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MotoGP, Pirro: "Preoccupato dalla Honda? No, da Lorenzo"

"Ho imparato molto da lui, ma Dovizioso e Petrucci formano una bella squadra. La nuova Ducati? L'importante era non perdere la strada"

MotoGP: Pirro: "Preoccupato dalla Honda? No, da Lorenzo"

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Come ormai tradizione, è stato Michele Pirro ad avere l’onore di portare in pista per primo la nuova Desmosedici. Il collaudatore pugliese ha affrontato il caldo torrido di Sepang primi di affidare, da mercoledì, il manubrio della GP 19 a Dovizioso e Petrucci. Tre giorni, l’ultimo oggi, di lavoro importante per spianare la strada a quello di affinamento dei piloti ufficiali.

Michele però non ha dovuto fare i conti solamente con la nuova moto, ma anche con il suo fisico.

Vengo da una operazione e non è facile riprendere il ritmo, anche perché sono stato fermo più di 40 giorni - racconta - Ci pensavo il primo giorno: su una MotoGP si va molto forte in rettilineo, devi frenare altrettanto forte e in accelerazione devi impegnarti per non farla impennare. Sapevo a quello cui sarei andato incontro con l’operazione e ho iniziato a lavorare un po’ di più sulla forza solo due settimane fa. Quando ho iniziato a fare pesi, 2 Kg mi sembravano 20!”.

Come si è svolto l’intervento?
Mi hanno operato in artroscopia, ricostruendomi la spalla lesionata nella caduta del Mugello. Sono contento di stare riacquisendo tutti gli automatismi, per cinque mesi non ho potuto praticamente allenarmi. In generale, sento che mi manca la giusta forza. Non parlo solo della spalla, anche se ovviamente è il punto più critico essendo la destra, la più sollecitata. Il punto è che quando risali in moto usi dei muscoli che per tanto tempo sono stati completamente fermi”.

Quali sono state le prime sensazioni sulla GP19?
Fondamentalmente rappresenta un affinamento rispetto alla Desmosedici dello scorso anno. La mia più grande paura era che, avendo raggiunto una buona competitività in pressoché tutte le aree, potessimo perdere la strada. Così non è stato, ma non voglio commettere errori che potrebbero portare a dei passi indietro”.

Cosa serve per battere la Honda?
Il riferimento è Marquez quindi bisogna cercare di ridurre il più possibile il vantaggio che in questo momento ha in qualsiasi condizione. Fino a due anni fa sembrava che l’aerodinamica fosse l’aspetto più importante, poi tutti hanno lavorato molto su questo aspetto e alla fine si è raggiunto un equilibrio. Se osservi adesso le carene della MotoGP, non noti le grandi differenze del passato, tutti hanno adottato soluzioni simili. Anche la KTM qui ha portato una soluzione già vista su altre moto. Secondo me è importante lavorare su tutti gli aspetti della moto, non c’è un’area che abbiamo sottovalutato rispetto a un’altra”.

In pista riesci a capire le differenze più grandi tra Ducati e Honda?
Non ne ho mai provato una Honda, a parte quella del 2012 che utilizzai nel team Gresini. Dalla Tv, sembra che la Honda sia più agile e la Ducati più veloce e potente, ma nella realtà non sempre è così. Per esempio, al Mugello serve una moto molto agile perché ci sono molti cambi di direzione e negli ultimi anni abbiamo vinto noi. Credo si tratti di trovare un compromesso tra i vari aspetti”.

Lorenzo potrà togliersi certi dubbi… cosa ha lasciato Jorge alla Ducati?
Il suo modo di inserire la moto in curva e soprattutto la preparazione dell’uscita di curva sono qualcosa di incredibile. Farei fatica a spiegartelo tecnicamente, ma posso dire in pochi riuscirebbero a raddrizzare la moto in uscita come fa lui. Forse Stoner faceva qualcosa di simile, ma in quella fase particolare anche lui era diverso. Lorenzo è veramente bravo in alcuni frangenti e l’uscita di curva è uno di questi”.

Hai imparato qualcosa da lui?
Certamente, mi dispiace che Lorenzo sia andato via ma sono contento di aver lavorato con un campione come lui. Sono anche un po' preoccupato perché conosco bene le sue potenzialità e la sua dedizione. Non si possono negare i suoi pregi”.

Magari al fianco di Marquez farà scintille…
Sono due piloti molto furbi. Lorenzo a volte magari parla un po’ troppo e forse è anche troppo diretto nelle sue dichiarazioni, ma sono due grandi piloti e ognuno potrà imparare qualcosa dall’altro”.

Ducati risponde con la coppia Dovizioso-Petrucci…
Danilo è uno come me, ha fatto tanta gavetta e tanti sacrifici. Sono contento per il suo arrivo, perché dimostra che i sacrifici pagano. Per capire se abbiamo perso o guadagnato bisognerà aspettare Valencia, a novembre. Secondo me abbiamo una bella squadra, spero che Dovi si confermi ad alto livello, mentre Petrucci potrebbe essere la sorpresa del campionato. Stiamo lavorando per quello.

Parlando di protagonisti della MotoGP, non si può citare Rossi che fra pochi giorni compirà 40 anni. Cosa ne pensi?
Ti basta guardare la gara che ha fatto qui a Sepang l’anno scorso, c’ero anch’io in pista, e ti domandi ‘dove ha 40 anni?’. Tanto di cappello, secondo me puoi dire poco a uno come Valentino, devi solo fargli i complimenti. Le sue ultime due gare del 2018 dicono molto, non si può non dire che ci abbia provato. Questo è un buon segno anche per me che sono entrato nei trenta e mi dico che ho ancora margine. Stoner si è ritirato a 26 anni, poi guardi Valentino che a 40 è ancora qui e pensi ‘ok, se ci è arrivato lui, magari la speranza di correre ancora parecchio posso averla anche io’”.

