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"Moto Morini ai cinesi? Siano i benvenuti"

Parla Franco Lambertini papà dei motori Morini: "Per sopravvivere servono numeri e in Italia nessuno li fa nelle moto. Jannuzzelli? Dobbiamo essergli grati"

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La notizia del passaggio di proprietà della storica Moto Morini nelle mani del Dottor Chen e del gruppo cinese Zhongneng Vehicle ha fatto parecchio rumore. Come logico che sia. Il marchio originario di Casalecchio di Reno e poi approdato in quel di Trivolzio, in provincia di Pavia, è un patrimonio storico e tecnico per il motociclismo italiano. Tanti appassionati ed estimatori intorno che, alla notizia del cessione del 100% delle quote da parte di Autjann - holding della famiglia Jannuzzelli che dal 2015 era proprietaria di Morini - hanno un po' storto il naso.

Ma, come a volte capita di dire in questi casi, non tutto il male vien per nuocere. L'arrivo del potente gruppo cinese, produttrice dal 1998 di scooter e moto di piccola cilindrata, ha di fatto salvato la Morini da un futuro che appariva incerto, nonostante l'arrivo sui mercati di moto interessanti come la Milano, la Corsaro o la Scrambler, tutte equipaggiate con il medesimo motore bicilindrico 1200 realizzato dall'ingegner Franco Lambertini, storico progettista e papà di tutti i motori Morini.

In una intervista rilasciata agli amici di Yesterbike, Lambertini commenta in modo positivo il cambio di proprietà: " Che siano i benvenuti, perchè così la Moto Morini esisterà ancora", dichiara.

"Penso sia una notizia positiva - continua l'ingegnere -  perché almeno con la nuova proprietà il marchio verrà salvaguardato e vivrà ancora. Ben venga una proprietà cinese se farà sopravvivere un marchio che altrimenti sarebbe stato destinato alla soppressione. Jannuzzelli in questa avventura ci ha rimesso cifre importanti e inevitabilmente non poteva continuare così. Dobbiamo solo essergli grati per aver tenuto il marchio in piedi."

Lambertini spiega meglio perché si è arrivati alla cessione di Jannuzzelli a mr. Chen, partendo innazitutto dal fatto che la produzione resterà in Italia: "In Morini attualmente lavorano una quindicina di persone e quei posti di lavoro saranno salvi - le parole dell'ing. Lambertini. Ed aggiunge"è un bene che qualcuno ci creda, che poi siano i cinesi poco conta.  Del resto per rimanere in vita a un'industria motociclistica servono i numeri e nelle moto questi numeri in Italia nessuno è in grado di farli. La stessa Ducati che è grande e strutturata bene va avanti con difficoltà, nonostante venda e abbia una forte promozione internazionale derivata dalle corse".

La moto - aggiunge - è sempre costata di più della auto in proporzione all'oggetto. E con i numeri bassi proprio non si riesce andare ad avanti. Occorrono dei volumi di produzione e vendita che in Italia nessuno riesce a fare, parlo di moto naturalmente e non di scooter. Si fa molta fatica a fare economia di scala, non tanto per il motore che può venire utilizzato per più di un modello, quanto per gli altri componenti di carrozzeria che compongono la struttura esterna, come serbatoio, fiancatine e sella. Uno stampo in plastica, anche piccolo, costa 30-40.000 euro, così per una moto si possono spendere anche 500-600.000 euro. E recuperare quei soldi su più modelli è un'impresa impossibile facendo numeri relativamente bassi. Il guadagno diventa un'utopia. Una volta anche in Cina lavoravano con numeri limitati, adesso non è più così: per meno di diecimila pezzi neanche ti guardano in faccia. Lo ribadisco: che siano benvenuti i cinesi, almeno la Moto Morini esisterà ancora". 

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