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Moto2, Locatelli: “Il Mondiale lo preparo facendo su e giù per i monti”

Andrea: “La Moto2 di quest’anno sarà una scatola chiusa. L’Academy di Rossi? È come tornare sui banchi di scuola”

Moto2: Locatelli: “Il Mondiale lo preparo facendo su e giù per i monti”

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È un bergamasco vero, proprio come la sua squadra, che ha deciso di confermarlo anche per questa stagione. Andrea Locatelli si presenta ai blocchi di partenza del Mondiale con l’obiettivo di tenere alti in pista i colori del team Italtrans, presentato sabato sera nella sede di Calcinate.

Dopo un 2018 in chiaroscuro, il giovane classe 1996 è affamato di riscatto e vuole dimostrarlo a tutti i costi in un’avventura dove gli stimoli e le incognite non mancheranno.   

“Dopo due anni con Italtrans c’era tanta voglia di continuare – ha esordito Andrea - forse non siamo arrivati a determinati risultati, però  volevamo portare avanti il lavoro svolto. Viste le novità che arriveranno, come ad esempio il motore Triumph, sono convinto che sarà un 2019 complicato per tutti”.

La squadra ha deciso di confermarti, scaricando Pasini. Come mai?

“Non credo abbiano fatto pari o dispari, hanno tenuto me per continuare a crescere insieme e forse anche per la mia età giovane”.

Lo scorso novembre, a Jerez, avete disputato il primo test. Quali sono state le sensazioni?

“Devo dire che il motore  ha molto più coppia e potenza rispetto al precedente, mentre per quanto riguarda l’elettronica conterà un dieci per cento. Sarà la Moto2 di sempre con e un’elettronica che potremo elaborare per quanto riguarda il freno motore o l’erogazione del gas”.

Il test di Jerez come lo giudichi?

“In quell’occasione non abbiamo provato più di tanto. L’accelerazione mi ha colpito e l’avverti soprattutto in uscita di curva, mentre per quanto riguarda la velocità di punta sono curioso di vedere quello che realmente sarà.  La sella mi sembra invece più ampia e il serbatoio più stretto, in questo modo per le braccia sarà più comodo”.

Ti presenti ai blocchi di partenza con tanta voglia di riscatto.

“Sarà fondamentale capire subito quale strada prendere. Non basta solo il pilota per arrivare ai risultati, ma serve anche le squadra. Il 2018 è stata l’ultima vera stagione per la Moto2 e i segreti erano praticamente svelati, di conseguenza l’asticella era altissima. Adesso ci ritroviamo con una scatola chiusa e sarà necessario capire come muoversi”.

Come mai Andrea Locatelli non fa parte della VR46 Academy?

“È una serie di cose, qua a Bergamo ho trovato la mia dimensione. Credo che la cosa bella della VR46 Academy sia il gruppo  e il vivere determinati momenti assieme, più o meno come tornare a scuola con un maestro chiamato Valentino Rossi. Questo è ciò che penso”.

Chi è il tuo maestro?

Mio papà, è nato tutto per scherzo da piccoli e poi siamo riusciti ad arrivare al Mondiale”.

Ti piacerebbe però avere al tuo fianco un pilota o un ex pilota che possa darti delle indicazioni?

“Credo che arrivati a questo punto sia fondamentale, perché una figura del genere consentirebbe di darti l’input. Noi guidiamo la moto, ma non vediamo gli altri piloti, di conseguenza chi vede tutto da fuori ha un altro occhio. Questa cosa del coach è emersa negli ultimi anni, ma nella altre discipline tipo lo sci dura da tempo”.

Eppure con l’Academy in passato c’è stato un contatto.

“C’era stato un confronto per capire la loro realtà, però alla fine ho optato per rimanere qua. Faccio su e giù per i monti a Selvino e quando posso vado a Cremona o Pavia per utilizzare la moto da cross. Purtroppo quando arriva l’inverno da noi si gela e di conseguenza bisogna trovare delle alternative”.

Un’ultima domanda: se non fosse un  motociclista, cosa farebbe Andrea Locatelli?

“Questa è una domanda che mi sono sempre posto e sinceramente non saprei. Magari qualcosa che abbia sempre a che fare con i motori, tipo sul fronte della meccanica. A parte ciò anche il karate mi ha sempre affascinato, dato che l’ho praticato in passato”.      

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