Correre e collaudare, in un certo senso tu sei stato il primo a creare una nuova generazione di tester…
Sono contento perché abbiamo creato una sorta di mercato parallelo a quello dei piloti. Non è stato solo merito del mio impegno, ma anche della Ducati che ha creduto in me, creando un vero test team e facendolo con un pilota giovane che correva a tempo pieno. Mi ha fatto crescere svolgendo il mio ruolo di collaudatore. Quello che mi rende felice è che io sono migliorato ad ogni stagione, ma anche la moto è cresciuta negli anni. Le prestazioni sono migliorate e da un anno a questa parte anche le altre Case si sono adeguate creando strutture simili”.

Il tester non è più un pilota di serie B?
Abbiamo fatto in modo che il collaudatore non fosse più una posizione destinato a chi smetta di correre, ma un pilota con un ruolo ben preciso. Ci sono tanti piloti che correvano regolarmente e adesso svolgono collaudi per gli altri costruttori. Essere stato il primo a farlo mi rende felice. Faccio parte di un progetto che per due anni ha rotto le scatole a Marquez e speriamo quest’anno di toglierci qualche altra soddisfazione”.

Il tuo lavoro continuerà anche nelle giornate in cui ci saranno i piloti ufficiali?
No, la nostra moto è in continua evoluzione e in questi giorni ho fatto lo shakedown  a quelle di Dovizioso e Petrucci. Le mie saranno pronte a marzo, quindi non è in programma che io giri nei test ufficiali”.

Cosa ci dovremo aspettare quest’anno, tanti nuovi serbatoi ricordando quello che successe con Lorenzo?
Secondo me la storia di Jorge ha amplificato questo aspetto, ma la realtà dei fatti è diversa se si guardano le cose con lucidità. A Lorenzo, in quel fine settimana al Mugello, sono successe tante cose che si sono incastrate tra di loro. Chiaro che l’ergonomia, come tutte le cose quando corri ad alto livello, ha il suo peso e un po’ fa la differenza. Lorenzo sicuramente ha trovato qualcosina in più avendo un’ergonomia giusta per lui, gli ha dato più fiducia, ma credo che sia stato l’insieme di più fattori che messi insieme ha fatto si che dal Mugello tornasse ad alti livelli. Magari dall’esterno si potrebbe pensare che un solo serbatoio possa fare tutta quella differenza. Se fosse così io sarei ben contento, smetteremmo di fare moto e ci metteremmo a costruire solo serbatoi (ride)”.

Tra poco inizieranno tutti i campionati, in quali correrai quest’anno?
Posso fare le tre wild card previste dal regolamento in MotoGP, quindi sarò al Mugello, a Misano e  Valencia. Chiaramente sarò sempre a disposizione della squadra e verrò ai GP per dare una mano se dovesse occorrere. Negli ultimi due anni ho fatto varie gare come supporto ai piloti ed è servito anche a capire su cosa lavorare nei test.  Sentire il feedback dei piloti in gara è sempre una cosa positiva, perché parliamo un po’ la stessa lingua, che è diversa dal gergo degli ingegneri. Poi rifarò il campionato italiano SBK con la nuova Panigale V4.

Quanto è difficile il passaggio dalla MotoGP alla SBK?
Io credo che la parte veramente difficile l’abbia affrontata quattro o cinque anni fa, quando cambiavo continuamente moto e gomme. Adesso ho imparato ad adattarmi, inoltre, pur avendo vinto tante gare con la V2, finalmente avrò una V4 che in ogni caso è più simile alla MotoGP. Sarà tutto nuovo e da scoprire e questo mi dà tanto gusto. L’obiettivo sarà vincere delle gare con la V4, ma soprattutto aiutare Dovizioso e Petrucci a vincere in MotoGP”.

Qual è il segreto di  un bravo collaudatore?
Ormai sono molti anni che mi sono calato nel ruolo e mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Lavoro con un bel gruppo ed è stato utile riuscire a entrare in sintonia con Dall’Igna, Ciabatti e Tardozzi. Quando partecipo alle gare cerco di essere veloce, di stare tra i protagonisti, inoltre la moto è cresciuta molto, sono arrivati dei risultati importanti. Tutto questo ti permette di essere partecipe di una grande squadra che non è formata solo dalle persone in pista, ma anche da tutti quelli che lavorano in azienda. Io mi sento parte di questa famiglia. Diciamo che ho messo un po’ da parte l’ego da pilota, mettendo al primo posto lo sviluppo della moto. Alcune volte devi frenare l’istinto da pilota che in alcuni frangenti ti suggerisce di fare cose che in certi momenti servono solo a te e non alla squadra”.

E se ricevessi un’offerta per tornare a correre in pianta stabile?
La accetterei. Sono rimasto competitivo in questi anni, quindi, perché no? Chiaramente solo correndo potrei scoprire quanto mi manca rispetto a chi lo fa regolarmente. Petrucci ha iniziato con Ioda, poi è passato in Ducati e sono tanti anni che lavora sempre con la stessa squadra, questo gli ha permesso di crescere tanto. Io tra sostituzioni, campionati e moto diverse, non ho avuto questa continuità. Credo che quando devi limare proprio gli ultimi due o tre decimi, questo possa pesare. Mi resta il dubbio se sia così o meno, però al livello a cui è arrivata oggi la MotoGP, lavorare sempre con le stesse persone, con la stessa moto e con lo stesso metodo, potrebbe aiutarti”.

Testo raccolto da Paolo Scalera e Marco Caregnato

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