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MotoGP, Marc Marquez: un 2018 da Cannibale

Lo spagnolo uccide il Mondiale a quattro gare dal termine, più forte degli avversari e della diplopia che rischiò di segnargli la carriera

MotoGP: Marc Marquez: un 2018 da Cannibale

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Chiamatelo Mondiale della maturità, dell’intelligenza o della costanza oppure della determinazione. Insomma, chiamatelo come volete. Sta di fatto che come in un giallo l’assassino è sempre lui, il maggiordomo, ovvero Marc Marquez. È bastato poco per capire che quest’anno Magic Marc avrebbe rischiato di uccidere nuovamente il Campionato, dal momento che nei test invernali la sua Honda aveva mostrato di essere competitiva quanto la Ducati, senza dover essere costretto a rincorrere come accaduto nelle stagioni precedenti.

I 27 millesimi incassati da Dovizioso a Losail erano infatti un campanello d'allarme da non sottovalutare, a conferma del potenziale espresso dal 93 su un tracciato per certi versi indigesto alla RC213V. Se da una parte la Honda ha seguito alla perfezione le indicazioni dello spagnolo, dall’altra ci ha pensato proprio il Fenomeno ad alzare ulteriormente l’asticella, mettendoci costanza, intelligenza e velocità, abbinata come sempre a una giusta dose di rischio.

C’è stato un solo momento in cui lo spagnolo ha perso questi ingredienti durante il 2018, quando in Argentina ha colpito Aleix Espargarò, Tito Rabat per poi travolgere infine Valentino Rossi. Un Gran Premio che ha aperto nuovamente il caos attorno all’iberico, tanto da far tornare a mente i fatti di Sepang 2015. Per fermare questo Marquez serviva però ben altro, perché a spazzare via l’ondata di polemiche è stato il tris di vittorie calato ad Austin, Barcellona e Le Mans.

Tre successi che hanno spianato la strada al portacolori Honda verso il Mondiale, mentre le Yamaha erano a caccia di numeri e algoritmi per far funzionare l’elettronica e Dovizioso costretto a fare i conti con due cadute. Sta di fatto che lo scivolone rimediato al Mugello dal 93 non è servito a scombinare i paini, anche perché tra Assen e Sachsenring la piccola peste ha ristabilito nuovamente le gerarchie.

Magari farà strano a dirlo, ma forse questo Mondiale non è mai iniziato, oppure aveva un finale già noto ai tanti, come un capolavoro cinematografico rivisto diverse volte, senza però stancarsi di rivederlo nuovamente. A tenere lo spettatore incollato alla tv i testa a testa con Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo. Losail, Red Bull Ring, Aragon e Buriram, giusto per citarne alcuni. Ma anche le bagarre di Assen e Brno. Sfide in cui Marc ha duellato a colpi di sciabola e fioretto, rivelandosi spietato e allo stesso tempo capace di accontentarsi.

Il principale rivale per la corona era proprio Dovi, invece le sue speranze si sono infrante dopo nemmeno cinque gare dal vie. Nel confronto col forlivese Marc ha vinto basando la sua tattica sulla costanza, impeccabile nel non finire mai una volta giù dal podio al di fuori di Rio Hondo e Mugello. È questa la chiave del successo dello spagnolo, cosa che nessuno in questo 2018 è stato in grado di fare.

Oltre ai numeri c’è molto di più, dal momento che il sette volte iridato ha saputo andare oltre i limiti della propria moto. Sarà anche vero che negli ultimi anni la RC213V ha compiuto passi avanti da gigante, ma al momento la Ducati resta  la moto di riferimento in termini di velocità, affidabilità, percorrenza e soprattutto staccata. A colmare quel gap ci ha pensato però Magic Marc, come se fosse la vittoria dell’uomo sul mezzo. Arrivati a questo punti ci si chiede cosa possa fare ancora  di più? Difficile trovare una risposta ora. Di sicuro non rimarremo stupiti se nel 2019 dovesse alzare ulteriormente l'asticella più di quanto già lo sia ora. In fondo per Marc Marquez la parola impossibile non è contemplata nel proprio vocabolario.  E per capirlo basta tornare al 2011, quando a causa di una caduta  a Sepang  iniziò a soffrire di diplopia, tanto da dover lasciare il titolo della Moto2 a Stefan Bradl.

Fu costretto a sottoporsi ad una operazione ad alto rischio e dall’esito incerto, eseguita dal dottor Bernardo Sanchez Dalmau. I medici riuscirono a risolvere la paralisi del muscolo obliquo superiore destro che coinvolgeva anche il quarto nervo cranico. Una volta rientrato in pista, Marc ha spazzato via tutti i dubbi e da lì è iniziato il suo dominio.

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