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MotoGP, Marquez: Ho paura del mare, ma nuoterei al largo per un altro titolo

'Magic Marc' e il suo team: "Ginetto il più puntuale, Luzzi quello che mangia di più". "Quando ho saputo che Dovizioso era fuori, ho sbagliato tutte le marce!"

MotoGP: Marquez: Ho paura del mare, ma nuoterei al largo per un altro titolo

Marc Márquez ha fatto ancora una volta la storia vincendo il suo quinto titolo MotoGP alla prima occasione disponibile nel GP del Giappone. I suoi obiettivi per la stagione sono ora di aiutare la Honda a vincere il titolo costruttori ed il team Repsol Honda quello per le squadre. Parlando dopo la gara, il neoiridato MotoGP 2018 ci dice qual'è stata la chiave per conservare il titolo e quanto sia stata importante la sua squadra nella sua vita di tutti i giorni.

La gara in Giappone è sembrata simile a quella di Aragon, hai superato il tuo avversario senza dargli la possibilità di reagire. Qual è stato il momento in cui hai costruito la tua vittoria?
“Ogni gara è diversa e devi interpretarla nel migliore modo possibile per prepararla al meglio. Come sempre, ho pianificato la strategia con Emilio Alzamora, Santi Hernandez e Alberto Puig. Insieme abbiamo provato a pensare cosa sarebbe potuto accadere, ma poi in gara devi improvvisare. Più o meno è accaduto quello che ci aspettavamo, Dovizioso era molto forte quando si è messo in testa. Alla fine, ho deciso di attaccare, volevo provarci e il mio passo era leggermente migliore. Dovizioso ha dato tutto per farmi rimandare la festa ma, fortunatamente, ci sono riuscito”.

Cosa hai pensato quando sei uscito sull’erba alla curva 10?
“Nel corso del fine settimana, mi ero già preso qualche spavento nello stesso punto. In verità, vedere le immagini con la terrà che si alza sono più spettacolari rispetto a quanto abbia avvertito in moto. In quel caso, avevo tutto sotto controllo”.

Hai perso concentrazione quando ti hanno comunicato che Dovizioso era fuori gara?
“È ovvio, mi sono distratto perché sapevo che ero già campione del mondo. Alla prima curva ho sbagliato marcia, ho messo la terza, poi sono riuscito a riprendermi e a finire l’ultimo giro. È stato un giro veramente lungo”.

È stata la stagione in cui sei stato più completo? C’è ancora spazio per migliorarti?
“Fino ad ora sì, sono riuscito a salire costantemente sul podio. Forse il mio miglior anno, guardando ai risultati, è stato il 2014 ma, senza dubbio, in questa stagione sono stato molto completo. Abbiamo lavorato molto bene e siamo riusciti a tenere duro nei momenti difficili e ad avvantaggiarci in quelli buoni”.

Ha già vinto 7 titoli, quando accade qual è il momento che aspetti con più impazienza?
Quello in cui entro nel box e vedo i miei meccanici. Anche se sono io a salire sul podio, ci sono tante persone che spingono alle mie spalle perché diventi campioni. Quando si perde, si perde tutti insieme, ma anche quando si vince, si vince tutti insieme. Naturalmente non vedo l’ora di tornare a casa, a Cervera, e festeggiare con i miei amici e la mia famiglia”.

A Motegi hai vinto 3 dei tuoi 5 titoli in MotoGP….
Non è uno dei circuiti in cui abbia fatto i miei migliori risultati, ma è la terza volta che conquisto il Mondiale in Giappone. Fino al 2016 non avevo mai vinto a Motegi, ma sembra che avere i capi di Honda in pista ci aiuti a fare bene. In più, è molto importante per l’azienda festeggiare il titolo qui”.

Hai ricevuto complimenti da tutto il mondo: grandi sportivi, il presidente spagnolo, la casa reale… ma qual è stato il messaggio più speciale?
“Sono tutti speciali, da quelli che ricevi nel paddock, a quelli degli altri piloti, di persone famose e di icone dello sport. Ma, senza dubbio, quello che mi ha emozionato di più è stato quello di mia mamma. Non è potuta venire in Giappone ma, appena finita la gara, ho parlato con lei in video-chiamata”.

Come affronterai le ultime tre gare, ora che hai vinto il titolo?
“Prima di tutto, è il momento di divertirmi, ma rimangono altri due titoli, quello costruttori e quello squadre. Perciò continuerò a lavorare bene con il mio compagno di squadra per vincerli”.

Viaggiando così tanto, vedi più il tuo team che la tua famiglia. Come descriveresti le persone che lavorano con te?
“Tutti hanno i loro lati negativi e positivi. La cosa migliore, che mi fa essere orgoglioso di loro, è che ti contagiano con la loro felicità, è l’aspetto più importante. Dopo tutto, questo è un lavoro e siamo umani, tutti possiamo avere delle giornate negative per tante ragioni, siano personali o professionali, ma fra di noi sorridiamo sempre. Grazie a loro, il lavoro è molto migliore e piacevole. Se devo dire qualcosa per ognuno di loro, Carlo Liuzzi è quello che mangia di più; Ginetto è il più puntuale, non perché arriva in tempo ma perché parte prima, mentre i più ritardatari sono Jordi Castellá o José Luis Martinez. Santi Hernandez e Javi Ortiz sono i più responsabili e Carlos Linas è il più sfacciato”.

Qual è la prima persona che chiami quando hai un problema?
“Dipende dal tipo di problema. Chiamo mio fratello, mia madre, mio padre o Emilio”.

Cosa ti fa sorridere quando hai una brutta giornata?
“Quando accade, cerco di passare del tempo con mio fratello o un amico per dimenticare i problemi. La verità è che non ho molte giornate del genere, perché cerco sempre di distrarmi facendo sport o andando in moto”.

Tra una gara e l’altra, riesci a fare il turista? Quale posto vorresti visitare?
Tra gare e impegni, il posto che preferisco è casa mia. A volte è difficile capirlo e qualcuno mi chiede perché non vada in quel posto o in un altro per staccare un po’. Mi mancano la mia casa, il mio divano, guardare la mia TV e rilassarmi. A volte, comunque, è bello andare da qualche parte”.

Un’ultima domanda: tu hai paura del mare, nuoteresti da solo in mezzo al Mediterraneo per un altro titolo?
Lo farei, nonostante i rischi. Penserei a qualcos’altro, ma lo farei se fosse necessario, ma dovreste buttarmi dentro. Naturalmente non sarebbe più di 5 minuti”.

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