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MotoGP, KTM contro le ali: stop allo sviluppo o togliamole

La proposta è stata portata al tavolo dell'MSMA: Honda e Suzuki d'accordo, contraria Ducati, mentre Aprilia e Yamaha sono indecise

MotoGP: KTM contro le ali: stop allo sviluppo o togliamole

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Erano state accolte come una curiosità, poi sono state al centro di polemiche, sono state tolte per poi ricomparire sotto altra forma ma con la medesima sostanza. La soluzione di questo indovinello è: le ali, o appendici aerodinamiche come preferiscono chiamarle gli ingegneri. Qualsiasi parola si usi, fanno ancora parlare e non solo i tifosi ma anche ai tavoli in cui si deve decidere il futuro della MotoGP.

In Argentina sono state al centro delle discussioni nell’ultima riunione dell’MSMA, l’associazione che riunisce i costruttori. Come riporta Speedweek, la pietra dello scandalo è stata una lettere inviata da KTM. In breve, l’azienda austriaca ha consultato degli esperti nel campo (si ricordi del legame tra la Casa motociclistica e la Red Bull direttamente impegnata in Formula 1) e questi hanno loro consigliato di non impegnarsi in quest’area (in verità esplorata nell’inverno durante i test a Sepang, come vedete dalla foto qui sopra).

Perché? Innanzitutto, i benefici apportati dalle ali su una moto sono molto minori rispetto se usati su un auto, poi perché questo porterebbe a un’evoluzione senza limiti, soprattutto per quando riguarda i costi.

KTM ha quindi proposto di congelare lo sviluppo dell’aerodinamica o, se possibile, vietare definitivamente le ali. Per proporre un cambio regolamentare si deve però avere l’unanimità dei costruttori che, come prevedibile, non c’è stata.

La Casa austriaca ha trovato due alleati: la Honda, già responsabile del primo divieto, e la Suzuki. Dall’altra parte della barricata c’è logicamente Ducati, che negli ultimi anni ha fatto della ricerca aerodinamica una sua barriera. Aprilia e Yamaha si sono invece poste in una posizione intermedia: la Casa italiana è pronta ad allinearsi alle decisioni della maggioranza seppur a malincuore, mentre quella giapponese è ancora indecisa.

La riunione si è quindi conclusa con un nulla di fatto, ma già ad Austin è previsto un nuovo incontro. C’è da scommettere che il braccio di ferro andrà avanti a lungo e, come successo in precedenza, per vincere non bisognerà solo avere ragione ma anche peso politico. Ducati avrà imparato la lezione?

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