Tu sei qui

MotoAmerica, La famiglia Hayden unita per l'ultima volta di Roger Lee

In Alabama il pilota del Kentucky ha dato l'addio alle corse di un una carriera lunga ben 20 anni

MotoAmerica: La famiglia Hayden unita per l'ultima volta di Roger Lee

Share


Un ultimo giro di pista non velocissimo, ma impreziosito con una derapata che immette nel breve rettilineo di Barber, col muretto dei box gremito di meccanici, giornalisti, addetti ai lavori e rivali. Sì, rivali, ma tutti amici, uniti in un saluto finale simile più ad un arrivederci che ad un addio.

Chiunque abbia conosciuto Roger Lee Hayden, gli ha voluto bene. Il fratello minore della famiglia da corsa più prosperosa del Kentucky è esattamente come era l’indimenticabile Nicky: educato, simpatico, onesto. E veloce.

Se pensiamo che da ragazzino Roger era piuttosto paffutello - per non dire grasso - e divideva il tempo tra una mini bike ed una ciambella con la marmellata, la lunga carriera motociclista del numero 95 lo ha visto guidare per 20 anni, bene, in ogni categoria nella quale ha partecipato: gli infiniti pomeriggi spesi sulla pista in terra battuta di casa Hayden lo hanno formato fisicamente ed hanno insegnato al piccolo ragazzo di Owensboro la guida di traverso, sia in frenata che in accelerazione, tipica dei ragazzi USA.

Ovviamente e comprensibilmente distrutto dalla scomparsa prematura di Nicky, Roger ha continuato con coraggio ed orgoglio a correre principalmente per lui. L’ultima vittoria, datata 2017, è stata celebrata dal pilota Suzuki con lo sguardo e le braccia rivolte al cielo, in un silenzio religioso, come religiosa è la sua famiglia, riunita in Alabama per l’addio dalle competizioni di uno dei loro “kid”, uno dei loro ragazzi.

Con serietà e professionalità, il compagno di squadra dello spagnolo Elias ha anticipato le sue intenzioni di ritiro mesi fa, continuando però a dare il massimo al team Yoshimura, che lo vorrebbe al lavoro nella struttura in altre vesti, magari manageriali. 

Dell'ultima gara di Roger c'è poco da dire, perché, onestamente, non è stata la migliore delle tante disputate. Oltre al casco celebrativo dedicato, la cosa più bella, era vedere la famiglia Hayden arrivare in pista per festeggiare dopo lo sventolare della bandiera a scacchi, nel bagno di folla, tranquilla, che li fotografava tutti insieme nel paddock.

Papà Earl, che ha pianto e gioito per Nicky e sostenuto Roger quanto Tommy, aveva con sé un cartello con il nome del figlio ed il numero 69 dell’ex campione MotoGP. In questo ambiente bello ed affascinante, quanto spietato e cinico, si sentirà la mancanza di persone come gli Hayden che, oltre ad essere vincenti con le moto, resteranno per sempre campioni nella vita.

 

Articoli che potrebbero interessarti