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Il doppio volto della Honda tra Dakar e MotoGP

Nel Motomondiale la Casa dell’Ala Dorata è reduce dal terzo trionfo consecutivo in top class, al RAID il digiuno dura invece da 30 anni

Dakar: Il doppio volto della Honda tra Dakar e MotoGP

A vedere dai risultati ci toccherebbe addirittura scomodare Robert Stevenson con il suo celebre “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Non c’è forse modo migliore per descrivere quella che è la contrapposizione della Honda tra le prestazioni offerte nel Motomondiale e alla Dakar.

Se in MotoGP la Casa dell’Ala Dorata ha festeggiato il suo terzo titolo consecutivo nella classe regina, al Raid il digiuno persiste addirittura dal 1989. Sono trascorsi ben 30 anni da quando Gilles Lalay regalò l’ultimo trionfo alla marca giapponese in quella che è considerata come la corsa che ha fatto la storia del Motorsport.

Dall’affermazione del francese Honda non è più riuscita a salire sul gradino del podio, dovendo cedere il passo di fronte allo strapotere della KTM, che regna incontrastata dal 2001 ad oggi. Bisogna comunque sottolineare che per 25 anni la squadra ha deciso di non prendere più parte alla Dakar, preferendo concentrare i propri sforzi su altri campi. Nel 2013 ecco però il ritorno di fiamma con il Raid, ma nonostante il sostegno di HRC il gap dal colosso austriaco rimane ancora evidente.

E pensare che per certi versa la CRF450 non ha nulla di invidiare alla KTM, soprattutto in quanto a tecnologia. Leggerezza e potenza rappresentano infatti il tratto distintivo della giapponese dal peso di soli 135 kg, come ci aveva svelato lo scorso anno Martino Bianchi, senza scordarsi di alcuni dettagli tra cui l’utilizzo del comando del gas senza cavo. Tante particolarità che non sembrano però bastare nel confronto col costruttore austriaco, che basa in particolare la sua forza sulle qualità offerte dal telaio. Un aspetto che rende la 450 maneggevole e sicuramente meno stressante nella guida su percorso caratterizzati da sabbia e dune. E che dire poi dei piloti, capaci di fare la differenza nei momenti chiave della gara. È il caso di Toby Price e Sam Sunderland, ma anche di Matthias Walkner, vincitore del RAID proprio un anno fa.

In casa Honda ci ha pensato Benavides a portare la CRF450 al secondo posto nel 2018, proprio come fece Goncalves tre anni prima, mentre nell’edizione 2017 la penalità di un’ora incassata dalla squadra mandò in fumo i sogni di gloria di Joan Barreda. Lo spagnolo resta però il punto di riferimento della squadra su cui puntare  per mettere fine al dominio KTM. Sarà la volta buona? Da domani ne sapremo qualcosa di più.    

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