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Automotoretrò 2019: spazio alle classiche del Sol Levante

Nel salone torinese dedicato ad auto e moto storiche a farla da padrona per le due ruote sono le icone nipponiche

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Non solo auto a Torino, per la 37° edizione di Automotoretrò, l’evento dedicato alle vintage sue due e quattro ruote. Un anno importante, che vede i festeggiamenti per i 70 anni di Abarth, ma non solo. Sono tante infatti le moto presenti a spegnere le fatidiche 50 candeline o a celebrare importanti traguardi: tutte orientali e ognuna con la sua storia, che in occasione dell’apertura di Automotoretrò ripercorriamo insieme.


Suzuki T500


Ha una storia a dir poco controversa la Suzuki T500, prima “mezzo litro” a due tempi della casa di Hamamatsu, che la fece debuttare nel 1967 come ammiraglia del marchio. L’obiettivo era avere successo nel mercato statunitense, ma i risultati furono scarsi a causa del look sportivo e dell’assetto piuttosto rigido. Anche in casa la Suzuki T500 dovette soccombere con l’arrivo della Kawasaki Mach III 500, e fu così che già nel 1968 Suzuki decise di mettere mano all’interasse, portandolo da 1.380 a 1.452 mm, e al look, creando una cruiser dura e pura che venne rinominata T500 II Cobra. Una vita breve quella della T500, che oggi la rende un oggetto di culto.


Kawasaki Mach III 50


50 anni e non sentirli. La fama della Kawasaki Mach III 500 resiste anche all’inesorabile passaggio del tempo. Veloce, leggera, a dir poco adrenalinica. Caratteristiche che le valsero non solo complimenti: la Mach III è stata infatti ribattezzata la “Widowmaker” nei paesi angolofoni, o qui in Italia, la “bara volante”, per la sua propensione a far decollare l’avantreno e per l’inadeguatezza di freni e sospensioni al cospetto del motore triclindrico da 498 cc e 60 CV, capace di sfiorare i 200 km/h. Da Akashi, dopo la prima serie, presero provvedimenti migliorando ciclistica e freni della Mach III, senza abbandonare il concetto di moto “esagerata”, che portò all’arrivo della Mach IV 750 nel 1971. Anche la Mach III fa bella mostra di sè nello stand di Automotoretrò, e se siete di passaggio, vale la pena ammirarla da vicino.


Honda Cb Four


Chi partecipa in gruppo al salone torinese è la famiglia delle CB Four di Honda. Le iconiche quadricilindriche della casa di Tokyo arrivano ad Automotoretrò capeggiate dalla CB 750 Four, che nel 2019 sorpassa definitivamente la boa del mezzo secolo. Nata nel 1968, segnò un passaggio fondamentale nel settore motociclistico, perchè ricca di innovazioni: nei 736 cc della CB 750 Four le novità erano tre: l’uso del 4 cilindri su una produzione di massa, finora mai sperimentato da un grande marchio, l’abbinamento 4 cilindri 4 tempi, e l’adozione della distribuzione in testa a catena al posto di quella ad aste e bilancieri, più popolare all’epoca. I 4 carburatori Keihin da 28 mm aiutavano il motore a raggiungere una potenza di 69 CV a 8.000 giri e una velocità massima di oltre 200 km/h, con il tachimetro a segnare i 160 prima dei 400 metri in caso di partenza da fermo. Ma non finisce qui, perchè la CB 750 Four fu la prima a montare il freno a disco all’anteriore, e a dotarsi dell’avviamento elettrico, con tanto di tachimetro, contagiri e spie di servizio. Con lei le sorelle minori, CB 500 Four e CB 350 Four, per una riunione di famiglia da far brillare le pupille a tutti i visitatori del salone.


Yamaha XT 500


E’ la più giovane del nostro gruppo di “jap” la Yamaha XT500, che nacque nel 1975 e venne commercializzata dal 1976. Oltre al successo commerciale la monocilindrica 4 tempi di Iwata si lega a doppio filo con lo sport: fu infatti la prima moto a vincere la Parigi-Dakar, nel 1979, conquistando anche il Mondiale Motocross nel 1977. Il 2019 è un anno particolare per la XT500, ricorrono infatti i 40 anni dal suo trionfo dakariano, e per questo Yamaha le ha dedicato una special su base XSR 700: la XTribute.  L'ultimo, non certo per importanta, tra i tanti motivi per fare un salto negli stand dedicati alle moto di Automotoretrò 2019.

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