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MotoGP, Marquez: "Ho festeggiato così tanto da slogarmi una spalla"

"Il Presidente di Honda mi aveva detto prima della gara 'Devi farcela' e io gli ho risposto 'ok!'. Avrei voluto Dovizioso sul podio come"

MotoGP: Marquez: "Ho festeggiato così tanto da slogarmi una spalla"

Marc Marquez è un vero fiume in piena davanti ai giornalisti dopo la splendida vittoria a Motegi che gli ha consegnato il settimo sigillo iridato. Lo spagnolo è felice e soddisfatto per questo magnifico risultato, che lo mette alla pari a quota 5 con la leggenda Mick Doohan per il numero di titoli conquistati in Top Class. Il primato riguarda anche il fatto che entrambi siano diventati campioni sempre in sella ad una Honda.

Coronare la stagione iridata a Motegi è ovviamente un sogno per i manager della Honda, e Marc ha scherzato quando gli hanno chiesto quale fosse il segreto per la vittoria e per il fatto che questa sia già la terza volta che vince il titolo a Motegi in MotoGP.

"Ho vinto qui per la terza volta perché c’è un premio più alto per noi! Sto scherzando ovviamente - ha chiarito Marc davanti ad una platea divertita - Non so perché, magari tutti i ragazzi della fabbrica Honda stavano pregando per me. Ovviamente è particolarmente bello per i giapponesi che io vinca il titolo qui. Oggi dopo il warmup il Presidente Honda è venuto da me e mi ha detto ‘Devi farcela’ e io ho risposto ‘ok!’ (ride, ndr). Poi sono venuti da me Emilio Alzamora e Alberto Puig, e mi hanno detto che questa era solo una gara e di non pensarci troppo. So che è molto importante per loro, ma quando ho pressione addosso io lavoro meglio, è una situazione che mi piace. A volte non sento pressione, ma quando la sento mi piace perché mi rende più concentrato".

Quale è stata la chiave per ottenere questa vittoria in una gara sulla carta favorevole alla Ducati? 

MARC MARQUEZ - MOTEGI CONFERENZA

"Il ritmo che ho avuto nelle libere era molto buono e nel warmup l’ho confermato con gomme molto usate. Prima della gara abbiamo parlato con Emilio e Santi della strategia da usare e abbiamo cercato di capire quali fosse il mio potenziale ed abbiamo visto che avevo lo stesso identico ritmo di Dovi. Ma partendo dalla sesta posizione, ho pensato che sarei dovuto essere perfetto nei primi giri e per fortuna alla fine del primo giro ero già secondo alle spalle di Dovi, che poi era il mio obiettivo. Dopo ho cercato di studiarlo, e ho capito dove era più forte di me. Non volevo attaccarlo all’ultimo giro, quindi ho fatto un primo attacco quando mancavano nove giri alla fine, ma ho fatto un piccolo errore e lui mi ha ripassato ed ha iniziato a spingere molto forte di nuovo. Sono riuscito a restare con lui e volevo fare la stessa strategia della Thailandia, non volevo attaccarlo all’ultimo giro.  Ormai ho capito che lui nell’ultimo giro ha più possibilità di battermi, perché ha una migliore accelerazione".

Cosa hai pensato quando hai visto che era caduto?

"Quando ho visto che era caduto sono stato molto felice ovviamente, perché sapevo di essere diventato campione. Ma dopo mi è dispiaciuto, perché merita di stare qui anche lui. Ha fatto una stagione incredibile. Dovizioso è molto importante per me. Senza rivali non esiste un campionato, sono loro che spingono a migliorare e a mantenere le motivazioni. La gente vuole spettacolo e noi glielo abbiamo dato”.

Ti mancava pochissimo per diventare campione, e magari avresti potuto correre più in difesa. Cosa ti ha convinto a tentare una gara all'attacco?

