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MotoGP, Yamaha: a che punto è la notte

Passato, presente e futuro della Casa di Iwata che non riesce più a vincere né con Rossi né con Vinales

MotoGP: Yamaha: a che punto è la notte

Sembra ieri quando, parlando, della Yamaha si sentiva dire che era la miglior moto, la più facile, la più equilibrata. Ora, invece, la M1 rischia di fare la figura del brutto anatroccolo in un lago popolato da cigni. Usare la parola crisi sembra esagerato - considerando che Valentino è 2° in classifica e la Casa di Iwata è 3ª nel campionato costruttori a 10 punti dalla Ducati - ma questa volta i numeri ingannano.

Le difficoltà della moto blu sono sotto gli occhi di tutti e le gare senza vittorie (siamo arrivati a 20) continuano ad aumentare. Coi giorni passano anche i test, senza che arrivi nulla di nuovo a sbloccare un’impasse in cui la Yamaha è impantanata ormai da tempo.

IL PASSATO - È difficile trovare il momento esatto in cui la M1 è passata dal ruolo di protagonista a quello di comparsa. Lo scorso anno Yamaha aveva vinto 4 delle prime 8 gare (3 con Maverick e 1 con Rossi), un ruolino di marcia di tutto rispetto. I due piloti, però, sembravano avere idee diverse sulla strada da prendere per lo sviluppo e sono iniziati i primi problemi. Che nel 2017 qualcosa non sia andato nel verso giusto è stato sotto gli occhi di tutti e le prestazioni di Zarco (sulla moto 2016) ne erano state la cartina tornasole.

Cosa era successo? Yamaha aveva fatto un cambiamento nei suoi vertici, promuovendo Kouichi Tsuji e quindi togliendolo dal suo ruolo strettamente operativo. Il suo posto è stato preso da Kouji Tsuya, l’attuale project leader, che è sicuramente un tecnico capace ma non sembra avere lo stesso ‘polso’ del suo predecessore.

I piloti di MotoGP non difettano certo per carattere e ne serve altrettanto per tenere loro testa. Non c’è bisogno solamente di un buon tecnico, ma anche di un leader capace di imporsi. Quello che ora a Yamaha sembra mancare.

IL PRESENTE - La situazione attuale, dall’esterno, restituisce una squadra spaccata. Da una parte c’è il box di Vinales, dove si stanno consumando una serie di battibecchi fra lo spagnolo e il capotecnico Ramon Forcada. I panni sporchi vengono lavati alla luce del sole e questo non giova né a Maverick né a un professionista come Forcada.

Dall’altra parte c’è Valentino, che grazie alla sua esperienza e al suo gruppo sembra avere messo in atto un’autogestione della squadra. In questo caso il fine giustifica i mezzi e il Dottore sta tenendo in piedi una baracca (metaforicamente parlando) in mezzo a un uragano.

In teoria, bisognerebbe parlare anche di Tech3, il team satellite, ma la squadra francese, che potrebbe dare una mano per lo sviluppo, vive la situazione del separato in casa. Syharin ha un motore che risale ai tempi di Lorenzo ed è praticamente l’unico sullo schieramento a non avere una carena con le ali. Il rubinetto degli aggiornamenti per Zarco è ormai chiuso da tempo.

Se Honda ha Crutchlow a dare una mano per lo sviluppo e Ducati ha Petrucci (entrambi in team satelliti ma con moto ufficiali), Yamaha non ha mai puntato su nessun pilota all’esterno del team ufficiale. Tech3 è stato “venduto” come uno Junior Team solo nel nome e, infatti, è dai tempi di Spies che un pilota non passa dalla squadra francese a quella ufficiale.

IL FUTURO - Quel che è fatto è fatto, si dice, ma ora serve reagire. In questa prima parte di stagione, però, si sono viste Honda e Ducati provare novità a ripetizione, mentre Yamaha non ha saputo reggere il passo. Le rivoluzioni agli ingegneri di Iwata non sono mai piaciute, e nemmeno servono considerando la competitività attuale della M1, ma qualche aggiornamento (i piloti dicono all’elettronica) ora serve.

Intanto si parla di un test team con base in Europa, come tutte le altre sorelle giapponesi hanno da tempo. Ben venga, ma la Yamaha ha dimostrato di correre ai ripari fuori tempo massimo anche in questo caso.

Poi c’è l’enigma del team satellite, annunciato ma ancora (ufficialmente) senza piloti. SIC (il circuito di Sepang) e Petronas sembravano volere fare lo cose in grande, ma ora il progetto sembra essersi ridimensionato in corsa. L’accoppiata Pedrosa-Morbidelli era sulla carta molto interessante, quella Quartararo-Morbidelli un po’ meno. Inoltre, meglio togliersi dalla testa che il trattamento sarà molto diverso da quello riservato a Tech3. A Brno, Lin Jarvis, a proposito del materiale che verrà fornito alla nuova squadra, ha dichiarato: “abbiamo fatto loro due diverse offerte, dipende dal budget”. In altre parole: una terza moto ufficiale non ci sarà, al meno di pagarla.

Tutte scelte che sollevano dei dubbi. Alla fine la ragione è sempre di chi vince, Yamaha per tornare a farlo deve cambiare passo.

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