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SBK, Corti: il BSB mi ha fatto di nuovo innamorare della Superbike

Nel 2019 Claudio correrà in Inghilterra con il team Kawasaki WD-40: "guidare senza elettronica concede ai piloti dotati di manico la possibilità di vincere"

SBK: Corti: il BSB mi ha fatto di nuovo innamorare della Superbike

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Fa freddo sulle rive del lago di Como ed è difficile allenarsi per preparare la prossima stagione, specialmente per un ciclista come Claudio Corti novello di conferma nel team Kawasaki WD-40,  rinnova la propria presenza nel BSB, il campionato britannico Superbike, che accoglie nuovamente Shorts molto volentieri, dopo averlo visto in azione nel 2018, nella classe Superstock.

 “Vorrei tanto trovarmi in Australia per allenarmi come si deve, qui dalle mie parti l’inverno dura troppo - scherza Claudio - anche se, pensando al perenne autunno inglese, dovrò abituarmi ad un clima più fresco. Il test effettuato il mese scorso a Donington è andato bene, malgrado il freddo cane”.

Torni in un posto che ben ti ha ospitato.

L’anno scorso ho disputato alcune gare nel Regno Unito, nella classe Superstock ed ho capito quanto basta: il BSB offre un ambiente fantastico, ho trovato gente davvero appassionata di moto ed ho ritrovato l’ambiente che si respirava più di dieci anni fa nel Mondiale Superbike, con le stesse sensazioni che mi hanno fatto innamorare del paddock delle derivate. In Inghilterra non esiste il tifo da stadio, il pubblico è esclusivamente interessato alle corse in pista e stop, tutto nasce e finisce lì, in un contesto fantastico e prettamente motoristico. Io sono un appassionato vero del motociclismo, nonostante i cambiamenti vissuti in questi anni. Andando in Gran Bretagna, già alla prima occasione mi sono detto ‘ma tutta questa gente da dove arriva?, con paddock pieno e tribune gremite. A Thruxton ho debuttato alla grande ed Cadwell Park sono risultato il miglior esordiente, rendendomi conto che il BSB sia una grande figata”.

Oltre al Mondiale, hai corso nel MotoAmerica e nel CIV. Trovi differenze?

A me piace tanto il MotoAmerica, ma le gare inglesi sono molto meglio. Oltreoceano ci si diverte tanto, però gli organizzatori del British Superbike hanno azzeccato la formula che garantisce al campionato un grande show: controlli elettronici pressoché inesistenti, preparazione delle moto con prezzi contenuti, livello generale della competizione che consente ad ogni marca di vincere. Ducati, Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki, ogni pilota può ben figurare e metter in mostra il proprio talento; il fatto che l’elettronica sia vietata concede a chi ha ‘manico’ di potersela giocare e di vincere. Per me tornare a guidare affidandomi esclusivamente al mio polso è stato, inizialmente, traumatico. Poi, una volta ritrovati gli automatismi di un tempo, ci ho preso gusto. Il campionato è difficile, loro sono abituati a regole diverse e a circuiti più stretti e corti, selettivi. Lo Showdown tiene aperto il discorso titolo sino all’ultimo round, a Brands Hatch c’erano novantamila persone, sai perché? Nessuno sapeva chi avrebbe vinto il campionato, cosa che non accade nel Mondiale e nel CIV, nei quali a metà stagione le storie e le classifiche sono già decise”.

Cosa suggeriresti agli organizzatori della SBK per incrementare show ed audience?

“Nel Mondiale proporrei lo Showdown delle ultime tre gare, proprio come nel BSB: i primi cinque classificati si presenterebbero all’ultimo appuntamento con la possibilità di portarsi a casa l’alloro finale, facendo salire suspence e spettacolo. Il programma del weekend deve essere più semplice, io terrei le due manche esclusivamente di domenica. Questi sono solo esempi, ce ne sarebbe altri: chi ha capito il format delle tre corse nel weekend?”

Claudio è carico, con la voglia di fare bene. Un vero e proprio “impaziente inglese”: voglio impegnarmi e concentrarmi sul lavoro da fare con il team WD-40. La nuova avventura BSB mi spaventa, e ciò è un bene. Ho diviso la pista coi miei avversari, e sono ancora più positivamente spaventato. Dopo la mezza stagione 2018 in Superstock, la squadra mi ha fatto provare la Kawasaki Ninja Superbike e mi ha messo sotto al naso un contratto da pilota professionista. Mi sono sentito desiderato, ora mi sento ancora un pilota di moto, e lo sarò almeno per una stagione. Il team mi ha chiesto dei consigli, è bello essere voluti da chi ti fa correre. Sarò valorizzato da ogni punto di vista, ed era proprio quello che volevo in questo momento della mia carriera. Il mio obiettivo è diventare il miglior italiano ad aver mai corso nel Regno Unito”.

 

 

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