"Dopo Aragon onestamente abbiamo iniziato a capire che avrei potuto raggiungere facilmente il risultato che volevamo, ma a me non piace pensare in questi termini e ho cercato motivazioni extra. Ho chiesto a me stesso di cercare di vincere al primo match point, e quindi a Motegi. Poi però abbiamo iniziato il weekend non benissimo, anche se dopo la FP4 ho pensato che sarebbe stato possibile vincere. Le qualifiche non sono andate benissimo, ma dopo il warmup abbiamo capito che avremmo potuto farcela. Quindi ho iniziato a convincermi e sono stato concentratissimo nei primi giri. Come ha detto Crutchlow, Dovi guidava in modo un po’ strano, in alcuni giri spingeva in altri andava più piano.  Ma ho capito che avevo qualcosa in più e ho dato tutto negli ultimi quattro giri".

Dovizioso nei primi giri ha avuto una strategia strana. In alcuni giri spingeva in altri era più lento. A cosa pensi fosse dovuta questa tattica?

"Non so, magari cercava di non far lavorare troppo le gomme o magari era solo una strategia. Ho sempre risposto quando spingeva, non volevo che andasse via. Devo dire che è stata una strategia strana da parte sua, anche perché in questa gara il consumo delle gomme non era un grosso problema e sarebbe stato possibile mantenere sempre lo stesso ritmo.  Forse è stata più una questione di strategia e basta".

Questa vittoria iridata è molto diversa rispetto a quella del 2017, quando sei arrivato a Valencia con ancora tutto da giocarti. Come hai vissuto il fine settimana? 

MARC MARQUEZ - MOTEGI CONFERENZA

"La scorsa stagione è stata più stressante, la pressione era più alta. Forse anche per tutta questa adrenalina quando ho vinto il titolo a Valencia è stato diverso. Nelle ultime gare della scorsa stagione la situazione era molto diversa rispetto ad oggi. E’ stata una bellissima sensazione anche qui e dopo quando ho iniziato a festeggiare ho perso il controllo come sempre! Mentre ero in pista a festeggiare ho sentito una botta alla spalla e ho capito che me l’ero lussata. Mi sono steso sull’asfalto e ci ha pensato mio fratello Alex a rimetterla a posto. Non è la prima volta che mi capita e forse è stato il momento più doloroso della stagione. Mi è successo varie volte mentre mi allenavo a casa, quindi a Dicembre dovrò fare un pit stop nella clinica del Dottor Mir per evitare che la cosa peggiori".

Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno, cosa ti ha portato a diventare così costante tanto da raggiungere lo stesso traguardo con tanto anticipo?

"Naturalmente quando guardo le classifiche e vedo che ho fatto 25 punti, poi 20, poi di nuovo 25, capisco che abbiamo lavorato davvero molto bene sulla precisione e sulla consistenza in gara. È una cosa che ho imparato da Dovi l’anno scorso, quando lui è stato in grado di gestire perfettamente la situazione. Abbiamo fatto un grande lavoro con la Honda, con HRC e con tutta la squadra. A volte ho dovuto metterci qualcosa io, ma altre volte è stata la moto a darmi qualcosa in più. Questo mi ha dato la consistenza che cercavo durante la stagione. Ho avuto qualche problemino solo al Mugello, dove ho fatto l’unico errore grave della stagione. Ma oltre a quella gara, sono stato in grado di essere costante in tutte le situazioni e questa è stata la chiave ovviamente. Avrei potuto gestire il vantaggio alla fine del campionato, ma non è il mio stile. A me piace divertirmi in moto, nelle gare e quando parlo di divertimento parlo del divertimento che provo a lottare per la vittoria".

Già in Qatar è apparso chiaro che anche nel 2018 potesse essere Dovizioso il tuo rivale. Qual'è stato il momento chiave della stagione secondo te, il pinto in cui le cose hanno iniziato a prendere la giusta direzione per te?

