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SBK, La Superbike con 3 gare: "more is less"

L'OPINIONE. Poche idee ma confuse per un campionato che non riesce a trovare la sua strada. Serve corraggio, ma ancora prima volontà

SBK: La Superbike con 3 gare: "more is less"

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In inglese di dice “less is more”, si può tradurre con “meno è meglio” ed è una frase attribuita all’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, uno dei massimi esponenti della Bauhaus. Un aforisma per dire che non sempre la complessità e la quantità sono vincenti. Non ci è dato sapere se van der Rohe fosse un appassionato di moto, ma sicuramente la SBK avrebbe bisogno della sua filosofia.

Nel campionato dedicato alle moto di serie, il nuovo motto rischia di diventare “more is less”, cioè di più è peggio. La nuova idea per risollevare le sorti di una Superbike alla disperata ricerca di pubblico è quello di aggiungere una terza gara, più corta della altre due, la domenica.

POCHE IDEE MA CONFUSE - È una richiesta che ci è arrivata dai circuiti, perché molti spettatori lamentavano il fatto di avere perso una gara la domenica” ha spiegato il direttore esecutivo del campionato Daniel Carrera. Il resto non è dato a conoscere. E infatti il manager spagnolo, ha ammesso candidamente che non si è ancora deciso “quanti punti si assegneranno per questa gara o se i suoi risultati saranno utili per decidere lo schieramento della gara del pomeriggio”.

Poche idee ma confuse, come se non ci fosse un vero e proprio programma questa decisione, ma si sparasse nel buio sperando di centrare il bersaglio. Sicuramente, questa gara aggiuntiva aumenterà problemi e costi per le squadre. Correre una volta in più significa logicamente spendere di più e per quanto la cifra possa essere in teoria bassa, per le squadre private potrebbe diventare comunque un esborso impegnativo.

C’è poi un altro guaio dovuto dal regolamento, perché in SBK è vietato il “muletto”, ai box c’è solo una moto. Una scelta fatta in virtù di una riduzione dei costi (assolutamente effimera, perché tutte le squadre portato con sé almeno un’altra moto, ma smontata, per sicurezza) e che si scontra con il nuovo format. Con due gare ravvicinate, un guasto tecnico importante o una rovinosa caduta nella prima potrebbero mettere in crisi i team per la partenza della seconda.

In verità entrambi i problemi sono facilmente risolvibili dalla Dorna, a cui basterebbe aumentare i contributi alle squadre e fare una piccola modifica al regolamento. Il punto è semmai un altro: una terza gara sprint rappresenta la soluzione di tutti i problemi della SBK? La nostra risposta è negativa.

C'ERA UNA VOLTA LA SBK - Innanzitutto se le derivate si serie non interessano più il grande pubblico (e nemmeno una nicchia, verrebbe da dire) e la colpa non è di Rea. I serial winner piacciono, anche se qualche mente delle Dorna accusa Johnny di non avere carisma. Neanche Doohan era un istrione e nessuno si è mai sognato di fargliene una colpa, così nessuno si lamenta con Marquez per la sua striscia di titoli.

La SBK non piace più perché non si è adeguata ai tempi e si è trasformata in una brutta coppia della MotoGP. Quando nel motomondiale la classe regina era a 2 tempi, era stato facile trovare una contrapposizione tra i due campionati. Invece ora nelle due categorie corrono moto 4 tempi, a 4 cilindri e con la stessa cilindrata. Vi sveliamo un segreto: al pubblico mainstream il fatto che i prototipi abbiano cambi seamless, distribuzione a valvole pneumatiche e altre diavolerie che non ci sono sui modelli stradali, non interessa e nemmeno lo sa.

Del resto sono le Case motociclistiche le prime a usare la MotoGP come traino dei propri modelli supersportivi (che si vendono sempre meno) e non la SBK. La Ducati Panigale V4 affascina perché è derivata dalla Desmosedici di Dovizioso e Lorenzo, la Yamaha R1 ha il motore “crossplane” come quello della M1 di Valentino, l’Aprilia RSV le ali così simili a quelle montate sulla RS-GP di Aleix Espargarò. Gli esperti del marketing sanno cosa serve per vendere e non guardano alla SBK. Infatti l’unica azienda che investe seriamente nel campionato derivate di serie è la Kawasaki, mentre le altre si stanno sfilando o facendo il minimo indispensabile.

Basterà una gara in più e la speranza di avere più incertezza in pista per avere maggiore pubblico e visibilità? No, altrimenti tanti campionati minori sarebbero sulla cresta dell’onda e, seguendo il ragionamento della spettacolarità, la Supersport 300 dovrebbe fare milioni di ascolti in tv.

THINK DIFFERENT - In passato, la forza della Superbike era la sua diversità. Le due gare, il primo monogomma, la Superpole di un giro secco, cose che non si vedevano in nessun altro campionato. Anche i piloti fecero la loro parte e i nostalgici rimpiangono i vari Fogarty e Bayliss, ma anche loro di questi tempi potrebbero fare poco. Perché gli attori eccellano, serve il palcoscenico giusto e quello della SBK attuale è anonimo.

È da tempo che su queste pagine diciamo che serve una rivoluzione, anche nel format delle gare. Una gara in “stile endurance”, della durata di poco più di un’ora, con cambio gomme e rifornimento sarebbe del tutto fattibile da un punto di vista tecnico e sarebbe un unicum nel motociclismo. Correre con moto naked sarebbe un altro esperimento che potrebbe dare risultati interessanti.

Non pensiamo di avere un coniglio nel nostro cilindro, né che scrivere qualche riga equivalga a gestire un campionato mondiale, ma in questo momento la SBK ha un disperato bisogno di coraggio e idee. L’alternativa è continuare a fare inquadrature strette per fare credere che le tribune siano piene.

Forse cambiare si può, ma prima di tutto serve la volontà. Dorna aveva acquisito la SBK per eliminare un concorrente fastidioso, vorrà investire per farla diventare un piccolo gioiello nella sua scuderia? In caso di risposta negativa, il suo futuro è segnato.

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