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Età e sport: la sottile linea di confine del rischio

La tragedia di Perez nel CEV lascia senza parole. Troppo giovane per correre? Ecco cosa accade negli sport quando hai meno di 15 anni

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Lo sport del motociclismo vive in queste ore la tristezza per la scomparsa precoce di Andreas Perez, deceduto a quattordici anni in seguito alle ferite riportate durante la tappa di Barcellona del CEV. La giovanissima età del rider in forza alla Reale Avintia Academy è destinata a far discutere, a concentrare ancora maggiori sforzi da parte della FIM verso la sicurezza in pista e soprattutto ad evitare una caccia alle streghe che sarebbe assolutamente fuori luogo.

Analizzando la situazione in ambito internazionale, si può constatare che nella maggior parte dei campionati motociclistici l’età minima per competere ad alto livello è 14 anni. Questo è il limite per competere ad esempio nel campionato Moto America o nel BSB, in sella alla categoria Entry Level, oggi rappresentata dalle 250 quattro tempi declinate tra Moto3 e KTM RC Cup. 

Il limite cambia con il crescere della cilindrata del mezzo, aumentando a 16 anni per correre in sella alle Supersport e Moto2. Un sistema che permette ai ragazzini provenienti dalle Minimoto di formarsi, di iniziare a girare in pista sulle moto da “grandi”, restando in un ambito di totale sicurezza. 

In Spagna da questo punto di vista c’è stata una massiccia campagna per avvicinare i giovanissimi ai circuiti, per rendere più consapevoli e aumentare la sensibilità dei genitori nei confronti del tema sicurezza in moto. La penisola iberica è diventata una autentica fucina di talenti anche per le continue campagne di sensibilizzazione da parte della Federazione e per l’impegno costante alla prevenzione da questo punto di vista. 

La realtà è che l’attività sportiva in pista permette un altissimo livello di prevenzione, permettendo ai piloti, indipendentemente dall’età, di dare libero sfogo alla propria passione in un regime di sicurezza enormemente più elevato rispetto allo standard delle strade aperte al traffico.

Restando in ambito Racing, si può constatare che per il Karting, disciplina molto diffusa sul territorio europeo, il limite minimo è di 6 anni per competere a livello agonistico in quella che viene definita Entry Level, ovvero la 60 cc. Quando poi si arriva a 11 anni è già possibile competere a bordo dei 125 Aci Kart, che non offrono le stesse prestazioni dei KZ ma sono in ogni caso degli autentici mezzi da competizione, con potenze e velocità di tutto rispetto. Avendo citato le quatto ruote, non scordiamoci che all’età di 15 anni, un giovane può avvicinarsi alla Formula 4, categoria propedeutica alla Formula 3 varata dalla FIA, dove tra l’altro si è affermato in Italia il giovane Lance Stroll, attualmente portacolori della Williams in Formula 1.

Saltando dai motori a una disciplina come la Boxe, in cui il rischio è abbastanza elevato per i praticanti, in Italia c’è un limite minimo di 5 anni per la categoria dilettantistica senza che vi sia un avversario, neanche come semplice sparring partner. Per competere invece nel Campionato Italiano Pugilato, occorre avere almeno 17 anni compiuti. 

Anche in un altro sport di contatto come il Kickboxing, è previsto in Italia un limite minimo di 16 anni per competere nella specialità Full Contact, secondo quanto disposto dalla Federazione italiana FIKBMS. Inferiore il limite nello Sci Alpino, con ragazzini che già a 11 anni possono affrontare le sfide delle varie categorie di uno sport abbastanza impegnativo.

Nella storia recente del motociclismo ci sono anche stati dei casi assolutamente illustri di piloti che non hanno potuto correre per limiti anagrafici. Uno fra tutti Jorge Lorenzo, che nella sua gara di debutto nel Mondiale 125 dell’ormai lontano 2002 a Jerez non ebbe la possibilità di scendere in pista nella prima giornata di libere al venerdì, facendo il primo ingresso in pista direttamente al sabato. Lo spagnolo avrebbe dovuto debuttare già nella prima tappa di quella stagione, ma fu costretto ad attendere la terza gara della stagione per maturare l’età necessaria per correre, ovvero i 15 anni.

Lasciando da parte qualsiasi valutazione su quale sia l’età corretta per iniziare a gareggiare, un elemento colpisce l’attenzione osservando i paddock dei campionati nazionali e dello stesso mondiale: l’età media dei piloti si è abbassata. La continua rincorsa ad avere tutto e subito in qualsiasi ambito sta letteralmente “accorciando” le vite sportive di ragazzi che spesso hanno sulle proprie spalle un carico di pressione eccessivo. 

Anni fa prima di arrivare in Top Class, ovvero la GP 500 che dominava fino agli anni ’90, tutti i piloti dovevano fare un lunghissimo percorso di formazione tra le categorie, per poi coronare il sogno di arrivare all’apice. Sembra che oggi un ragazzo che a 25 anni corre in Moto2 sia praticamente bruciato, con la costante caccia da parte di team e manager al talento più giovane su piazza da mettere sotto contratto.

Nel contempo non può passare inosservato il numero dei piloti schierati ai blocchi di partenza. Se da una parte vedere griglie strapiene accresce lo spettacolo per gli appassionati sulle tribune, dall'altra ciò comporta un aumento del rischio. Un esempio è proprio la gara del CEV di domenica, che ha visto la bellezza di 40 piloti schierati. Un numero a nostro avviso esagerato su cui l’organizzatore e la FIM non possono permettersi di sorvolare.     

a cura di Marco Caregnato

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