiti, delle gare, dell’adrenalina che ha scandito ogni attimo, la vittoria come la sconfitta, la gioia e il dolore, che nella vita si scambiano vicendevolmente il palcoscenico.

Ci sono lunghi capelli biondi e due occhi azzurri di chi cerca di indovinare il proprio futuro. C’è una zazzera colorata per celebrare un successo. Ci sono lunghi ricci, un cranio rasato, cappucci calati per nascondersi al mondo per un momento e sguardi di sfida. Ci sono il sorriso da copertina e la fronte corrucciata per la concentrazione. Ci sono gli abbracci, gli amici importanti, le tute colorate e i caschi riconoscibili come fossero un volto.

Ci sono quarant’anni in cui è difficile distinguere l’uomo dal pilota, come fossero fusi insieme e stessero bene così, uniti per sempre. Ci sono – sempre – le moto, anche quando non compaiono, puoi sentire il profumo dei 2 tempi Aprilia, l’urlo del cinque cilindri Honda, l’esplosione del quattro Ducati, la voce amica della Yamaha, a cui sussurra parole d’amanti mentre le regala un fiore.

È un racconto anarchico, quattro decenni in cui il bambino è diventato supereroe, icona, simbolo, e ancora nemico, bollito, vecchio. Tante contraddizioni come in ogni storia in cui si rispetti, in cui il buono diventa cattivo, e viceversa, a seconda dei casi. Sono quarant’anni che i podi, le vittorie, i titoli mondiali e le cadute fanno fatica a raccontare. Semplicemente, se ne fregano delle etichette e vanno per la loro strada, che sia quella disegnata dalle curve di un circuito o dalla piazza e del bar dove fare casino con gli amici.

Ci sono la timidezza nascosta sotto una faccia da duro, le domande davanti a una porta da aprire per la prima volta, la consapevolezza della maturità, la gioia di fare quello che piace, incurante delle conseguenze.

Perché è tutto sommato facile raccontare Valentino pilota, snocciolando statistiche e sorpassi fatti e presi, gare mitiche e tonfi roboanti, ma queste foto dicono qualcosa di diverso. L’obiettivo coglie senza pudore momenti che tutti, anche senza essersi mai messi un casco, riconoscono. Valentino era (ma forse è ancora) un ragazzo di provincia che ha trasformando il mondo nel suo parco giochi. Gli è affacciato con la strafottenza dell’adolescenza,  lo ha trasformato con la forza della giovinezza e ora lo affronta con la maturità. Continuando a fare quello che gli riesce meglio e che ha sempre voluto, correre.

A quarant’anni c’è davanti a lui un’altra stagione, altre curve da affrontare per tornare nuovamente al punto di partenza. C’è l’età che diventa un peso solo quando viene rinfacciata e la consapevolezza che le gare corse sono molte di più di quelle ancora di correre. C’è anche qualche ruga a ricordare che non basta andare veloci per ingannare il tempo, ma c’è anche la forza di fregarsene continuando ad assecondare la passione e azzittendo la ragione.

Perché forse quarant’anni sono solo un numero oppure, come diceva Pablo Picasso, “sono quell’età in cui ci si sente finalmente giovani. Ma è troppo tardi”.

Grazie Gigi Soldano per averci dato le chiavi di quel cassetto.

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