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MotoGP, GP Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Nella Cattedrale della velocità il vescovo è Marquez, Rins fra i grandi batte Vinales, Rossi e Dovizioso pasticciano e devono accontentarsi

MotoGP: GP Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Assen non sarà più la pista mitica degli anni che furono, ma il circuito che sta da più tempo nel calendario del motomondiale non delude mai. Un’arena di 18 curve e lunghe 4 chilometri e mezzo dove il profumo della benzina si mischia con l’adrenalina. Ne è uscito fuori un cocktail esplosivo, che Marquez si è bevuto tutto d’un sorso.

È stato Marc il vincitore, ma la sbronza di sorpassi è stata merito di tutti. Rins si è ritrovato fra i grandi, Vinales ci è tornato, Valentino e Dovizioso hanno pasticciato e Lorenzo ha mostrato una cattiveria che riserva a poche occasione. Il campionato forse è già segnato, ma se ci saranno altre gare come questa non mancheranno i motivi per continuare a seguirlo.

IL BELLO – A Sam Peckinpah servirono 12 giorni e 10mila pallottole per realizzare la sparatoria finale de Il mucchio selvaggio, ad Assen sono bastati una quarantina di minuti e 6 piloti per realizzarne la riedizione a due ruote. Anche il pistolero più veloce del West deve arrendersi davanti alla posse motociclistica. Quello che si è visto rimarrà nella storia, descriverlo è impossibile, l’unico consiglio è recuperare la visione della gara per chi se la fosse persa.

IL BRUTTO –  Non avere alzato almeno di un piano, ma anche di due, il podio di Assen. L’abuso edilizio avrebbe meritato un condono per rendere onore a tutti i piloti che hanno regalato uno spettacolo indimenticabile. Resta il rammarico di non avere visto nemmeno un azzurro nei primi tre. Rossi e Dovizioso saranno pure fratelli di Italia ma, come è giusto che sia, certi gradi di parentela in pista contano poco. Hanno sbagliato entrambi ma è l’istinto del pilota, se non ci avessero provato farebbero un altro mestiere.

IL CATTIVO – Se essere veloci e spietati fosse un reato, Marc Marquez meriterebbe l’ergastolo. Come un prestigiatore distratto, lo spagnolo ha svelato il trucco della battaglia per la vittoria a 5 giri dalla fine: non aveva ancora aperto tutto il gas. È in uno stato di forma che fa impallidire ogni rivale e questo campionato potrebbe trasformarsi in un lungo monologo nel dialetto di Cervera. Sarà lui a deciderlo.

LA CONFERMA  – Pagato il conto con la sfortuna a Barcellona, Pecco Bagnaia ha scritto il suo destino fra le curve di Assen. La calligrafia è stata ottima e gli ha permesso anche di ritirare il fiato in classifica. Quattro vittorie in otto gare sono una media di tutto rispetto.

LA DELUSIONE – C’è poco da ricordare nel fine settimana olandese di Petrucci, e forse è lui stesso il primo a volerlo dimenticare in fretta. La caduta che ha messo fine alla sua gara è stata la ciliegina su una torta mai lievitata e con poco sapore. Ducati lo ha voluto nella squadra ufficiale, Danilo deve rimettersi in piedi alla svelta.

L’ERRORE – La scivolata nelle battute finali è costata cara a Marco Bezzecchi, che ha così lasciato per 2 punti la testa del Mondiale nelle mani di Martin. Un peccato, perché il riminese anche ad Assen ha dimostrato molta lucidità prima dell’errore.

LA SORPRESA  – La scuola Suzuki del preside Brivio ha promosso un altro allievo. Nel suo anno da matricola, Alex Rins aveva incontrato più difficoltà del previsto ma il nuovo anno accademico è iniziato in tutt’altro modo. Il botta e risposta con Marquez merita la lode e domenica ha dato un lezione anche al compagno di banco, pardon di squadra, Iannone.

IL SORPASSO – Qui sotto potete leggere una cifra che vi farà capire quanto sia difficile compilare queste righe. Ci è piaciuto particolarmente il botta e risposta fra Marquez e Rins, ma sicuramente ognuno non avrà difficoltà a trovare il suo preferito.

LA CURIOSITA’ – In tanti si sono chiesti quale sia stato il numero di sorpassi totali nel GP di Assen. La risposta è 175, noi non li abbiamo contati ma ci fidiamo.

IO L’AVEVO DETTO – Rossi il sabato sulle possibilità di una partenza razzo da parte di Lorenzo: “scattando dalla 10ª casella, se alla fine del primo giro fosse 5° avrebbe già fatto un gran lavoro”. Jorge era 2° alla prima curva.

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