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MotoGP, GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

In mezzo al clamore dello scontro fra Marquez e Valentino e il lassismo della Direzione Gara, le belle storie di Bezzecchi, Pasini e Crutchlow

MotoGP: GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Bisognerebbe parlare della prima vittoria in carriera di Bezzecchi in Moto3, conquistata con sicurezza e maturità. Oppure di quella di Pasini in Moto2, che si è pure portato in testa al Mondiale. Oppure dell’idiosincrasia di Miller per le gomme da bagnato, che però non gli è valsa una seduta psicoanalitica ma una pole position e una partenza in solitaria. O ancora di Crutchlow, leader in MotoGP dopo avere vinto in Argentina. E poi c’è Rins, al suo primo podio nella classe regina e, da come ha guidato, non certo l’ultimo.

Il condizionale però riporta alla realtà e a Termas de Rio Hondo, volenti o nolenti, lo sport è stato messo in secondo piano  e fingersi di non accorgersene non risolve la situazione. Così bisogna parlare di una Direzione Gara assente, capace sempre di muoversi dopo che i danni sono stati fatti. Di sorpassi al limite, quando non oltre, al regolamento e naturalmente dello scontro, non solo fisico, tra Marquez e Rossi.
Con una sicurezza: qualunque cosa si dica, qualcuno ribatterà che è sbagliata.

L’orizzonte è grigio, non solo in Argentina.

IL BELLO – Bezzecchi ha il sorriso di chi vede un sogno avverarsi, Pasini quello di chi ne ha passate tante e ora si gode il frutto del proprio sudore. Marco e Mattia hanno storie diverse, ma hanno condiviso in Argentina un momento speciale. Fra tante brutture, anche a Termas de Rio Hondo il motociclismo è riuscito a emozionare per i giusti motivi.

IL BRUTTO –  Come non vincere una gara facile facile in tre mosse: prima fai manovra in mezzo allo schieramento come dovessi parcheggiare un suv in centro, poi metti alla prova l’equilibrio dei tuoi avversari dando loro delle pacche sulla carena, infine butta a terra l’unico pilota che, per logici motivi, è meglio per te neppure sfiorare. Marc Marquez ha messo in pratica il manuale in 24 giri che dovevano essere una marcia trionfale e si sono rivelati in una discesa agli inferi. Lo spagnolo ha le sue colpe, ma c’è chi ha fatto molto peggio di lui.

IL CATTIVO – La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Il filosofo tedesco Karl Marx non poteva immaginare che sarebbero esistite la MotoGP e la Direzione Gara per confermare la sua tesi, anzi per portarla alle estreme conseguenze. Ai giudici spetta il compito di giudicare in base alle leggi e quando non accade l’intero castello viene giù.

Il regolamento parla chiaro: in caso di moto spenta sullo schieramento, il pilota deve rimanere in sella, alzare le braccia e aspettare l’intervento dei commissari senza provocare ritardi con proprie manovre. Semplicemente, a Marquez non doveva essere permesso di partire dopo quello che ha fatto.

Poi, la legge deve essere uguale per tutti. Come è stato scorretto Marquez in certi suoi attacchi, lo sono stati anche Zarco con Pedrosa e Petrucci con (di nuovo) Aleix. Invece c’è un lassismo che complica ogni azione, una paura a essere giusti, un’arbitrarietà che a un arbitro non si addice. Inutile lamentarsi che piova in casa, quando si passa tempo a togliere tegole da tetto.

LA DELUSIONE – Un punto in due gare e in Argentina la sfortuna non ha avuto peso. Il giovedì si perde in futili polemiche contro Dovizioso, in pista non trova la strada per uscire da un gorgo che diventa più torbido settimana dopo settimana. Il rapporto fra la Jorge Lorenzo e la Ducati sta scricchiolando e bisognerà capire se c’è la voglia di aggiustarlo. Il tempo passa, invano.

LA CONFERMA  – La primavera ha fatto sbocciare Alex Rins e la Suzuki. La pioggia di champagne sul podio farà il resto e lo spagnolo ha riportato la GSX-RR su quei gradini che non saliva da tempo. Bene farà Brivio a riconfermalo, mentre Iannone dovrà allinearsi al più presto sui livelli del compagno di squadra.

L’ERRORE – Gomme slick e asfalto umido non sono sembra la scelta giusta. Se ne è accorto Jorge Martin, che non ha sbagliato tanto la scelta quanto il tempismo. Da leader della classifica è un’ingenuità che ha pagato cara.

LA SORPRESA  – Cal Crutchlow da Coventry, con la Honda ufficiale ma del team satellite LCR, è in testa al Mondiale. I bookmaker delle sue terre avrebbero pagato ora per una scommessa del genere. La fortuna aiuta gli audaci, una qualità che non manca a Cal e neppure a Miller, altra bella storia da raccontare il sabato. Li dicono due folli, ma la normalità annoia e ben vengano loro a divertirci.

IL SORPASSO – Nel bailamme provocato dallo scontro di Marquez contro Rossi, tutti gli altri suoni si sono persi. Non ha spiccato né per correttezza né per pulizia, il sorpasso di Zarco a Pedrosa, con lo spagnolo buttato a gambe all’aria. A cosa servono tutti quei video in Direzione Gara se poi nessuno li guarda?

LA CURIOSITA’ – Sabato Miller, Vierge e Arbolino hanno festeggiato la pole position: per tutti e tre era la prima nelle rispettive classi.

IO L’AVEVO DETTO – Crutchlow: “servono maggiori controlli antidoping". Sicuri si riferisse agli altri piloti?

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