Del Mugello ci piacciono la pista, il cibo, la scenografia offerta dai tifosi, l’atmosfera caciarona, i fiumi di persone che si riversano in circuito. Del Mugello non ci piace, per usare le parole di Marquez, che venga applaudito più un pilota che cade rispetto a uno che vince. Con questo chiudiamo la polemica su fischi e ammennicoli vari, sicuri che chi ha l’intelligenza per capire lo abbia già fatto.
Parliamo allora della doppietta Ducati che non si era mai vista prima, di Lorenzo che vince al 24° tentativo sulla Rossa, di Marquez che sbaglia e Dovizioso recupera punti, di Valentino velocissimo in qualifica e sul podio il sabato, di Iannone e Petrucci lottatori infaticabili, di Bezzecchi e Bagnaia ancora leader dei rispettivi campionati, della scivolata di Pasini quando stava facendo sognare, dei podi di Baldassarri e Di Giannantonio.
Parliamo di una bella festa e di un grande spettacolo.
IL BELLO – Gondoliere il mercoledì, nocchiero capace di portare la sua Ducati fuori dai maremoti degli ultimi mesi domenica. Jorge Lorenzo deve essersi ispirato a Giotto, nato a poca distanza da dove sarebbe sorto il circuito del Mugello, per disegnare le traiettorie sulla pista toscana. Il maiorchino ha disseppellito il martello da guerra e lo ha usato sulla Desmosedici. Sarà stato il nuovo serbatoio, l’orgoglio ferito o la congiunzione astrale favorevole, ma quando Giorgio guida così è sempre un bel vedere.
IL BRUTTO – Otto italiani nei primi dieci in Moto3, cinque nei primi 10 in Moto2, quattro nei primi 7 in MotoGP. E nessuna vittoria. È quantità con qualità ma il disco dell’Inno di Mameli è rimasto a prendere polvere nello scantinato del Mugello. Un anno fa era stato la hit della domenica, la musica è cambiata ma questa volta sembra essere stata solo una coincidenza.
IL CATTIVO – In Ducati sanno fare le moto, ma non gestire i piloti. Dopo la telenovela sul rinnovo del contratto di Dovizioso, al Mugello è andato in scena il raelity show del divorzio in diretta da Lorenzo. Un format che piace, perché l’aveva già provato Iannone con Suzuki qualche giorno prima. Lo psicodramma collettivo dovrebbe finire nel giro di qualche settimana. Per fortuna.
LA DELUSIONE – Nel giorno della festa rossa, l’Aprilia ha vissuto una giornata nera. Fra gomme birichine e cadute assortite, la Casa di Noale non ha visto neppure un pilota tagliare il traguardo. In 6 Gran Premi Aleix Espargarò e Scott Redding hanno messo insieme 18 punti in due. L’impressione è che la RS-GP non abbia fatto ancora vedere il suo potenziale, ma la pazienza non è una qualità molto apprezzata nelle corse.
LA CONFERMA – Sapevamo che era veloce, ora sappiamo che è anche un ottimo stratega. Marco Bezzecchi non compariva nemmeno fra gli outsider qualche mese fa, ora è entrato nella lista dei favoriti. Al Mugello ha giocato d’astuzia e di motore, non ha vinto per qualche frazione di secondo ma non gliene facciamo una colpa. Dopo Bagnaia, la cura Mahindra ha sfornato un altro campioncino. Peccato che la Casa indiana si sia ritirata.
L’ERRORE – Se hai un cane non puoi lamentarti se abbaia, se hai Marquez non puoi lamentarti se cade. Le scivolate per Marc sono una lunga disquisizione sulle leggi gravitazionali e non sempre è la fisica ad avere ragione. Nella gara del Mugello però i seguaci di Newton hanno avuto la meglio e lo spagnolo ha perso oltre alla scommessa anche tanti punti. Per sua fortuna ne aveva in abbondanza.
LA SORPRESA – Sabato ha sfiorato l’ingresso in Q2, domenica è andato a punti. Non c’è niente di scontato nel fine settimana di Tito Rabat che, a Barcellona, solo pochi giorni fa aveva trasformato la sua Ducati un barbecue e si era lesionato il muscolo di un braccio.
IL SORPASSO – Quello doppio alla Bucine di Petrucci su Iannone e Rossi. Così bello da meritare di essere rivisto.
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LA CURIOSITA’ – Con il 230° podio in carriere, Valentino Rossi ha toccato quota 5000 punti. La domanda è: quante pirofile riceverà?
IO L’AVEVO DETTO – “Non farò il matto in gara, gestirò il vantaggio in classifica”. Per Marc Marquez il confine tra lucidità e follia può essere molto labile.