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MotoGP, L'attimo fuggente, Direzione Gara: è ora di cambiare

L'OPINIONE. Troppo spesso ha commesso errori nei momenti cruciali e sembra avere perso l'autorità necessaria per il suo ruolo

MotoGP: L'attimo fuggente, Direzione Gara: è ora di cambiare

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Cosa succederà adesso? È la domanda che rimbomba nella testa dopo i fuochi del GP dell’Argentina, che hanno lasciato un fumo nero aleggiare sul motomondiale. Ricompaiono i fantasmi del 2015, quel clima di tensione che sferzava il paddock e i suoi protagonisti, con la differenza che due anni fa c’era la speranza dell’inverno a raffreddare animi e portare tranquillità. Ora, invece, mancano 17 gare, che potrebbero rappresentare altrettanti detonatori pronti a fare scoppiare altre bombe.

Carmelo Ezpeleta ha, giustamente, garantito di volere confrontarsi con Valentino e Marquez ad Austin, e ci piacerebbe che a quell’incontro partecipasse anche il presidente della FIM Vito Ippolito. Bene, il gran capo di Dorna cercherà di trovare una tregua, ma a cosa potranno servire i suoi sforzi?

I piloti non sono bambini che possano essere richiamati dalla maestra dopo una marachella. Marquez sa benissimo che conseguenza abbiano le sue azioni e Rossi lo stesso per le sue dichiarazioni. Lo stesso gli altri piloti, come Aleix Espargarò, che sui social network si è scornato con il collega Simeon e con il team manager Francesco Guidotti.

Evocare un clima da Far West sarebbe troppo semplice data la vicinanza con il GP del Texas, semmai il clima è quello della sicurezza dell’impunità. Scontratevi, insultetevi, ignorate le indicazioni dei commissari di gara, non vi accadrà nulla.

La prima responsabile di quanto sta succedendo è la Direzione Gara. Citiamo il regolamento, quando diciamo che i suoi compiti sono quelli di “prendere decisioni come previsto dal regolamento” e “supervisionare le operazioni per assicurare la sicurezza, l’efficienza e la puntualità dello svolgimento dell’evento secondo il regole” (1.6.5 il punto del regolamento che stiamo citando, potete scaricarlo liberamente dal sito della FIM), tra i suoi poteri c’è anche quello di dirimere situazioni non previste dal regolamento.

Per chiarezza, la Direzione Gara non decide le penalità, compito che spetta allo Stewards Panel, introdotto dopo i ben noti fatti di Sepang 2015, di cui però fa parte il Direttore di Gara.

Negli ultimi anni, la Direzione Gara non è riuscita a imporsi sul piloti e il suo lassismo li ha portati alla convinzione che tutto sia permesso. Non c’è quella che viene chiamata la certezza della pena. Il problema era già sorto in Malesia nel 2015, quando la decisione di punire Valentino era arrivata colpevolmente in ritardo e la sanzione era stata messa in atto addirittura nel GP successivo, portando a quella spirale di ricorsi e accuse che tutti ben ricordano. Non solo, in quell’occasione Mike Webb, che era ed è il Direttore di Gara, aveva dichiarato che Marquez aveva rallentato intenzionalmente Rossi, ma non era punibile. Un cortocircuito regolamentare che non poteva avere conseguenze.

Prendendo in esame il GP di Termas de Rio Hondo, bisogna riconoscere che la Direzione Gara ha interpretato correttamente il regolamento nella formazione dello schieramento (per quando l’immagine di Miller solo, una trentina di metri davanti a tutti, possa sembrare surreale) ma poi ha commesso degli errori. Marquez ha sbagliato a fare ripartire la moto e ad ignorare le indicazioni dei commissari, ma nessuno ha pensato di eliminarlo dalla gara con una bandiera nera. Da lì si è arrivati all’assurdo di vedere un pilota penalizzato 3 volte nel corso della stessa gara, mentre altri, per manovre simili, non sono stati neanche messi ‘under investigation’. Parliamo per esempio di Zarco, con il suo sorpasso garibaldino su Pedrosa che ne ha provocato la caduta e, quindi, la frattura del polso.

Non vogliamo giudicare l’operato dei piloti, quello spetta appunto alla Direzione Gara e allo Stewards Panel, in cui, come detto, siede il Direttore di Gara. Nessuno però li ha giudicati e nemmeno dato una motivazione sulla propria condotta. I piloti ci hanno messo la faccia con le loro azioni e le loro parole, anche Ezpeleta e Ippolito hanno parlato, mentre la Direzione Gara è stata in silenzio.

Come si può, quindi, cercare di riportare le cose alla normalità? Con un segnale forte: cambiando i membri della Direzione Gara o almeno il suo Direttore. Non vogliamo fare un processo a Mike Webb e logicamente rispettiamo il suo ruolo, ma non sembra esserci nessun’altra soluzione. L’organismo che dovrebbe garantire il corretto (in tutti i sensi) svolgimento di un Gran Premio non ha più l’autorità per farlo. O peggio, questa autorità non sembra venirgli riconosciuta dai piloti. Nessuno ha paura delle guardie e questo porta a un clima di anarchia diffusa.

Stiamo parlando della stessa Direzione Gara che da anni, ormai, non riesce a mettere un freno ai piloti della Moto3 che compromettono la sicurezza in qualifica, fermandosi per aspettare una scia buona. Stiamo parlando di una Direzione Gara che chiude troppo spesso un occhio e che, a volte, sembra in soggezione di fronte al peso di alcuni piloti.

Se i piloti non hanno più fiducia nell’operato della Direzione Gara (e le parole di Rossi e Pedrosa lo confermano), bisogna guardarsi in faccia e rifondarla. L’unico modo per salvarla, al momento, sembra cambiarla dall’interno. In questo modo si darebbe un segnale chiaro ai piloti sul fatto che la direzione del vento sia veramente cambiata.

Bisogna decidere se la MotoGP sia uno sport o uno spettacolo. Se è uno sport serve una Direzione Gara forte che sia garante del regolamento, se è uno spettacolo basta un buono sceneggiatore.

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