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SBK, Rolfo: nel motociclismo troppo cinema e poca sostanza

Per Roberto l'avventura con il team Grillini è finita ancora prima di partire: "ma nell'endurance ho ritrovato il divertimento perduto"

SBK: Rolfo: nel motociclismo troppo cinema e poca sostanza

Finalmente, Roberto Rolfo può parlare ma, soprattutto, l’esperto ed ancora veloce pilota piemontese può tornare a correre, debuttando nell’endurance, una specialità che, già alla prima presa di contatto, ha trovato entusiasmante.

Prima dei test – nei quali Roberto è andato forte – dove eravamo rimasti? La notizia bomba dello scandalo che vede coinvolto Andrea Grillini è esplosa così improvvisamente da lasciare molti senza parole ed altri disoccupati:ero ufficialmente a piedi – rivela Rolfo- perché il progetto del team monegasco è tuttora congelato. È stato, per me e per tutti componenti della squadra, un vero peccato ed io, come gli altri, ne ho sofferto, rimanendoci davvero male. Con le nuove Suzuki avremmo potuto fare bene, portando al vero debutto una moto tutta da sviluppare. Invece…”

Invece, per settimane, Roberto ha brancolato nel buio, cercando risposte che non volevano arrivare. Finchè: “ottenuto il nulla osta da Grillini, ero libero – svela – ed appena dopo, la chiamata del team Moto Ain, con la proposta di correre con loro nell’endurance, nella categoria Superstock. Incuriosito e con la voglia di tornare a dare gas, mi sono presentato al primo test”.

Ed ecco la firma: il numero 44 prenderà parte al mondiale di durata, e la 24 Ore di Le Mans sarà una novità da annoverare nella sua lunga carriera. Il test ad Almeria ha convinto ancor di più Roberto, tornato a vivere sensazioni che non provava da tempo: “l’atmosfera vissuta con la squadra è stata fantastica – racconta entusiasta – era evidente la loro passione per le corse. Saremo un team Superstock, privato ma ben organizzato; mi hanno fatto trovare tutto ciò che mi avevano promesso, in tre giorni ho effettuato più di 700 chilometri e mi sono, finalmente, divertito”.

Allora scatta la prima domanda. Negli “altri” campionati ci si diverte ancora?

Sinceramente? Non molto. In altri campionati c’è tanto ‘cinema’ e poca sostanza. In passato ho avuto troppi vincoli, senza poter provare la moto quando serviva farlo e promesse mai mantenute. Con il team Moto Ain, invece, nonostante i mezzi economici non esorbitanti, ho trovato ciò che mi serviva ed un metodo di lavoro simile ai tempi della 250. Ho ritrovato la volontà si spendere denaro per ciò che conta davvero”.

Per la prima volta, condividerai la sella con altri due piloti…

Formiamo un bel equipaggio io, Bergman e Masbou, tutti veloci, provenienti da diverse categorie. Si lavora bene e meglio in un team endurance: i compagni di squadra diventano – magicamente – i primi ad aiutarti e la condivisione dei dati è assoluta. Tra compagni di team ci si aiuta, cosa che non succede quasi mai nelle gare sprint, dove vige una rivalità interna”.

Di quanti anni sei tornato indietro, ad emozioni?

“Mi ha ricordato la stagione 2001 con l’Aprilia. Partimmo con l’obiettivo di entrare nella top ten qualche volta, vennero fuori, invece, quattro podi; ed il clima positivo e rilassato, indimenticabile, simile a quello vissuto nei giorni scorsi”.

Roberto è carico e pronto alla nuova avventura, ma prima vuole togliersi qualche sassolino dallo stivale: “avrei voluto rimanere nelle derivate di serie, ma le richieste di soldi erano esagerate – spiega- per il ritorno che poi garantiscono. È assurdo per un pilota esperto e professionista dover pagare per correre, non ha senso. Con Grillini non avrei pagato per gareggiare, l’opzione Suzuki mi piaceva, prima che succedesse tutto quel casino”.

Parli come se volessi comunque tornare in Superbike o nelle altre categorie...

“Ma certo, io voglio tornare! Il campionato Endurance mi impegnerà ma, non avendo tante gare in calendario, avrò il tempo per qualche wild card nelle derivate o nel Motomondiale. Voglio togliermi qualche soddisfazione: mi piacerebbe correre in Moto2, nel Motomondiale ho collezionato sino ad oggi un totale di 999 punti iridati; mi piacerebbe conquistarne almeno un altro, da potermi dire: ‘bravo Roberto, hai toccato quota 1000’…”.

 

 

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