"Dalle prime gare avevo capito che Ducati poteva essere la vera rivale per la stagione. I punti chiave sono stati Jerez e Le Mans, quando ho vinto le due gare di fila mentre Dovi è caduto e Lorenzo non ha fatto molti punti. Dopo ho preso un grande vantaggio in classifica e quella è stata la chiave della stagione. Poi sono stato in grado di essere veloce su tutte le piste e anche nelle gare più difficile ho chiuso al secondo o almeno al terzo posto. Ducati lo scorso anno è stata molto forte nella seconda parte della stagione, ma quest’anno è stata forte dall’inizio, è migliorata moltissimo. Non so se io mi sento più maturo quest’anno, ma di certo abbiamo iniziato la stagione con una moto molto più competitiva. L’anno scorso ho iniziato la stagione senza avere buone sensazioni con la moto, sono caduto molte volte. Quest’anno abbiamo iniziato in modo diverso, abbiamo trovato sempre il ritmo su tutte le piste. Il punto è che senza la moto non puoi vincere, senza il team non puoi vincere. Io sono qui a parlare con voi dopo aver vinto, ma ci sono molte persone che lavorano con me e per me. Come ho detto prima, a volte la moto mi aiuta mentre altre io aiuto la moto.

MARC MARQUEZ - CONFERENZA STAMPA MOTEGI

Ormai sei molto vicino ai record di Rossi e Agostini. Pensi che riuscirai a battere i loro numeri nella tua carriera? 

"Come ho detto tante volte non corro pensando ai record, perché ogni stagione è diversa. Ho un contratto di due anni con la Honda e in questi due anni cercherò di lottare ancora per il titolo. Questo è il mio modo di approcciare le gare, tutti i piloti al top corrono e lavorano per vincere il campionato. Se finisci secondo, hai fatto una buona stagione ma non hai raggiunto il tuo traguardo. Quindi finché starò qui, cercherò di migliorare questo numero. Ogni anno ho la pressione e la motivazione di lottare per il titolo, e spero che questa possibilità ci sia sempre per tutta la mia carriera di pilota, fino alla fine. Ma adesso mi devo divertire, festeggeremo in Australia, in Malesia, poi a Cervera e anche a Valencia (ride, ndr). Poi però arriverà il 1 gennaio e ci concentreremo di nuovo sulla nuova stagione, concentrandoci di nuovo sulla nuova stagione".

Quali sono secondo te i più grandi di sempre? Credi di essere già tra i migliori piloti della storia del motociclismo?

“Chi sono i migliori tre piloti di sempre? Non saprei. I numeri dicono Agostini, Nieto e Rossi”

Pensi di essere arrivato al tuo limite o credi di poter ancora migliorare?

"Ora sono al livello numero 7, qual è il limite? Non me lo voglio porre. Tutti gli sportivi desiderano solo migliorare, più vinci e più vuoi vincere: è questo il bello dello sport. Sto maturando sia come persona che come pilota. Continuerò comunque a mantenere sempre la mia mentalità che mi ha portato a vincere tanto, ci proverò sempre”.

Quando hai corso la tua prima gara nel mondiale, avresti mai immaginato di poterti trovare qui oggi a festeggiare il settimo titolo mondiale?

"Per prima cosa non me lo ricordo. Ma poi la risposta è no, anche perché quella gara l’ho finita ultimo! E’ impossibile per chiunque immaginare una cosa del genere. Ovviamente io sto vivendo un sogno. Essere un pilota di MotoGP è una cosa, ma essere sempre lì e lottare per il titolo ogni stagione è un’altra cosa. Nessuno può immaginare una cosa del genere, anche se hai vinto tutto nelle categorie prima della MotoGP. Qui ci sono i migliori piloti al mondo, ci sono 19 gare all’anno ed è sempre difficile lottare al livello più alto per tutta la stagione".

Sei il campione del mondo, hai ancora una grande storia davanti come pilota. Cosa pensi che manchi in questo momento alla tua vita?

“Cosa mi manca? Una fidanzata (ride, ndr). Scherzo, non mi manca veramente nulla, ora ho anche un cane!”

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