La stagione 2016 della Moto2 era iniziata molto bene per Simone Corsi, con un bellissimo terzo posto ottenuto nella notte di Doha, in Qatar. Nel quinto appuntamento il romano è riuscito a piazzare nuovamente la sua Speed Up motorizzata Honda CBR sul podio, grazie al secondo posto in Francia, alle spalle del catalano Alex Rins, dove la tanto agognata vittoria gli è sfuggita per pochi metri.
Il prosièguo della stagione non è stato altrettanto competitivo e lo stesso pilota si aspettava di più dal suo campionato, ma non tutto è andato secondo i piani: “la prima parte di stagione è andata abbastanza bene, a parte la gara in Argentina -racconta Simone- dove siamo stati un po' sfortunati; le prime cinque corse sono state promettenti, ma nella seconda parte dell’anno non abbiamo ripetuto i risultati iniziali: in un test in Austria è arrivato un telaio nuovo che sembrava migliore di quello che conoscevo, invece, gara dopo gara ho perso il feeling e ho concluso la stagione al di sotto delle aspettative mie e della squadra”.
Nelle prime posizioni si vedono sempre e solo Kalex: trovi svantaggioso avere una delle poche Speed Up?
“Sicuramente la Kalex, fornendo un gran numero di piloti da tante stagioni, può disporre di molti dati raccolti fino ad oggi. Se anche la Speed Up avesse più piloti veloci, lo sviluppo andrebbe avanti meglio. Ma c’è anche un vantaggio: essendo uno dei pochi a portare in gara la Speed Up, il materiale nuovo mi arriva di sicuro. Quindi, dipende da che punto di vista si guardi la situazione”.
La Moto2 è una categoria particolare, cosa occorre per vincere?
“Per stare davanti in Moto2 serve una grande costanza: la base tecnica del veicolo deve essere molto buona e deve essere il pilota ad adattarsi alla moto: le Dunlop sono uguali per tutti, il motore Honda anche, i fornitori di sospensioni sono solo White Power ed Ohlins… insomma, chi corre in Moto2 si deve adattare, specialmente nel settare il telaio e le sospensioni. Sulla Speed Up il consumo degli pneumatici è meno aggressivo rispetto alla Kalex e, in alcune piste, eravamo un pelo avvantaggiati. I test Moto2 sono 10 in tutto l’anno e il segreto è cucirsi la moto addosso”.
Arrivando dalla 125 e 250 due tempi, lo stile di Simone è ancora in fase di evoluzione: “mi alleno con la moto da cross e faccio supermotard per cambiare il mio stile e migliorarmi sempre: non è facile cambiare, perché con la Moto2 occorre essere un po' 'sporchi' con il corpo fuori e la moto che tende ad intraversarsi”.
L’anno prossimo Corsi sarà nello stesso team Speed Up ed avrà come compagno di squadra Axel Bassani, proveniente dalla Supersport e l’obbiettivo del pilota romano, considerando i 5 successi ed i 21 podi complessivi ottenuti nel Motomondiale, è solo uno: “è vero che piloti come Zarco, Lowes, Rins e Folger sono passati in MotoGP, ma ragazzi come Luthi, Baldassarri, Morbidelli ed altri saranno lì davanti. In Moto2 ci sono sempre nomi nuovi. Io voglio correre per stare davanti, non salgo sul gradino più alto del podio da diverso tempo; a Le Mans lo scorso anno ci sono andato vicino e… il mio obbiettivo è tornare alla vittoria, mi ci vedo bene anche tra i primi 5 della classifica finale”.
Insieme a Pirro e Petrucci, Simone Corsi rappresenta la Polizia di Stato nel Motomondiale: “io, Enea, Michele e Danilo portiamo in pista il nome delle Fiamme Oro e della Polizia di Stato, ma non abbiamo una squadra vera e propria; rispetto agli altri sport, il motociclismo prevede costi decisamente più gravosi e difficili da sostenere. Ci alleniamo spesso con il nostro preparatore Paolo Blora che, grazie anche alla sua esperienza nelle corse, ci segue in ogni situazione, viene alle gare dispensandoci consigli di ogni tipo. Essere a tutti gli effetti un poliziotto è una cosa bella e io ne sono onorato”.
Simone è un ragazzo molto disciplinato e pure in pista segue ogni regola: “a livello disciplinare le regole le seguivo già prima e da poliziotto tendo ad essere sempre corretto, anche nel mio modo di comportarmi. Questo dipende dalla mia etica personale, certo, ma anche il mio ruolo fa la sua parte”.
Da pilota-poliziotto professionista, che consigli daresti ai ragazzi che usano la moto?
“Io ed i miei colleghi siamo fortunati: girare in pista con la moto ed essere pagati per farlo è un privilegio non alla portata di chiunque; io, per esempio, ho la patente A ma non uso la motocicletta nelle strade aperte al traffico. Oggi si possono acquistare moto da oltre 200 cavalli, delle vere bombe. Chi può farlo, è giusto che utilizzi la propria moto in pista; chi non ha questa possibilità, deve guidare in strada con una certa responsabilità nei confronti degli altri, ma pure verso sé stesso: il casco integrale, la velocità contenuta ed il rispetto delle regole sono oggetti ed atteggiamenti fondamentali per godersi la moto in libertà, stando lontano dai pericoli”.
I motociclisti ed il motociclismo sono nell’occhio del ciclone da sempre, le vicende recenti di Barcellona e le tifoserie da stadio non sono piaciute a Simone che auspica un 2017 senza incidenti e conflitti: “la moto, anzi, lo sport della moto, è pericoloso e lo sappiamo tutti; durante gli anni il Motomondiale ha migliorato notevolmente gli standard di sicurezza e penso che le piste saranno sempre più sicure. Sportivamente parlando, la rivalità tra avversari è un bell’aspetto di ogni disciplina, ma non è bello vedere e sentire fischi ed insulti nei confronti di chi corre e rischia la vita. Chi è tifoso di un pilota deve rispettare anche gli altri corridori, specialmente quando questi vincono: chi finisce sul primo gradino del podio, non è lassù per caso ma perché lo merita”.